Dopo il lungo racconto di Hades, nessuno osava muoversi o a proferire parola. L’equilibrio della situazione si ruppe quando Amarant si alzò dicendo:
«Bene, direi che non ho più bisogno di ascoltarlo.»
«Non mi credi forse?» gli fece il fabbro alzandosi anch’egli.
«È proprio perché ti credo che non voglio ascoltarti ancora. Mi rifiuto di avere a che fare con colui che di fatto ha contribuito a condannare il mio amico al controllo fisico e mentale, da parte di un bastardo che hai aiutato a diventare la più grossa minaccia che questo mondo abbia mai conosciuto. Siccome dubito che voi non abbiate remore nel farvi comandare da uno come lui, me ne vado io.»
«Come sarebbe te ne vai?» chiese Steiner incredulo.
«Sì, me ne vado. Troverò io il modo di liberare Gidan da Trivia. Inizialmente il piano della regina non era male: trovarlo, e cercare di sconfiggerlo per tirar fuori quell’ammasso di letame dal suo corpo. Io la mia arma finale se servirà ce l’ho, le “Unghie Runiche”, e sapete che so usarle.» «Alt. Sai usarle?» chiese Hades.
«Sì, perché? Qualche problema?»
«No, anzi. Il fatto è che le mie armi possono essere usate alla piena efficienza solo da chi ne ha chiesta la forgiatura. Forse tu ne sei un discendente. Di quell’arma ne esiste una seconda in una città del continente dimenticato che per quanto ne so è sparita. Non puoi sfidare Trivia da solo con un’arma incompleta. E poi, saresti in grado di colpire quasi a morte un uomo, un amico che ha fatto di tutto per salvare la tua vita e quella degli altri?»
«Mi hai appena detto come fare. Sono un mercenario che ha conosciuto a malapena i genitori e dubito di discendere da un personaggio che ti ha chiesto di forgiargli un’arma. Ho già combattuto contro Gidan, non avrò remore a farlo ancora e ho i miei uomini. Se voi non ci riuscite, dubito che troveremo qualcuno migliore, e più disposto di noi a farlo. Ora, se non vi dispiace…» e prese la porta, facendo un mezzo cenno del capo. Il silenzio gravò di nuovo nella stanza per diverso tempo, prima che Daga si riscosse:
«No, dico, avete intenzione di farlo andare via così? Siamo compagni diamine!»
«Non lo siamo mai stati Daga. Si è unito al nostro gruppo solo per soddisfare la sua sete di battaglie e per capire il perché Gidan non lo avesse ucciso: non è mai stata sua intenzione quella di salvare il mondo.» disse Freija che fu la prima a cercare di avvicinarsi all’uomo salamandra, provando quasi una sorta di affinità per lui.
«Non ci credo Freija. Proprio tu parli di egoismo: dopo tutto quello che è successo a Burmecia e a Cleyra, potevi benissimo andartene e cercare Flatrey, invece sei rimasta con noi. Per cos’altro se non per il desiderio di giustizia? Gidan, non hai mai costretto nessuno a seguirlo. Lo seguivamo perché tutti avevamo lo stesso desiderio. Poi ognuno aveva la sua causa personale. Anche Amarant l’ha. E non me ne importa di ciò che pensate di lui. Io lo raggiungo.»
Daga letteralmente fuggì dalla stanza, lasciando basiti e perplessi i presenti, che si accorsero di stare perdendo, dopo tutto quel tempo il sentimento di gruppo che li permeava quando viaggiavano insieme per Gaya quattro anni prima. Raggiunse Amarant che con un sacco sulla spalla stava per uscire dal villaggio. Al primo richiamo della ragazza non si girò. Si girò solo quando la sentì proprio dietro di lei.
«Cosa vuoi, principessa?»
«Dove hai intenzione di andare?»
«Gentile da parte tua chiedermelo. Pensavo t’interessasse solo di Gidan.» le disse sarcastico. «Dove hai intenzione di andare?» richiese ignorandolo.
«Qui vicino ho raggruppato un gruppo di amici mercenari e cacciatori di taglie: c’è anche Lanì con loro. Per il momento studierò con loro le mosse di Trivia. Poi decideremo come muoversi.» le rispose ricominciando a camminare.
