«Ehi un attimo, fermi tutti.» disse Blank alzando ambo le mani davanti il viso.
«Ricapitolando, quel Trivia, che molto probabilmente è una sorta di divinità maligna, quando lo avete sconfitto nel Mondo dei Cristalli, o come si chiamava, prima di esplodere è riuscito in un qualche modo a mettere una sorta di campione del suo, diciamo, sangue nel corpo di Gidan perché forse aveva già in mente di poter riuscire a impossessarsi del suo corpo ma Kuja quando vi ha tirato fuori da quel pasticcio gli ha rotto le uova nel paniere: giusto?»
«Giusto, e sarà almeno la terza volta che te lo rispieghiamo.» rispose Freija scocciata. «E fin qui siamo d’accordo, ma allora come ha fatto a sopravvivere a quella batosta che gli avete dato e all’esplosione, che è già tanto che non abbia distrutto il cristallo originale, che Kuja voleva usare per fottere l’intero universo?»
«Eravamo in un’altra dimensione ti ricordo. Evidentemente lo abbiamo sottovalutato. Proprio perché è sopravvissuto, dimostra che non era una semplice entità maligna che stava aspettando il momento in cui manifestarsi. Forse non è un dio del male, altrimenti dubito che fossimo riusciti quasi a ucciderlo: può essere un dio minore.»
«Minore o maggiore che sia, quel bastardo si è impossessato del mio amico, e dobbiamo fermarlo.» «E come pensate di farlo?» chiese dal nulla come al solito Amarant «Gidan quando era in trance era praticamente invincibile, e Garnet stessa ha affermato che nonostante con dei colori diversi, il suo corpo aveva le sembianze di quella trasformazione. Sommato al potere che ha Trivia… fatevi un po’ i vostri conti…»
«Senza contare la spada. Quando ho interrogato quel soldato che per poco tempo è stato “l’ospite” di Trivia, si è ricordato senza dubbio alcuno, che quando venne colpito dall’Ultima, lo sentì dire “questa spada è mia”. Ecco perché quando la analizzai per la prima volta, capii che aveva una natura insolita e dissi a Gidan di non usarla. Ma evidentemente, provocato da quel maledetto, non è riuscito a bloccare l’impeto della Trance e lo ha colpito.» aggiunse Mikoto «Siccome la spada è incentrata sul controllo del flusso delle anime, ed è al comando di Trivia, Gidan si è visto impossessare il corpo tramite l’Ultima che aveva in mano, e il sangue corrotto che scorreva nelle sue vene ha fatto da catalizzatore.»
Dopo quest’ultima affermazione calò il silenzio. Fu rotto da Quina che entrando nella stanza con un panino con la mortadella in mano, disse:
«Scusateme, ma se stà spada è stata fatta da stò Hadese pè stò Trivia, ma nun sarebbe ‘na bona idea chiedeje se magari è proprio quella che ‘o fa controllà Gidan?»
«Non penso sia possibile. Il libro che parla di lui risale ad almeno trecento anni fa. E poi se non sbaglio, dopo che vi ha saldato quelle due o tre cose, può essere scomparso da questo mondo con il collasso del Mondo dei ricordi.»
Calò di nuovo il silenzio, pesantemente. Questa volta fu bloccato dal trambusto della corsa di Eiko per le scale:
«Presto! Ho finito di tradurre quel murale sulle “armi finali”! Venite con me!»
Il gruppo si precipitò per il condotto sotterraneo che scorreva linearmente per qualche centinaio di metri: ambo i lati erano tappezzati di spettacolari affreschi, murali, immagini e formule, molto simili al muro dell’invocazione quasi del tutto conservati. Sul soffitto erano state fissate delle lampade a olio dai minatori di Fossil Roo che davano un’aria molto suggestiva alle figure colorate. Scendendo nel condotto, Eiko fece uscire gli ultimi operai che stavano restaurando parte delle pareti, e si diresse verso il murale incriminato: era una placca di roccia calcarea del tutto diversa dalle pareti del condotto, in rilievo su una parte preesistente degli affreschi che narravano della storia di uno spirito dell’evocazione. Era illuminato da due torce fissate alla base e a metà della sua altezza, e davanti a esso era posto un tavolaccio di legno con uno sgabello dinanzi, lo stesso su cui Eiko lavorava da qualche tempo, quando venne a trovarla Gidan per farle vedere la spada. Sembrava già passato un secolo. Sopra di esso vi erano diversi fogli scarabocchiati e un lapis consunto.
