Rinoa continuò ad affermare a sé stessa di non aver agito male, anzi: aveva ottenuto ciò che voleva e si era attenuta alle sue parole. Squall lo sapeva fin dall’inizio che sarebbero usciti solo e soltanto per quello e poco ci poteva fare se lui aveva frainteso.
Sembrò funzionare, ma per i primi giorni. Poi cominciò ad avvertire un senso di colpa sempre più grande e difficile da soffocare al centro addestramento. Squall non le parlava più, prediligendo la compagnia della band o di Ellione, cosa che mandava ogni volta Rinoa in bestia. Ma, anche da arrabbiata, lei era un soldato, uno dei tre gunblader al mondo e doveva saper controllare gli istinti, anche se questi le dicevano di andare da quei due, mollare un pugno ad uno e puntare l’arma sulla faccia dell’altro. Tuttavia, tolto il fatto che tra loro due non c’erano che gelidi saluti, il ragazzo non era cambiato più di tanto: rideva e scherzava come sempre e, anche se non lo vedeva mai in biblioteca, era sempre il migliore al corso di magia, più bravo persino di lei.
(Ma poi, in fondo, perché ha agito così?) pensò. Era l’ennesima volta da quella sera che se lo chiedeva, ma questa volta non cercò di non pensarci: tanto era l’ora di magia e poteva permettersi di vagare con la mente. (Lo sapeva: non è colpa mia se se l’è presa). Era stanca di ripetersi quella scusa, ma era l’unica cosa che la poteva convincere di aver agito nel giusto. Tuttavia, quella volta non funzionò. Volse un’occhiata a Squall, sdraiato sulla sedia a guardare il professore con occhi spenti ed annoiati. A quella vista, la ragazza capitolò.
(E va bene, ok!) pensò, prendendo il quaderno e strappando un pezzo di foglio. (È colpa mia, sono stata una stupida insensibile e potevo anche tenermele dentro quelle parole. Magari mi sarei anche divertita…sono stata una cretina: contenti tutti?). Lanciò; il bigliettino colpì con precisione la fronte del ragazzo, indugiò sulla cicatrice e, fatti due rimbalzi sul quaderno, si stabilizzò su un’increspatura. Il ragazzo guardò la pallina di carta con occhi incuriositi, la prese e la aprì.
–Ok: sono stata una scema sabato scorso. Potevamo passare tranquillamente la serata e dirci tutto durante la cena. E certe parole forse avrei dovuto tenermele. Scusa-
Squall guardò il foglietto. Non era firmato, ma non poteva essere che di Rinoa. In realtà, lui non era offeso e, se gli avesse chiesto scusa, lui avrebbe sorriso e le avrebbe detto che era acqua passata.
Ma quelle non erano scuse: era solo un modo di mettersi in pace con sé stessa. Umile, certo, ma non era altro che un compromesso. Senza degnarla di uno sguardo, appallottolò il foglietto e lo lanciò verso il cestino, faticando per nascondere un ghigno di vittoria. Non si volse verso di lei, ne fece qualcosa per mostrarsi pentito, anche se un po’ gli dispiaceva per come la stava trattando.
Dopo un po’ la campanella trillò. Squall si alzò immediatamente e, prima che Rinoa avesse modo anche solo di avvicinarsi, andò alla cattedra, aprì il libro e chiese qualcosa riguardo al potere periferico. Fosse stato per lei, l’avrebbe aspettato anche tutto il giorno, ma lui aveva finito i corsi e lei aveva ancora la lezione pratica da seguire e non poteva fare tardi. Scoccandogli un’occhiata tra il malevolo ed il risentito, uscì dall’aula senza nemmeno salutare.
“Te hai davvero qualcosa che non va!” esclamò Selphie. Rinoa non rispose e addentò il panino. “Cioè, fammi capire: pur di uscire con lui, metà della ragazze dell’intero Garden farebbero carte false e tu non solo ci esci di malavoglia, ma gli dici cose del genere?!? Normale che adesso non ti rivolga più la parola”.
“Eppure lo sapeva!” borbottò la gunblader. “Sapeva perfettamente che quella era l’unica ragione per cui avevo accettato di uscire con lui”. L’amica sbatté un pugno sul tavolo. Parecchia gente si volse verso di loro.