«Non puoi andartene così. Non puoi.»
«E chi può impedirmelo?»
«Io posso impedirtelo.» rispose allungando il passo e sbarrandogli il passaggio, alzando la testa in alto per fissarlo con aria di sfida. Non era certo in grado di fermarla: cosa poteva fare una maga bianca contro una macchina da morte qual era lui? Poteva ucciderla in cento modi diversi, e in altrettanti senza neanche che se ne accorgesse. Ma Amarant non mosse muscolo. Disse solo, quasi accusatorio:
«Spostati, principessa.»
«Primo, non chiamarmi né principessa né regina. Secondo, non ho intenzione di muovermi. A meno che tu non mi spieghi il perché vuoi andartene.»
«Penso di essere stato chiaro.»
«Forse, ma io non ti credo. Non è solo perché non vuoi sentire i saggi consigli di Hades, vero?» Colpito nel segno Amarant alzò la testa a fissare il cielo. Riabbassò il testone sul petto, scuotendo i rasta rossi fuoco. Poi chiese, con tono totalmente diverso da prima:
«Ti dispiace se ci sediamo?» mettendosi seduto sulla nuda terra con le gambe incrociate. Daga, inizialmente perplessa si sedette al suo fianco distendendo lateralmente le gambe, come faceva di solito.
«Da quanto ci conosciamo noi due?» iniziò improvvisamente Amarant. Mai gli aveva fatto una domanda simile.
«Direi quattro anni. Forse tre considerando quanto poco ci siamo visti.»
«E che razza d’uomo pensi che sia? A parte un uomo salamandra, ovvio.»
«Tu sei un uomo…forte. Che ama combattere. Che però ha scoperto che il solo combattere può toglierti tutti gli altri piaceri della vita.»
«Come chiacchierare con una ragazza.» rispose. Amarant lo stava a dir poco sorprendendo: mai lo aveva ritenuto così sensibile nel considerare come “cosa piacevole” il parlare con una ragazza, che risultava nel suo largo gruppo di “esseri deboli”.
«Anzi, con la ragazza del mio amico: colui che mi ha aperto gli occhi.» si corresse.
«E allora perché non fai felice la ragazza del tuo amico, e la aiuti a liberarlo da Trivia poiché è troppo debole per farcela?» le rispose provando il suo tipico “sguardo da cerbiatta”.
«Sinceramente, mai in tutti i miei viaggi ho conosciuto una così bella donna che non sia debole.» rispose notandoli non senza una mezza nota d’incertezza. Daga si sorprese ad arrossire lievemente, e tirò un pugno sul braccio grosso quanto lei dell’amico.
«Scemo! Che fai, approfitti della situazione?» ridendo.
«Ahio!» fece Amarant girandosi risentito.
«Non vorrai farmi credere che ti ho fatto male…»
«Beh, no. Diciamo che mi hai sorpreso. Visto? È proprio per questo che non posso partecipare alla vostra battaglia: io con voi sto bene. E non me la sento di affrontare un’avventura del genere contro un nostro comune amico, con delle persone che ho imparato ad apprezzare.»
«Dato che hai imparato ad apprezzarci, sai bene che ti apprezziamo anche noi.»
«Perché avreste bisogno di me? Siete abbastanza forti da cavarvela da soli. Inoltre non sono Gidan, che voleva e sapeva come salvare tutti. Qualche anno fa forse non mi avresti dato un pugno sul braccio.»
«E forse qualche anno fa non mi avresti detto una cosa così carina.» ribatté Daga.
Amarant si alzò e anche lei.
«Io ho bisogno di pensare… devo decidere se dopo aver scoperto gli altri piaceri della vita, posso decidere di avere una vita normale. E forse questa sfida mi aiuterà a deciderla. Devo decidere da quale parte stare.»
«E quale, per Odino?!» fece scocciata del suo girare intorno al soggetto.
«Quella dell’eroe buono altruista, o quella dell’aiutante burbero attaccabrighe che viene soppiantato dall’eroe buono. Forse sono egoista. Ma saprò come muovermi. Se saprò qualcosa, ve la invierò immantinente.»
