Nota dell’autrice: questa storia è stata scritta per la Gift Box Challenge, organizzata dal sito Fanworld.it, e anche per l’iniziativa Un prompt al giorno dello stesso sito.
Prompt: 5 dicembre, Labbra screpolate – Vacanze di Natale, “Cosa farai?”
Era un pomeriggio buio, freddo e lugubre, a Trabia.
La ricostruzione avveniva a rilento; il tempo non aiutava, dato che da circa tre giorni nevicava e tutti i lavori all’aperto avevano dovuto essere interrotti. A turno, si scavava sotto la neve fresca per recuperare i rottami che si potevano riutilizzare; Rinoa stava giusto rientrando da una di queste escursioni all’aperto. Si strinse nella giacca, tirandosi il cappuccio sulla testa per proteggersi dal vento che le soffiava la neve in faccia mentre percorreva a passo svelto la distanza tra il cancello d’ingresso del Garden di Balamb e l’edificio vero e proprio. Si leccò le labbra, con una smorfia per quanto erano screpolate dal freddo, e sospirò finalmente di sollievo quando venne accolta dal caldo dell’edificio principale.
“Rinoa!” la chiamò Quistis, andandole incontro. “C’è della posta per te.”
“Da parte di chi?” domandò lei curiosa, fermandosi appena oltre la soglia per scrollarsi la neve di dosso e togliersi il cappuccio.
La sua amica scrollò semplicemente le spalle. “Non so dirtelo. Squall mi ha soltanto chiesto di avvertirti. Vai pure da lui quando sei pronta, ti aspetta nel suo ufficio.”
“D’accordo. Grazie, Quistis,” rispose Rinoa, e salutò con un cenno dalla mano l’insegnante che si voltava per dirigersi in biblioteca.
Mentre tornava nella sua stanza, per mettersi degli abiti asciutti prima di raggiungere Squall, Rinoa si rese conto che erano poche le persone che potevano scriverle; i Gufi del Bosco o suo padre. In quel momento, non sapeva dire quale dei due l’avrebbe resa più infelice.
Mancava solo una settimana alla chiusura prevista per le vacanze di Natale del Garden di Balamb. Irvine e Selphie si erano già organizzati per una fuga romantica in un posto segreto di cui nessuno sapeva nulla; Quistis aveva scelto di farsi una breve vacanza ad Esthar, e le aveva mostrato un programma fitto di luoghi storici e artistici da visitare. Zell avrebbe finalmente portato la sua ragazza a conoscere i suoi genitori adottivi… e Squall non aveva ancora nemmeno accennato a cosa intendeva fare durante quel periodo, e lei non aveva idea di cosa avrebbe potuto decidere di fare.
Già una settimana prima aveva detto sia a suo padre che ai suoi amici di avere altri programmi per Natale; non aveva voglia di vedere suo padre, dopo la ramanzina che le aveva rifilato al loro ultimo incontro, sul suo essere una Strega e su Squall e su decine di altre cose che non aveva ascoltato; e non aveva nemmeno voglia di stare con i Gufi, perché quello che voleva era, molto semplicemente, passare le feste con Squall. Ma lui sembrava non essersi nemmeno accorto che ci fossero delle feste in arrivo.
E ricevere una lettera, da parte di chiunque, che le ricordasse che queste feste c’erano e che, se andava avanti così, avrebbe finito per passarle da sola, non la aiutava di certo.
Salì sull’ascensore, salutando con un cenno Zell, che rientrava in quel momento dal suo turno sotto la neve. Certo, si ritrovò a pensare, non le sarebbe dispiaciuto passare il Natale con suo padre e con Squall, se solo suo padre non fosse stato un dannatissimo testone che disprezzava a prescindere qualunque ragazzo lei scegliesse per sé…
…Ma d’altra parte, dubitava che Squall avrebbe accettato di buon grado di farsi esaminare per delle ore dall’occhio vigile e severo di Caraway.
Uscì dall’ascensore sul terzo piano e si diresse spedita all’ufficio di Squall, bussando solo brevemente prima di entrare senza aspettare che lui la invitasse a farlo. Lui sollevò lo sguardo dal suo lavoro e si alzò, con un sorriso minuscolo, per salutarla.
“Hey,” le disse, allargando le braccia.