«La prima parte che sono riuscita a tradurre recitava: “Queste armi sono molto potenti, per cui chiedo ai saggi sacerdoti di Madain Sairi di ritrovarle perché non cadano in mani sbagliate” e poi “…sull’isola splendente”, “un’altra si trova sull’altopiano vicino al santuario di Oilvert”, “su una piccola isola al largo del deserto Chiera”. Quando lo lessi, chiesi subito a papà di occuparsene, che chiese ai Tantarus di recuperarle… se avessi trovato più tempo per tradurla, forse tutto questo non sarebbe successo.» disse diventando improvvisamente triste.
«Non potevi saperlo Eiko. La colpa non è tua. Semmai, la colpa è di Trivia.» la consolò Daga. I ruoli si erano invertiti rispetto a qualche giorno prima, e adesso ogni traccia della sua depressione era scomparsa.
«Il murale dice: “Io Hades, figlio e sacerdote di Esto Gaza, pieno conoscitore del flusso delle anime, signore delle arti della magia e del combattimento, fabbro per professione, ai sacerdoti di Madain Sairi, e a chiunque altro legga questa iscrizione. Ho applicato questa lastra in un momento in cui la mia presenza fisica, forse non sarebbe stata accettata in questo luogo, e spero che serva a qualcosa. Nella mia vita, ho costruito diverse armi dal grande potenziale: nessuno al mondo ha maggior conoscenza nel combinare i metalli migliori e il potere della magia meglio di me. La mia fama divenne molto grande anche in questo campo, tanto che fui soprannominato e riconosciuto come il “fabbro fantomatico”. Mai, mi sono curato del perché o da chi fossero usate queste armi, se era per vincere una guerra, o per una semplice esposizione. Ma ogni volta non cercavo di creare un semplice strumento di battaglia, ma un oggetto che amplificasse le capacità del possessore. Ora però una mia arma, ha rischiato di causare un danno immane. Queste armi sono molto potenti, per cui chiedo ai saggi sacerdoti di Madain Sairi di ritrovarle, poiché non oso pensare a cosa possa succedere se cadessero in mani sbagliate. Ho inabissato un’asta nel basso fondale del continente della nebbia; un’altra si trova vicino al santuario di Oilvert, e una spada su una piccola isola al largo del deserto Chiera. È dall’Ultima cui voglio cautelarvi: io stesso l’ho posta sull’isola splendente, incastonata nel ghiaccio che la ricopre, affinché nessuno possa usarla o recuperarla. Il suo potere ora come ora, non è pericoloso, ma deve assolutamente essere al sicuro dai maligni, poiché da un maligno è stata impugnata. Tu che leggi, maligno o no, se trovi questa spada, distruggila se puoi, poiché non darà altro che dolore sia a te sia agli altri”. S’interrompe poi improvvisamente con un lungo taglio. Non so se volesse scrivere altro sulle sue creazioni, che per comodità chiamo “armi finali”, o sull’Ultima, ma ormai è un dato di fatto che la spada è stata creata da lui.»
«Tu non ci hai sentiti mentre parlavamo di sopra: come facciamo a rintracciarlo? Quell’essere può essere morto per quanto ne sappiamo, e se è vivo, potremmo non trovarlo mai. Solo quel moguri nella palude dei Qu sapeva qualcosa sulla sua esistenza.»
«Con il corno. Vi ricordate che posso usare il corno per connettermi al piano degli elementi e degli spiriti? Se è un’entità così potente, forse può trovarsi li.»
Tutti guardarono la piccola sciamana attoniti e sbalorditi: purché parecchio remota, ora esisteva la possibilità di trovare colui che aveva fabbricato quella spada.
«Ehi, che avete da guardare così? Forza tutti al muro dell’invocazione!»
Il santuario a cielo aperto era davvero spettacolare: illuminate dalla luce del tardo pomeriggio, le forme mostruose sembravano quasi muoversi nel gioco d’ombre che veniva a crearsi. Ogni giorno Eiko veniva a pregare il nonno e gli spiriti ivi rappresentati che spesso gli rispondevano. La sciamana s’inginocchiò nel luogo dove era solita invocare gli spiriti, e si concentrò. Poi pronunciò la formula più classica per evocare uno spirito. Di solito si faceva a mente, ma per un’entità che forse neanche esisteva, era meglio dirla a voce alta. Così iniziò:
«Sacerdote di Esto Gaza, fabbro fantomatico Hades rispondi al mio richiamo.»