«Noi siamo qui. E ti accoglieremo a braccia aperte se vorrai tornare.» e per la prima volta lo vide sorridere di gioia, di piacere di vivere. Le poche volte che lo vedeva sorridere, era solo quando vedeva un suo Rising Sun colpire in pieno un punto vitale dell’avversario.
«Grazie Daga. Ciao.» gli porse la mano. Quando Daga la prese con la sua, gli venne improvviso l’impulso di avvicinarla alle labbra e di darle un leggero bacio sul dorso. Non capì perché lo avesse fatto. Poi pensò e disse:
«Troppo tempo con Gidan e Steiner mi hanno addolcito. Anche baciamano sono diventato.» e fece per allontanarsi.
«Stai attento! E ricordati che ti vogliamo bene!» si alzò un lieve vento che rumoreggiando fece sparire pian piano la figura gigante dell’uomo salamandra. Gli sembrò quasi di sentire da lontano un “anche io”, ma forse si sbagliava.
Tornata in sala da pranzo sentì un forte vociare. Quina diceva una cosa sbracciandosi, Freija cercava di confermare la sua opinione alzando la sua voce squittente, Steiner sovrastava tutti con il suo vocione ma nessuno gli dava retta, Blank invece stava zitto con la mano sul volto con l’aria di chi è stufo di sentire troppe urla, e persino Eiko si stava sgolando. Si tappò le orecchie per il troppo rumore e cercò ingenuamente di fermare il discorso con un:
«Scusate…»
Nessuno l’aveva neanche notata, tranne forse Hades che cercò di far calare il tono. Non riuscendoci, Daga riprovò un po’ più forte:
«Scusate!»
Ma dopo l’ulteriore insuccesso, gli montò una rabbia tale che inconsciamente urlò la frase che Gidan gli insegnò tempo addietro:
«TACETE, MALEDETTI BASTARDI!»
“Misteriosamente” calò il silenzio e tutti guardarono l’elegante e impeccabile figura della regina di Alexandria stupefatti e con gli occhi sgranati, soprattutto Steiner e Freija che non si sarebbero mai aspettate un’espressione da taverna mal frequentata in bocca ad una ragazza d’alto rango. «E che c’è?! Mica siamo alla camera della politica di Lindblum! Che succede?» chiese ancora rossa per l’urlo.
«Succede che Hades dice che non dobbiamo combattere noi contro Trivia.» rispose Blank. «Veramente, ho detto che non dovete combattere contro Gidan posseduto che è diverso!» precisò il fabbro fantomatico.
«Ma mi faccia la cortesia!»
«Boni! Non ricominciate! Vorrei avere una spiegazione Hades, e il primo che emette un suono troppo forte dalla propria ugola, si becca un “novox”!» minacciò Daga.
«Il fatto, è che voi tutti avete combattuto insieme a Gidan, vi siete coperti le spalle a vicenda, vi siete curati l’un l’altro. Non potete combatterlo come fosse un nemico. E dovrete ferirlo quasi a morte per togliere Trivia dal suo corpo» fece laconico «Ci vorrebbe qualcun altro che sia potente almeno quanto voi che lo indebolisca a dovere: poi voialtri dovrete combattere contro Trivia che ricordiamoci, molto probabilmente diventerà ancora più forte se non gli sottraiamo l’Ultima. E dovete farlo con le mie armi.»
«E chi? L’unico che forse aveva poche remore nel colpire Gidan era Amarant, e ora se n’è andato.» «Scusatemi, ma in linea di massima io non avrei problemi: ho combattuto e sconfitto più di due volte Gidan, e non ho mai combattuto proprio al suo fianco.» disse Beatrix.
«Io conosco Flatrey che potrebbe combattere. Anche se lo conosce abbastanza bene, non credo che si tiri indietro da una sfida. Ultimamente sta diventando ancora più forte di me.» propose Freija. «Io invece pretendo di partecipare alla battaglia! Se non lo salvo io Gidan chi lo salva? Siccome Daga non può andarci, devo andarci io per il suo bene!» fece entusiasta Eiko.