“Ma guarda che sei veramente una disperazione! Non ci arrivi? È chiaro come il sole che gli piaci!” disse. A Rinoa andò di traverso l’acqua. “Ti ha invitato fuori, nonostante tu gli abbia detto ‘non fare questo, non fare quello’, parla quasi sempre con te, ti sorride e cerca di tirarti su quando ti vede con il morale a terra: cosa può voler significare un comportamento così? Che è gentile? Che è scemo? O che è innamorato?”.
“Ma…ma” balbettò Rinoa, rossa come un pomodoro. “Io…io non…”. Il fatto che un ragazzo fosse innamorato di lei non era una cosa nuova, ma quella volta era in qualche modo diverso: ebbe l’impressione che la storia si stesse ripetendo e, suo malgrado, si accorse che la notizia le faceva piacere. Squall Leonhart innamorato di lei: wow.
“Peccato che non mi parla” borbottò lei. “Gli ho chiesto scusa durante la lezione, ma lui non mi ha risposto…ha finto di non aver capito la lezione pur di non parlarmi…”.
“Forse perché vorrebbe che tu gli chieda scusa di persona?” commentò l’amica, sarcastica. “No, sul serio: sarai anche una ottima gunblader, ma con i ragazzi fai veramente pena…”. Rinoa rimase in silenzio, pensierosa.
(In effetti, Sel ha ragione) pensò. (Cioè, non sono sicura di piacergli, ma è certo che sabato mi sono comportata veramente male…). “Dov’è adesso?”.
“In giardino a provare” rispose Selphie, sorridendo. “Dove potrebbe essere se no?”. Rinoa ricambiò il sorriso e si diresse con passo spedito verso il cortile. Già dai gradini, sentì gli Sleeping Lions suonare. Sorrise, pensando che erano veramente bravi. Il suono si spense: tempismo perfetto. Alzò gli occhi sulla batteria in tempo per vederla sparire sotto al palco che crollava, bombardato da quella che sembrava una Meteor. Subito dopo, uno stormo di nove o dieci RubRum Dragon invasero il cortile, ruggendo e vomitando fiamme su qualunque cosa si muovesse. Al fianco di Rinoa comparve Seifer.
“Ehi, collega” salutò, porgendole il Revolver. “Li ho visti dalla presidenza e mi sono preso la libertà di entrare nella tua camera”.
“Per questa volta passi” rispose lei, prendendo l’arma. “Ma ti perdono solo per questo”. I due caricarono i dragoni. Seguì una furiosa battaglia. Squall venne estratto dalle macerie svenuto e con una ferita alla testa, ma apparentemente salvo. I due uccisero ed uccisero, ma davanti all’ultimo drago le gambe cedettero. Erano stanchi, avevano ucciso un totale di otto draghi senza un attimo di respiro.
“Seifer, evoca qualcosa o qui si finisce male” ansimò Rinoa. Seifer tentò di richiamare Shiva, ma il tentativo andò miseramente a vuoto quando, con una codata, l’immenso animale lo scagliò lontano.
Il mondo davanti agli occhi di Squall non aveva contorni definiti: erano solo un mare di colori che stavano prendendo forma, ma non erano ancora ben definiti. Riuscì tuttavia a riconoscere Rinoa, esausta, in ginocchio davanti ad un torreggiante RubRum Dragon. Decise ed agì in un attimo. Si liberò dalla presa dei suoi compagni e scattò verso di lei. Con una prontezza che non pensava di avere, si mise tra la ragazza e la nuvola di fuoco che il mostro alitò contro di lei. Si sorprese a vedere che i suoi Reflex e Protect funzionavano anche più del dovuto: della fiammata da diecimila gradi non sentì altro che un piacevole tepore sulla pelle. Finito l’attacco, dissolse le protezioni e si scagliò contro il dragone.
Rinoa guardava il suo salvatore senza riconoscerlo. Improvvisamente, le venne in mente quell’unico ricordo che non aveva senso: quella schiena nera, quel lampo di luce bianca e tutto il buio che veniva dopo. Il fuoco e gli scudi magici si dissolsero e la schiena sparì, lasciando il posto ad uno Squall che scattava, velocissimo, verso il drago.
Rimase accecata per qualche secondo e, quando fu nuovamente in grado di vedere, del dragone non rimaneva altro che uno scheletro. Le ossa si fusero fino a diventare un disgustoso liquido giallastro e fumante, mentre il ragazzo, da lontano, si rialzava e guardava ciò che rimaneva. Non gli vedeva il volto, ma Rinoa avrebbe scommesso qualunque cosa che neanche lui sapeva come diavolo aveva fatto ad ammazzare con un colpo solo un mostro così maledettamente grosso.