[Fan Fiction] The Ultimate Weapon : Capitolo 13

“Un saluto alle centinaia e centinaia (magari….) di fan di THE ALEX fflover89! Vi lascio senza troppi fronzoli a questo capitolo, che è uno dei miei preferiti.”


Tutti i presenti guardarono il fabbro fantomatico con sguardi attoniti: persino Amarant era sorpreso. L’uomo, perché essenzialmente a un uomo di mezza età sembrava, si passò la mano sulla barba incolta e inarcò un sopracciglio, assumendo un espressione riflessiva: «Mi sembra di avervi già visto…» disse con voce profonda «Sbaglio, o siete quel gruppo di personaggi che me le ha cuccate nel Luogo dei Ricordi?»

I ragazzi si guardarono quasi imbarazzati l’un l’altro. In effetti, erano stati loro i primi ad attaccarlo senza una ben precisa ragione.

«Dovrei ringraziarvi. Mi avete liberato dalla forma demoniaca che m’imprigionava.» «Imprigionava?» chiese Eiko.

«Sì, piccola invocatrice. Ma penso sia meglio parlarne con calma. È una storia lunga.» Tornati a casa di Eiko, si misero a sedere al tavolo di marmo bianco nella sala da pranzo, e Hades si mise a capotavola. Quina per l’occasione prese dalla cantina che gli avevano prestato i moguri, le bottiglie di birra per le grandi occasioni e la servì al fabbro, che ne fu entusiasta: «Ah, una birra così erano esattamente quattrocentoventi anni che non la bevevo: mi avevano invitato a benedire l’apertura di un locale. Sul serio, non avete idea della sofferenza che ho patito per tutti quegli anni. Il pensiero anche di condividere il piacere di una birra con altre persone, mi era impossibile.»

«Perché ti ritrovavi in quella forma?»

«Perché ho compiuto, diciamo un patto col diavolo. Da quello che ho ascoltato, avete anche voi dei problemi con Trivia, giusto?»

«Come “ascoltato”?!» fece Blank più risentito che sorpreso.

«Oh, voi non sapete che ho il dono della telepatia a lungo raggio. Dopo essere sfuggito all’esplosione del mondo dei ricordi, avevo intenzione di trovare Trivia. Inizialmente pensai che voi lo aveste sconfitto, ma diciamo qualche mese dopo ho percepito la sua presenza anche se molto confusamente. Ho certi conti in sospeso con lui, così mi misi in meditazione per trovarlo, ma non ci riuscii per molto tempo. Evidentemente aveva assunto una forma non fisica, e non lo riuscivo a localizzare con precisione. Decisi quindi di collegarmi a tutte le menti del pianeta e cercare di ridurre la mia telepatia alla reazione della parola “Trivia”. Ma prima riavvertii con certezza la sua presenza in un corpo fisico,e mi precipitai a trovarlo. Una volta lì, misteriosamente non trovai nessuno. Riprovai a percepire la sua aura, ma quel maledetto deve essere riuscito a occultarla in qualche modo. Poi qualche tempo fa, ho capito che era ricomparso dai vostri discorsi, e mi mossi immediatamente, cercando un modo per presentarmi, sapete non è cosa di tutti i giorni trovarsi davanti a un essere in grado di carpire i vostri discorsi. Captando la vostra evocazione, mi sono fiondato. Ho sentito che mi avete chiamato per tre volte: dico, datemi il tempo di arrivare! Sono sì, una semidivinità ma non ho mica il dono della binguità!»

«Semmai ubiquità.» lo corresse Daga.

«Ecco, quella roba lì.» tagliò Hades.

«Stavi dicendo di avere dei conti in sospeso con Trivia. Strano, da quanto ci risulta hai costruito per lui un’arma che lo ha aiutato ad impossessarsi di un nostro amico.» fece duro Amarant. Per quanto non avesse il mostruoso aspetto di quattro anni prima, non riusciva a farselo piacere. «È vero, uomo salamandra. Trivia ed io eravamo… amici. Ma lasciatemi spiegare. Quasi cinquecento anni fa, io ero riuscito a comprendere la natura dell’Isola Splendente, in altre parole come il punto di contatto tra Gaia e Tera, e il flusso delle anime. Mi ci volle mezzo secolo quasi, tramite l’arte magica, a entrare in Tera, approfittando di un momento di debolezza del flusso stesso. Davanti a me vidi una civiltà in decadenza, i cittadini che non si potevano ancora considerare jenoma erano colpiti da una sorta di epidemia ma ancora resistevano. Vicino al mio punto di “atterraggio” trovai un tizio che sembrava essere un sacerdote della città: egli m’illustrò una sua teoria secondo cui lo sfruttamento del flusso delle anime per ripopolare Branbal fosse una stupidaggine, e che se qualcuno se ne fosse appropriato incautamente avrebbe distrutto sia Gaia che Tera.

“Chi ad esempio?” gli chiesi.