“Mmmh, come sei caldo,” mugolò lei abbracciandolo, e lui le strofinò le mani sulle braccia per scaldarla, mentre si chinava a baciarle la testa.
“Per due giorni lavorerai qui con me,” le sussurrò lui. “Se stanotte non smette di nevicare dovremo interrompere tutte le ricerche all’esterno. Manderemo solo qualcuno ogni tanto a tenere puliti i passaggi.”
Rinoa sollevò la testa per guardarlo. “Rischiamo di restare bloccati qui?”
“Beh…” Squall parve riflettere un momento sulle parole da scegliere, e poi disse con cautela, “la maggior parte degli studenti passerà le vacanze nei centri turistici che ci sono da queste parti, sulla neve. Per loro non ci saranno particolari problemi. Per tutti gli altri, invece, abbiamo stabilito con il Preside Cid che, non appena sarà possibile, la Lagunarock li riporterà a Balamb, da dove potranno partire per dove vogliono.”
“Capisco.”
“Rinoa…” Squall la lasciò andare per grattarsi la nuca, come se quello che stava per dire lo mettesse in imbarazzo. “Ho voluto vederti anche per questo.”
“Cioè?”
“Puoi sederti?” le chiese Squall, tornando anche lui dietro la scrivania.
Rinoa fece come le era stato chiesto, osservandolo mentre sembrava cercare affannosamente le parole. Lei iniziò a giocherellare con i bordi delle maniche del suo pesante maglione invernale, tirando un filo scucito.
“Sono arrivate queste per te,” iniziò lui, estraendo due buste da una cartellina e allungandole verso di lei. “Voglio che tu sappia che puoi sentirti libera di accettare quello che ti propongono.”
Rinoa prese le due buste. Come aveva immaginato, una era di suo padre e una di Zone; le aprì entrambe, le lesse entrambe in silenzio, sospirò all’invito di entrambe di passare le feste insieme, e tornò a rimettere le lettere nella loro busta.
“So che non è la prima volta che le ricevi,” le disse lui. “Non voglio che tu ti senta obbligata a rimanere qui, per cui… se vuoi potrai partire con la Lagunarock insieme agli altri. Crediamo di poter organizzare la partenza per domani nel tardo pomeriggio, se la neve lo permette, in modo da arrivare a Balamb in tempo per gli ultimi treni.”
Lo aveva detto in modo così diretto, quasi impersonale, in contrasto così totale con l’abbraccio e la dolcezza con cui l’aveva accolta che Rinoa si sentì come sbalzata di nuovo nella neve gelida là fuori. Deglutì, smise di tormentarsi la manica e si grattò una tempia, riflettendo.
Non voleva dirgli che cosa voleva davvero, perché voleva che fosse una cosa spontanea, per lui. E sapeva che se gli avesse detto di voler stare con lui, lui avrebbe ceduto, ma lei avrebbe continuato a chiedersi se era sincero o meno… non aveva idea di cosa fare, ed era stanca, ed era delusa, ed era triste. Aveva voglia di stare un po’ sola, piangere e mangiare cioccolato e guardarsi un film natalizio strappalacrime.
“Ci penserò,” rispose soltanto, alzandosi con le buste strette in mano.
“Bene,” disse semplicemente lui, con la voce leggermente strozzata. “Ci vediamo domani, allora.”
Rinoa annuì e uscì.
Se non gli veniva in mente di passare la serata insieme nemmeno quando lei era sul punto di partire, come aveva potuto anche solo illudersi che lui pensasse di passare le feste insieme?
*~*~*~*~*
“Non glielo hai detto?” gli chiese Quistis il giorno dopo, mentre stendevano la lista dei libri che gli studenti di Balamb erano disposti a donare alla biblioteca di Trabia.
“No,” bofonchiò Squall per tutta risposta, senza togliere gli occhi dallo schermo del suo computer.
“E perché?” tornò alla carica Quistis quando lui non aggiunse altro.
“Perché lei ha detto che ci avrebbe pensato e volevo che decidesse liberamente cosa fare,” rispose Squall, scocciato. Si appoggiò allo schienale della sua sedia, si strofinò gli angoli degli occhi chiusi con le punte delle dita e poi, alzandosi di scatto, aggiunse, “vado ad allenarmi un po’.”
Quistis sospirò. Doveva trovare Selphie.