I presenti aspettarono trepidanti qualche secondo, ma l’unica cosa che si sentì era il rumoreggiare del mare. Eiko riprovò, aggiungendo qualche parola:
«Sacerdote di Esto Gaza, fabbro fantomatico Hades rispondi al richiamo di Eiko, sciamana di Madain Sairi.»
Ma ancora non avvenne nulla. Fu sul punto di alzarsi sconsolata, quando sulla sua piccola spalla si posò la mano di Daga e gli tese la mano. La bambina la prese tra le sue e ripeterono insieme l’evocazione, e ogni parola riecheggiava tra il muro circolare:
«Sacerdote di Esto Gaza, fabbro fantomatico Hades rispondi al richiamo di Eiko e di Sarah, sciamane di Madain Sairi.»
Stavolta dalla volta a cielo aperto entrò un piccolo mulinello di sabbia, che torcendosi su se stesso arrivò fin sulla terra. Pian piano s’ingrandì raggiungendo l’altezza di un uomo. A un certo punto il piccolo vortice si fermò lasciando un fitto manto di sabbia nell’aria. Non si riusciva a vedere a un palmo dal naso, e le due invocatrici aspettarono con ansia un segno della presenza della semidivinità, che si manifestò con dei…colpi di tosse?! Esattamente. Quando la nuvola si diradò, videro una persona seduta sull’interno di uno scudo rettangolare che lievitava a mezz’aria che si metteva la mano dinanzi alla bocca, muovendosi convulsamente per la polvere andatagli di traverso. Dopo essersi ripreso, fece un sorriso smargiasso e disse semplicemente:
«Stavate parlando di me?»
Era notte. O almeno sembrava. Dinanzi a lui si presentava un paesaggio scuro, spoglio di qualsiasi rilievo o albero, illuminato da strani bagliori blu. Si rese conto di essere inginocchiato e di avere le mani sollevate in alto, e provando a muoverle le sentì pesantissime: notò anche una parte stessa di quell’ambiente che gli bloccava le mani come delle manette e che un’altra protuberanza lo teneva fermo alla cintola. Si sentiva stordito, come sotto l’influsso di qualche erba tossica. Si scosse dal volto i capelli biondi e chiese più a se stesso:
«…dove mi trovo?»
«In questo momento, nel tuo stesso cervello Gidan Tribal.» echeggiò una voce. Dinanzi a lui prese forma una splendente figura bianca dall’aspetto umano che teneva le braccia conserte: intorno alla testa priva di capelli e di peli, girava ritmicamente una specie di grossa aureola ricoperta di caratteri blu fluorescenti. Dello stesso colore erano delle strane forme mostruose simili a braccia che gli uscivano dalle spalle.
«…Trivia. Ora ricordo. Hai preso possesso del mio corpo!» si riscosse il Tantarus.
«Già e ti devo ringraziare. Ora posso usare un corpo in perenne stato di Trance senza il benché minimo rischio che tu possa riprendertelo. Perfetto per la mia vendetta.»
«E allora perché vedo sia me stesso, che te?» chiese sarcastico.
«Diciamo che una minima parvenza di te mi serve per mantenere la stabilità fisico-psichica del tuo corpo. Non che sia importante, in questo stato sei praticamente invincibile: gli incantesimi hanno scarso effetto, e le lame infliggono pochissimi danni.»
«Già, devo dire che è anche per questo che continuo a far colpo sulle belle donne!» disse orgoglioso come se niente fosse.
«Si, continua a fare lo spiritoso. Tanto non serve a nulla.»
«Sbaglio, o invece vedo una vena del mio carattere che si è insinuata in te? Ho sentito come hai risposto a Eiko quando ti ha colto di sorpresa. Dubito che stessi fingendo.»
«Tsk.» fu la risposta.
«E il fatto che continui a prendere informazioni dalla mia mente? Tipo andare a cercare Lylith, che non sapevo neanche esistesse per annetterla al tuo esercito? Tu non hai mai visto Beatrix. Come fai a conoscerla? E poi, perdonami ma solamente uno con la mia passione per le donne, può andare a cercare una guerriera per la sua vendetta. E che donna, oserei dire!» fischiò Gidan. «Smettila! I tuoi pensieri mi sono… insopportabili.» sbottò.
«A-ah! Allora ce l’hai un punto debole!» rispose canzonatorio.
La figura splendente per tutta risposta volse di scatto il capo in un gesto stizza. Calò il silenzio.