“Il Dio oscuro della galassia. Ha diversi nomi, ma qui è conosciuto con il nome di Chaos. Una volta che individua il flusso delle anime di un pianeta, ne estirpa la fonte e poi usa le anime come esercito personale. E capirai che un mondo come il nostro, è esposto per la sua attività innaturale.”

Dire che ero stupefatto è poco: mai avrei pensato dopo anni, e anni di studio che il flusso delle anime fosse una cosa così manovrabile. E mi sorpresi soprattuto perché a dirmelo, era stato un semplice sacerdote che all’aspetto sembrava molto più giovane di me. Mi raccontò di come la sua civiltà perì inesorabilmente dopo l’enorme opulenza. Mi descrisse con dovizia di particolari che l’epidemia altra non era che la trasformazione del popolo di Tera da persone a semplici recipienti per altre anime. Era questo che non riusciva a comprendere. E parlammo, poi, di diverse cose: di filosofia, di astronomia, di arti magiche, di teologia. Su quest’ultimo argomento, mi disse che esisteva anche una dea della luce, che si contrapponeva a Chaos. In teoria i due dovevano mettere in equilibrio l’universo, ma il dio dell’oscurità era affamato di potere, e spesso nascevano delle guerre.

“Ma chi sei tu?” gli chiesi infine.

“Il mio nome è Trivia, e ho sognato la dea della luce che mi ha rivelato l’intenzione di Chaos di invadere il nostro mondo. Mi ha promesso che se l’avessi aiutata, mi avrebbe reso un semidio, cioè un essere dagli enormi poteri, inattaccabile dalla vecchiaia ma mortale per mano di spada. Se mi aiuti, forse la darà anche a te. Anche te desideri un potere del genere, vero?” Mi sembrava di sognare ad occhi aperti: per anni avevo temuto la morte, il non poter più dedicarmi ai miei studi, l’idea stessa di perdere il potere che con fatica avevo raggiunto mi terrorizzava. Aggiungerne altro sarebbe stato un miracolo per me. Sicuro che la mia decisione fosse per una buona causa, acconsentii.

“Prima di tutto dobbiamo potenziare le nostre abilità, per raggiungere almeno in termini di poteri la forza delle semidivinità. So che tu fabbrichi delle armi che amplificano il potere di chi le usa. Il mio potere al momento è più alto del tuo, ma posso rimediare.”

Avvicinò i palmi aperti delle mani all’altezza del mio viso e sentii il mio corpo ribollire di energia. Guardandomi nel riflesso delle pareti di cristallo, capii che Trivia mi aveva riportato indietro di almeno trent’anni rendendomi doppiamente più forte. Il dono che mi fece, invece, fu l’inizio della caduta.

“Ti ho riportato a un’età più giovane per fabbricare due spade: ecco la mia idea…”

Non gli chiesi come facesse a sapere che per parecchio tempo prima di diventare sacerdote di Esto Gaza, avevo fabbricato armi, non mi sembrò importante. La mia conoscenza in campo, e la sua diedero vita a due spade molto diverse nell’aspetto ma che si basavano entrambe sul flusso delle anime: la mia, che mi avete visto usare contro di voi, aveva il potere di indebolire le anime, e la sua quello di controllarle. Il piano era questo: poiché Chaos era una divinità ed era immortale, dovevamo agire sul suo corpo, che era composto dalle stesse anime che trafugava; dovevamo prima indebolirlo e poi controllare il suo flusso, di modo che ogni anima sarebbe tornata al suo proprietario, vivo o morto. Le due armi amplificavano enormemente il nostro potere, forse troppo. Per questo motivo, all’insaputa del mio compare, misi all’interno delle else travestite da semplici decorazioni, dei globi di controllo che “spengevano” a mio comando le spade rendendole dei semplici pezzi di ferro. Lo feci pensando all’evenienza della nostra sconfitta, cosicché il dio non avrebbe potuto usarle per se. Dopo settimane di allenamenti, riuscimmo a raggiungere lo spazio profondo tra il piano degli elementi e quello reale, dove si trovava Chaos. Lo vedemmo, e per poco non ci prese un colpo: era talmente mostruoso ed enorme, che fatico a ricordarlo con precisione. Lo affrontammo, e miracolosamente riuscimmo a stordirlo. Cominciai il processo di trasferimento, quando quel vigliacco di Trivia mi trafisse alle spalle. Ricordo ancora ciò che mi sibilò all’orecchio:

“Grazie per avermi aiutato. Senza di te, non sarei mai diventato il nuovo dio dell’oscurità!”

