Nota dell’autrice: questa storia è stata scritta per la Gift Box Challenge, organizzata dal sito Fanworld.it, e anche per l’iniziativa Un prompt al giorno dello stesso sito.
Prompt: 18 dicembre, cioccolata calda – Nastro d’argento, “Secondo me dovresti metterlo più a destra”.
In quei cinque anni insieme, Squall non aveva mai capito perché Rinoa amasse tanto il Natale. Sembrava, ogni anno, che non vedesse l’ora che arrivasse il periodo delle feste; l’aveva abituato ad andare per negozi i sabati pomeriggio, a impacchettare i regali e a metterli sotto l’albero, a scrivere i bigliettini per gli amici. Poco a poco anche lui aveva iniziato a pensare a cosa potessero regalare ai loro amici – anche se lui era sempre molto più terra terra: per lui i regali dovevano essere utili, e quindi via con le sue proposte di pezzi di ricambio per le armi e via discorrendo. Rinoa scuoteva sempre la testa sospirando, ma doveva ammettere che si stava impegnando. Un po’ a modo suo, ma si stava impegnando.
Rinoa, in quel momento, stava sistemando un nastro argentato sul loro piccolo albero di Natale; era l’inizio del periodo delle feste, e a Rinoa piaceva, la sera, starsene al buio a coccolarsi guardando un film natalizio con la stanza illuminata solo dalla tv e dalle luci intermittenti. Anche i loro amici con il tempo si erano abituati, e il rituale del film del sabato, inizialmente solo a dicembre, si era allargato fin a comprendere tutti i sabati di tutto l’anno.
Squall la guardava dal divano, mentre sorseggiava la cioccolata calda con la panna che gli aveva preparato lei – perché sua madre, gli aveva detto, le lasciava mettere la panna nella cioccolata solo in occasioni speciali. Decorare l’albero era un’occasione speciale, a quanto pareva.
Era bello guardarla. Rinoa era una persona solare e gioiosa, ma quando veniva Natale, e c’era da scegliere i menù di pranzi e cene, i regali per tutti, e le decorazioni in casa, diventava quasi luminosa, come trapassata da una felicità innocente e infantile. Lui preferiva stare in disparte e guardarla, godersi da lontano quella trasformazione e i suoi effetti, che la rendevano più affettuosa con lui, più dolce, più comprensiva, anche.
Rinoa si chinò a prendere dallo scatolone degli addobbi alcuni fiocchi azzurri da cui pendevano palline argentate. Squall la osservò distribuirle con fare apparentemente casuale sui rami. Sapeva benissimo che probabilmente era tutto calcolato e lei aveva già in mente dove andasse qualsiasi cosa… ma non resistette più, e posando la tazza ormai vuota di cioccolata sul tavolino da caffè davanti al divano, disse continuando a guardarla, “secondo me dovresti metterlo più a destra.”
Rinoa si fermò, quasi spaventata dal fatto che lui avesse parlato. “Come scusa?”
“Il nastro che hai in mano,” rispose lui alzandosi e avvicinandosi. “Vedi? Se lo metti qui dove lo stavi mettendo è troppo vicino all’altro. Ma se lo metti qui…” continuò, spostandole la mano con l’addobbo su un rametto più a destra, “vedi? Si alterna con il ramo sopra. Forse lo noti meglio se ti allontani un pochino, tipo dov’ero io prima.”
Rinoa non disse nulla, ma si spostò un poco e osservò l’albero. “Hai ragione,” disse poi. “Da quando sei diventato così attento agli addobbi?”
L’aveva detto seriamente, e Squall si grattò la nuca, un po’ in imbarazzo, e cercò le parole per un paio di minuti prima di notare il sorriso malizioso della sua ragazza.
“Mi stai prendendo in giro,” affermò allora sbuffando, togliendole di mano un addobbo per posizionarlo lui stesso.
“No, davvero,” ridacchiò Rinoa. “Ma non mi avevi mai detto niente prima, e pensavo che non ti interessasse…”
“Non è questo.” Squall tacque a lungo, come se stesse cercando le parole, e Rinoa continuò ad addobbare l’albero tenendolo d’occhio, in attesa che lui continuasse. “Sei diversa, a Natale. Mi piace guardarti e vorrei capire che cosa significa, per te. Perché reagisci così. Ma non è vero che non mi intessa. Ho persino pensato ai regali, no?”
“Ricambi di armi?” ironizzò Rinoa.
“Li avrebbero sicuramente usati,” si difese lui.
Rinoa rise un poco, appese un altro addobbo e poi tornò improvvisamente seria. “Quando c’era mamma, Natale era bellissimo. Addobbavamo sempre insieme l’albero, e a volte andavamo fuori in giardino e raccogliere rami e fiori per fare una ghirlanda da appendere alla porta. Mi lasciava disegnare i biglietti di auguri, e la mattina di Natale facevamo i biscotti e poi li mangiavamo nella cioccolata calda con la panna mentre aprivamo i regali.”
“Sembra davvero bello,” commentò Squall.
“Lo era. Ma poi quando mamma è mancata, papà non ha più voluto che celebrassimo il Natale come facevamo prima. Ha fatto bruciare il nostro albero e non ne ha più ricomprato un altro. Non ci sono più stati regali o biglietti, e la cioccolata calda la prendevo di nascosto perché Elinor, la mia bambinaia, me la preparava. Non potevo fare niente da sola perché ero troppo piccola. E quindi… celebrare Natale adesso è come ricordare la mamma.”
“Sarebbe contenta di come lo fai,” disse soltanto Squall.
“Lo dici solo per consolarmi,” fece lei bruscamente.
“No davvero.” Squall le passò l’ultimo addobbo, la guardò mentre lo sistemava, e le disse, “io credo che tua madre sarebbe felice di sapere che celebri il Natale anche per lei.”
“Davvero?”
Squall non disse niente, ma attese che lei finisse di decorare l’albero e accendesse le lucine prima di prenderle la mano. “Davvero… e se per te va bene, da oggi in poi, possiamo decorarlo insieme, l’albero. E scegliere i regali insieme, mi impegnerò di più.”
“Promesso?” chiese lei scettica, allontanandosi per guardarlo negli occhi.
Squall la attirò a sé, la baciò e sorrise. “Promesso. Anche se magari con i regali ci vorrà un po’ di più…”
Rinoa rise. “Mi piace. Ci sto. Potremmo cominciare da oggi pomeriggio.”
Squall fece una smorfia. “Già oggi? Preferirei bermi un’altra cioccolata e stare al caldo, considerato che sta per piovere.”
Rinoa lanciò un’occhiata al cielo color piombo che minacciava, in effetti, un brutto pomeriggio, buio e umido. Scrollò le spalle. “Tanto staremo al centro commerciale. E dobbiamo uscire comunque per il film di stasera. E poi hai promesso,” ridacchiò.
“D’accordo,” cedette lui, lasciandola andare per prendere il cappotto. “Ma sarà meglio che la cioccolata che mi prepari al ritorno sia ottima e davvero piena di panna.”
Rinoa sorrise, prendendogli dalle mani il suo cappotto, e afferrando al volo la borsa mentre uscivano.
“Tranquillo,” gli sussurrò mentre lo baciava sulla guancia per ringraziarlo. “Ho la ricetta segreta della mamma.”
Nota dell’autrice: non è un granché, ma va bene lo stesso.
In ricordo della mia mamma.