*~*~*~*~*
“Non glielo hai detto?” le chiese Selphie il giorno dopo, mentre preparavano insieme la lista degli studenti in partenza con la Lagunarock quel pomeriggio.
“No,” rispose Rinoa, scuotendo tristemente la testa. Continuò meccanicamente a controllare e cancellare nomi sulla sua lista, senza prestare davvero attenzione a ciò che faceva.
“Ma perché, Rinoa? Lo sai com’è fatto Squall-”
“Perché non voglio che stia con me solo perché gliel’ho chiesto io,” sbottò Rinoa, posando la sua matita con tanta forza da spezzarle la punta. “E poi tu non l’hai sentito, quando mi ha detto delle lettere. Sembrava che mi stesse ordinando di partire, Selphie. Non potevo dirgli niente e vorrei non parlarne ancora.”
“Ma cosa farai allora per le vacanze?” domandò Selphie, avvicinandosi alla sua amica per abbracciarla.
“Non lo so, Selphie,” rispose sinceramente. “Mio padre non farebbe altro che farmi la ramanzina e continuerebbe a farmi notare la mancanza di Squall per dimostrarmi quanto è sbagliato per me stare con lui. E i Gufi del Bosco… non ho voglia di stare con loro, soprattutto dopo le scenate di gelosia di Zone, il mese scorso, che non vede l’ora di mettere in cattiva luce Squall. Io vorrei dimenticarmi di lui e loro non farebbero altro che ricordarmelo…”
“Beh, Zone puoi sempre metterlo al suo posto,” cercò di consolarla Selphie.
“Non ho problemi a mettere al suo posto anche mio padre,” replicò Rinoa, scrollandosi il braccio della sua amica dalle spalle. “Ma il punto non è questo.” Si affannò a cercare un temperino per rifare la punta alla sua matita, ma non riuscendo a trovarlo sospirò rabbiosa. “Vado a cercare un temperamatite.”
Selphie la guardò allontanarsi scuotendo la testa. Doveva cercare Quistis.
*~*~*~*~*
Rinoa posò la sua piccola borsa da viaggio accanto a sé, e si sedette su una panchina all’ingresso del Garden, incurante del gelo che penetrava dal cappotto a congelarle il sedere. La neve aveva dato tregua; la Lagunarock sarebbe atterrata da un momento all’altro a caricare gli studenti per riportarli a Balamb per le feste.
Si tirò il cappuccio sulla testa per evitare che qualcuno la riconoscesse e si mettesse a chiacchierare con lei, si infilò una mano in tasca alla ricerca del burro cacao e se lo passò sulle labbra, sempre più screpolate, e poi si mise i guanti e si preparò ad aspettare con pazienza. Prima o poi Selphie e Quistis sarebbero sicuramente venute a salutarla. Si passò la lingua sulle labbra, sentendosi bruciare tutt’intorno alla bocca per tutto il freddo che aveva preso lavorando all’aperto. Doveva ammettere che quel vago dolore delle labbra rispecchiava un pochino quello del suo cuore. Ma almeno sentiva qualcosa; in quelle ore si era sentita sola, un po’ abbandonata, e Squall non si era fatto né vedere né sentire dopo che le aveva consegnato le buste. Forse aveva fatto male a dirgli che ci avrebbe pensato?
Non c’era nulla su cui pensare, in cuor suo la decisione era stata presa ancora un mese prima.
I minuti passarono e nessuno uscì a farle compagnia, e il cielo fu ben presto invaso dal rombo dei motori della Lagunarock che si avvicinava. Rinoa spiò verso l’ingresso, non riuscendo a credere che le sue amiche non fossero venute a vederla partire; si attardò il più possibile, e aveva ormai perso le speranze e si era già avviata alla rampa dell’aeronave quando sentì una voce chiamarla dietro di lei.
“Rinoa! Rinoa, aspetta!”
Solo che non era né di Selphie né di Quistis.
Si voltò a guardare e vide Squall che le correva incontro il più velocemente possibile, cercando di non scivolare sulla neve, e quando la raggiunse si chinò, con le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato.
“Squall, cosa-”
“Signorina, stiamo partendo!” gridò uno degli addetti al viaggio dalla rampa della Lagunarock.
“Un attimo solo!” urlò di rimando Rinoa, voltandosi a fare cenno di aspettare un attimo. “- Squall, cosa sta succedendo?”