Quel bastardo mi aveva usato non per fini di giustizia divina, ma per la sua brama di sangue e di potere. La spada che avevo creato per lui, lo aveva aiutato a raggiungere lo stato semidivino a cui anelava, e ormai era in simbiosi con essa. Dopo aver preso anche la mia, iniziò da solo il processo di trasferimento ma anziché dirigerlo verso l’esterno, lo indirizzò verso di se. Rideva, il maledetto. Rideva perché avrebbe potuto governare l’universo con il suo potere, e con le mie creazioni uccidere la dea della luce, ammesso che esista. Dovevo fare assolutamente qualcosa, ma ero sfinito sia per il combattimento, sia per la ferita che Trivia mi aveva inferto. Mi ricordai improvvisamente dei globi di emergenza. Dovevo agire in fretta: il corpo di Chaos si stava trasferendo a quello di quel malvagio, e si stava trasformando in una creatura se possibile peggiore di come lo era il precedente dio dell’oscurità. Attivai i meccanismi. Il flusso si fermò improvvisamente, e uscì copioso da lui provocando delle esplosioni nel suo corpo, che divenne più bianco e più piccolo, cioè la forma che conoscete anche voi.

“Cosa hai fatto?! Che cosa hai fattooo?!” urlava nel dolore. Sembrava persino spaventato. Per salvarsi si aprì un varco nella struttura spazio temporale della zona e sparì. Stavo per morire, quando sentì la voce di Chaos:

“Anche se mosso da un sentimento di giustizia, mi hai salvato dall’annichilimento. Ti offrirò qualunque cosa vorrai, a patto che tu nasconda in luogo inaccessibile la spada di quel tipo. La tua puoi tenertela, per quel che mi riguarda.”

In quel momento l’attaccamento alla vita e il rancore soverchiarono il mio raziocinio e risposi: “Dio dell’oscurità, donami la semidivinità, poiché solo così potrò vivere, e vendicare l’affronto subito!”

“Nulla di più semplice…” lo sentii dire. Anche se non riuscivo a vederlo, capii che sorrideva mentre lo diceva.

Mi svegliai sull’Isola Splendente e decisi di seppellire lì la spada. Ma prima incisi sulla lama la parola “Ultima” giurando di non fabbricare più nessun arma. Lo scrissi in caratteri che ricordassero il luogo in cui era stata saldata, in modo che magari poteva dare qualche indizio ai posteri.» Si fermò e bevve un lungo sorso di birra, tirando un lungo sospiro: evidentemente stava raggiungendo il punto clou del racconto.

«Una volta fatto mi diressi qui, a Madain Sairi, per apportare un incisione sui graffiti che fosse da mio testamento. Ipocritamente pensai che indicando il posto dove fossero le mie armi, i sacerdoti di Madain Sairi una volta trovate le mettessero al sicuro, ma evidentemente non fecero in tempo a farlo. Lasciai anche un monito per chiunque fosse andato alla ricerca dell’Ultima di non farlo. Suppongo deve essere andato parzialmente distrutto, altrimenti non sarei qui. Comunque, dopo averlo fatto, fui contattato telepaticamente dal dio, che mi disse:

“Hai compiuto bene i tuoi servigi Hades. Anche se non credo ti dispiaccia che ti prenda sotto il mio servizio…”

Ero terrorizzato: provai un dolore inimmaginabile ovunque, come se il mio corpo venisse smembrato e ricomposto. Mi ero trasformato in una creatura orribile, ma con poteri eccezionali. Chaos mi aveva punito, dandomi ugualmente ciò che desideravo. Mentre nel mio ultimo barlume di ragione, fuggivo dal piano elementale nel tentativo di non sfogare la mia ira su Gaia, avvertii di nuovo la voce di Chaos:

“Ti ho reso l’immortalità dallo scorrere del tempo, ma la mortalità per ferita. Rimarrai così, finché qualcuno ti sconfiggerà. Ma non credo sia possibile senza ucciderti.” …ero condannato.»

Il fabbro fantomatico chinò il capo e tremò di disperazione e di rabbia, e di risentimento. Sbatté il pugno sul tavolo, che quasi non si ruppe e mormorò sconsolato:

«Per la mia brama di potere e la mia stoltezza, ho coinvolto persone che all’epoca non esistevano nemmeno. Mi dispiace…mi dispiace…»


“Beh, se con questo capitolo nn mi danno almeno il premio della critica… Direi che sono riuscito a chiudere ‘il cerchio’ riguardante le origini di Trivia e del fabbro fantomatico Hades che, ripeto, ho inventato di mia sana pianta tentando di renderli verosi mili. Un ringraziamento particolare a psyker, che con un suo commento mi ha evitato un piccolo errore di plot. Commentate, e IF YA SMMEEEEEEEEEEEEEEELLL!!!! WHAT THE ALEX IS COOKING!!

psyker: son sicuro che il nome fosse Sara, ci ho messo l'”h” perchè faceva un pò più carino. Spero che per il momento la natura di Trivia ti sia ormai chiara, poichè non era un jenoma prima e certamente non lo è adesso. Per Amarant e Quina, ti preannuncio che il prossimo capitolo sarà parecchio incentrato sul primo. Alla prossima!!


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