«Sai, mi sono sempre chiesto dopo averti incontrato, come sia possibile che una creatura così…spettacolare come te, sia il dio del nulla e della morte.» riprese Gidan.
Trivia non pronunciò parola.
«Dubito che fossi stato sempre così. Cos’eri? Un ragazzo, un uomo, un ricco aristocratico, o magari una bella ragazza prorompente…»
«Nulla di tutto questo.» rispose mascherando un sorriso, il primo sincero che gli si formava sul volto da tanto tempo, che non mancò di attirare l’attenzione del Tantarus.
«Eri buono un tempo. Una persona che si sforzava per sembrare il migliore dei suoi simili, che erano tutti uguali e che non mostravano sentimento. Ma tu per qualche motivo eri nato diversamente. Poi chissà cosa ti è successo: genitori uccisi da un ladro, un amore infelice, una violenza… oppure semplicemente paura. Ricordo ancora cosa mi dissi sostenendo che solo la morte può fermare la paura della morte: “L’ansia porta alla paura: la paura conduce all’ira, l’ira all’odio; L’odio conduce alla sofferenza”. Io penso che la tua voglia di togliere la vita di Gaia, non fosse per invidia della vita stessa, come voleva Kuja, ma per semplicemente liberarci da tale paura. Quasi un intento…benevolo, per quanto distruttivo. E secondo me, nella paura che ti ha condotto a quel passo, diventare il dio dell’oscurità qualcosa ancora dentro di te pensava: “Non posso permettere ad altri di provare paura”. Ma fu li che la malvagità ti soverchiò. Non volevi salvare il mondo dalla paura della morte, come facemmo noi: volevi diventare la morte stessa. Il fatto che non sembri proprio un dio malvagio, o una creatura maligna, vuol dire che eri una persona priva di anima, ma che incredibilmente provava sentimenti, cosa del tutto estranea alla sua razza.»
Fu lì che Trivia si girò, fulminando con lo sguardo il suo prigioniero, che senza nemmeno conoscerlo e solamente attingendo i suoi ricordi tramite il legame parassitario che li legava, lo stava lentamente psicanalizzando. Senza paura, Gidan continuò:
«Eri un jenoma. Un jenoma che non accettava la sua natura di recipiente per altre anime. Dunque hai studiato quel flusso che controllava la vita di quel pianeta. Pensavi che forse controllandolo tu, avresti salvato il tuo popolo dalla sua natura, evitando la morte di un mondo parallelo che altra colpa non aveva se non quella di essere più fortunato. Ma ancora c’è quell’elemento che ti ha convinto a passare al lato del male, il tuo lato oscuro. E non ci metterò molto a trovarlo.»
«È ammirevole la tua inventiva. Ma per alcuni versi hai ragione. Non potevo sopportare la natura che il mio popolo aveva, solo per il folle progetto di altri: non potevamo combattere una battaglia che non era la nostra. Su due cose, però, ti sbagli: non ero un jenoma, e non sono mai stato buono. E te lo dimostrerò, rendendo questo mondo una massa a mia immagine e somiglianza!»
E lentamente sparì, allo stesso modo in cui era apparso, lasciando un amaro in bocca a Gidan che ritrovandosi da solo, ricadde lentamente nel sonno che non gli permetteva di attingere alla sua coscienza.
«…non è vero…» riuscì solamente a dire. E giurò che sarebbe riuscito di più a scoprire il passato della semidivinità, al punto di farlo cedere.
“ahahahaahahah!! Pensavate che non avessi messo la parte con Trivia, vero? Beh, sono riuscito persino a rimetterci Gidan! Vorrei precisare anche un paio di cosette: il deserto Chiera che citano Hades ed Eiko, altro non è che il nome del deserto con i mulinelli di sabbia dov’è la reggia di Kuja. La frase che invece può risultare ai più attenti un detto di Yoda di Star Wars, in realtà è una frase detta realmente da Trivia nella versione inglese del titolo, chissà perchè non tradotto in quello italiano. Ed è stata questa frase ad avermi ispirato il dialogo finale. Commentate numerosi e alla prossima!!
psyker: uhmm… Trivia ha qualcosa in mente, certo, ma non nella maniera in cui pensi… vedrai, vedrai. Ottimo il riconoscimento della struttura cittadina che ho fatto involontariamente uguale al purgatorio dantesco. Sarà che sono molto appassionato della “Commedia”… che devo dire poi, complimenti per aver sconfitto Hades alla prima botta (anche io, ma magari qualcuno nn lo sapeva che c’era, quindi…)!!