“Dimmi che vuoi davvero partire,” ansimò lui, raddrizzandosi e prendendole le mani. “Dimmi che vuoi davvero partire e me ne andrò.”
Rinoa deglutì.
“Signorina, si sbrighi!”
“Mi hai detto di scegliere, ma è come se mi avessi detto che volevi che partissi,” rispose lei.
“Non è quello che ti ho chiesto,” ribatté Squall.
“Ma è quello che voglio dirti,” replicò lei, stringendogli le mani.
“Signorina!”
“Se vuoi davvero andare, per me va bene, ma voglio esserne sicuro,” ripeté lui.
“Signorina, partiamo senza di lei!”
“Non voglio andare, ma se davvero vuoi che vada io lo farò,” ribatté lei con fermezza, guardandolo negli occhi mentre parlava.
Squall sospirò, e poi la strinse forte a sé e le mozzò il respiro con un bacio appassionato. Rinoa lasciò cadere la sua borsa da viaggio a terra, e lo abbracciò forte, impacciata per il cappotto spesso e pesante che le impediva un poco i movimenti, e poi un fortissimo spostamento d’aria la spinse più forte contro di lui, che la sorresse senza smettere di baciarla.
“Sono partiti senza di te,” sussurrò lui sulle sue labbra, qualche minuto dopo, ansimante per il bacio.
“Che cosa…” Rinoa posò la fronte su quella di lui, chiudendo gli occhi e godendosi il momento, nonostante il freddo, e la sensazione sgradevole delle labbra screpolate e doloranti, e il cuore che le batteva all’impazzata nel petto.
“Selphie e Quistis,” rispose lui, intuendo la sua domanda. Si chinò a raccogliere la sua borsa, le prese la mano e si avviò verso l’ingresso del Garden, tirandola un poco per farle capire di seguirlo. “Stamattina si sono fiondate nel mio ufficio e mi hanno chiesto che cosa cavolo avessi in testa.” Si fermò per grattarsi la nuca, vagamente imbarazzato. “Non pensavo che Selphie arrabbiata fosse così spaventosa.”
Rinoa ridacchiò. “Ecco perché non devi sottovalutare Irvine quando racconta certe cose.”
“Mi hanno detto che tu aspettavi che ti facessi almeno capire che volevo passare le vacanze con te,” continuò Squall mentre entravano nel Garden. La guidò verso i dormitori. “Ma io… so che hai una famiglia, che hai degli amici. Non volevo che ti sentissi obbligata a scegliere me perché… insomma. Volevo che ti sentissi libera di scegliere di stare con chi volevi. Mi dispiace se hai pensato che non ti volessi vicino… non è affatto vero.”
Erano arrivati alla sua stanza, e Squall si tolse la chiave di tasca per aprire la porta e farla accomodare. Quando furono all’interno, le prese le mani e la attirò a sé. “Volevo passare queste vacanze con te. Lo voglio ancora. Mi dispiace se ti ho fatto perdere il volo…”
“Sta’ zitto, Squall,” lo interruppe lei, baciandolo mentre lasciava cadere a terra il cappotto per poterlo abbracciare con più facilità. “Non mi interessa nulla del volo.”
Squall sorrise. “Allora ricominciamo?”
Lei lo guardò incuriosita. “Cioè?”
“Che cosa farai per le vacanze, Rinoa?”
Lei rise, capendo finalmente dove stava andando a parare, e si strinse di nuovo a lui. “Non ho programmi. Tu?”
“Una certa mia amica mi ha volontariamente svelato un posto segreto in cui passerà le vacanze con il suo ragazzo… e mi ha detto che volendo c’è spazio per un’altra coppia. Dice che è il suo regalo per noi. Pensavo che magari ti sarebbe piaciuto accompagnarmi?”
“Assolutamente sì,” rispose Rinoa, stringendosi a baciarlo. “A una condizione,” aggiunse poi, come ripensandoci.
“Quale?” riuscì a dire Squall prima che lei lo strattonasse verso il letto.
“Si inizia a stare insieme da stanotte…”
*~*~*~*~*
“È davvero un meraviglioso regalo delle fate!” strillò Selphie la mattina dopo, abbracciando Rinoa mentre i ragazzi caricavano i bagagli sulla macchina.
“Sì,” rispose la sua amica, più tranquilla, mentre coglieva lo sguardo di Squall. “Un bellissimo regalo delle fate.”