Nota dell’autrice: ispirata all’iniziativa “Un prompt al giorno” di Fanworld.it
Prompt: 4 aprile – Finestra
Avvolta in una coperta blu come il cielo notturno là fuori, Rinoa si avvicinò alla finestra per guardare le stelle.
C’era una cosa che adorava dei cieli di Centra: lo splendore delle stelle, che potevano brillare libere dall’inquinamento luminoso che c’era in tutte le altre città del mondo, persino quelle piccole e tranquille come Balamb. Forse era proprio per questo che Squall aveva preso l’abitudine di portarla a Centra, alla Casa di Edea, almeno una volta al mese. Era una fuga, per lui, e Rinoa lo sapeva bene: erano quei tre giorni in cui, oramai saturo per le preoccupazioni del lavoro, lui decideva di mollare tutto, prenderla con sé e portarla proprio lì.
Non c’era molto da fare alla Casa di Edea – poco alla volta l’avevano ricostruita, per avere almeno una stanza dove non entrasse il freddo e l’acqua, ma rimanevano comunque così lontani dal mondo che era come non esserci, nel mondo. Squall ne approfittava per riposare; Angelo scorazzava tranquilla nel campo fiorito, e lei stava con Squall a godersi i momenti tranquilli, e a volte leggeva. Alla sera, quando Squall si addormentava dopo aver fatto l’amore, lei si alzava, si avvicinava alla finestra, sedendosi sul davanzale, e osservava il cielo notturno. La sua ammirazione per lo spettacolo delle stelle non si placava mai, anzi: sembrava ingigantirsi ogni volta che le guardava da Centra.
A volte Squall si alzava, nel bel mezzo della notte, si avvicinava a lei e fissava lei che fissava il cielo. Rinoa un po’ se ne rendeva conto, ma la maggior parte delle volte continuava ad ammirare le stelle, mentre sentiva lo sguardo di Squall addosso, come una carezza dolce e delicata che la scaldava come la coperta. A volte invece si voltava, lo guardava sorridendo e lui le prendeva una mano, chiedendole soltanto di tornare a letto.
Squall non condivideva molto la sua ammirazione per le stelle e il cielo notturno. Forse era perché lui dava più peso ai pochi minuti che avevano passato nello spazio, rischiando di morire in mezzo al nulla, mentre lei preferiva scordarsene. E, ma questo Rinoa non lo sapeva, ricordava sempre con un brivido quando, durante la compressione temporale, aveva visto spezzarsi il vetro del suo caschetto e la bocca di Rinoa schiusa, nel suo ultimo respiro.
Un fruscio dietro di lei la avvertì che Squall si muoveva nelle lenzuola. Le molle del letto scricchiolarono, e lei ebbe la certezza che lui la stava raggiungendo; era una di quelle sere in cui voleva solo fissare il cielo, però, e si sarebbe lasciata ammirare anche per ore. In fin dei conti, essere ammirata da Squall era estremamente lusinghiero, per lei – lei che era una bellezza così comune, rispetto alle ragazze che lui avrebbe potuto avere.
Lo sentì avvicinarsi, lo vide sedersi sul davanzale, accanto a lei, e guardarla a braccia incrociate, e passarono così svariati minuti di un silenzioso confortevole, soddisfacente, qualcosa che Rinoa semplicemente adorava perché non era altro che essere insieme. Lo vide uscire, a un certo punto, dal suo campo visivo; non distolse gli occhi dal cielo per qualche minuto ancora, quando si chiese che fine avesse fatto lui. Non aveva sentito né scricchiolare le molle del materasso, né frusciare le coperte; non era tornato a letto, ma non era nemmeno andato in altre stanze, la porta era rimasta chiusa.
Quando si voltò, lui era inginocchiato davanti a lei, in attesa – da quanto tempo era lì? In mano teneva la scatolina aperta di un anello. Lei non ebbe quasi nemmeno il tempo di stupirsi di tutta la situazione e di come fosse incredibilmente uguale e del tutto diversa da quello che aveva sempre sognato. Lui mosse le labbra ma lei quasi non sentì cosa stesse dicendo. Sentì solo la parola ‘sposami’.
Si fiondò tra le sue braccia continuando a ripetere di sì, con la coperta che cadeva in mezzo a loro e lui che cercava di mantenersi in equilibrio sul ginocchio. Poi successe tutto davvero in fretta: lui le infilò l’anello al dito, e poi si perse in lui per ore, osservandolo mentre stava sopra di lei, con il cielo stellato che si vedeva alle sue spalle, ritagliato dalla finestra, e quando lui rotolò via con un sospiro, attirandola a sé per mantenerla vicina, lei si tolse il capriccio di sollevare una mano ad osservare il suo anello – la cosa più semplice e perfetta che potesse ricevere – in mezzo alle stelle là in fondo.
Lui la lasciò fare per un po’, e poi avvolse la mano intorno alla sua, portandole entrambe in grembo a Rinoa. “Puoi guardarle da qui,” le sussurrò dolcemente. “Rimani a letto, stanotte…”
Lei voltò la testa per baciarlo, affondandogli una mano tra i capelli. “Se mi prometti una cosa,” rispose poi.
“Sì?”
“Che ci sposeremo qui. Di notte.”
“Non ti incanterai a guardare le stelle, vero?”
Lei rise, rotolandogli addosso per continuare a baciarlo – si sentiva insieme euforica ed esausta, e l’adrenalina le saliva sempre di più, mentre pensava al matrimonio, alle reazioni degli amici, alla vita che li aspettava…
“No, questo te lo prometto io.”
In quel momento, fuori dalla finestra, non vista, una stella cadente attraversava il cielo.