«È troppo pericoloso anche per te Eiko: è meglio che tu sia al sicuro finché non lo battiamo.» «Uffi! Questo è razzismo!»
«Scusate, a cosa è dovuto questo improvviso entusiasmo nell’andare a picchiare il mio ragazzo?» fece Garnet piccata.
«In effetti…» commentò Hades, sul punto di mettersi a ridere. Dopo un altro po’ di chiacchiere alla rinfusa, si giunse a una decisione, detta da Hades:
«Allora è deciso: ci divideremo in due gruppi: il primo composto da Beatrix, Flatrey, e la maestra di Quina andranno a combattere Trivia insieme a me, e cercheranno di trovare un modo per sconfiggerlo; voialtri intanto dovreste andare a recuperare le mie altre armi che ho saldato: ho analizzato i vostri stili, e penso che ce ne siano altre tre o quattro che possono essere trovate.» «Sbaglio, o hai detto che le armi che creavi erano su ordinazione di una persona e che in pratica solo quella persona era in grado di usarla perché amplificava il suo potere, eccetera eccetera?» si intromise Blank.
«Ho già in mente un idea non preoccupatevi. Forza, preparatevi a partire.»
«Un momento!» echeggiò improvvisamente una voce femminile. Era Mikoto che teneva dietro la schiena un oggetto non molto identificabile:
«Anch’io so combattere: mio fratello mi ha insegnato parte della sua scherma, e ho anche una certa bravura nella magia.»
«Lieto che tu voglia partecipare: ma sarà difficile trovare un’arma anche per te.» «Ho la daga Orichalcon di mio fratello. E per le magie, mi sono permesso di modificare una tua vecchia creazione…»
Mosse il braccio da dietro la schiena, e rivelò l’asta Chaos di Zeus di Vivi, con una rottura su parte della capocchia, che era stata sostituita con applicazioni tecnologiche Jenoma e dei maghi neri. Guardandola con un misto di nostalgia e di curiosità, il fabbro acconsentì a non modificarla ulteriormente.
«Alcune credo che le abbiamo già: la “Pinna di balena” di Daga, la “Laguna rock” di Steiner, e il “Flauto d’angelo” di Eiko.» elencò la draghiera.
«E siete riusciti a usarle?» chiese meravigliato Hades. «Sì, abbastanza. Ci ha consentito di eseguire qualche magia che non sapevamo.» ricordò Eiko. «Solo qualche magia!? Allora non avete idea di quello che possono realmente fare queste armi!» «Scusatemi un secondo, vado a prendere una boccata d’aria non mi sento bene…» disse all’improvviso Daga, che fu subito seguita da Beatrix. In effetti, dopo aver lanciato quell’urlo aveva incominciato a diventare pallida e a parlare sempre meno forte. Forse erano i postumi del lungo digiuno. Hades non se ne avvenne e continuò il suo discorso.
«Però in parte siete riusciti ad utilizzarle… bene ho deciso, renderò le armi degli strumenti al vostro servizio: mi servono delle gocce del vostro sangue; ricordatelo anche a Daga quando starà meglio. In quelle armi, mettevo delle gemme in cui inserivo una goccia di sangue del compratore che doveva usarle in modo che la spada, o l’asta reagisse solo al suo comando.»
«Buona idea, così posso farle un analisi. Meglio sapere in anticipo se Daga può o meno sostenere una battaglia del genere.» pensò Mikoto.
«Forza, andate a trovare le armi! Io intanto fabbricherò le altre gemme!» esclamò il fabbro entusiasta, togliendosi il soprabito e restando con una maglietta nera.
“Niente male vero? Una parte un pò introspettiva, specialmente sui personaggi poco importanti, ci stà sempre bene soprattutto con Amarant uno dei miei preferiti. Come avete visto, ho detto che alcune delle armi finali dei personaggi sono state trovate, salvo quella di Freija, Amarant, Quina ed ovviamente Gidan. A questo punto chiarisco il fatto che l’Ultima Weapon che adesso è in mano di Trivia l’ho ideata “fondendola” con l’Excalibur 2, l’arma finale segreta di Steiner che è quasi impossibile da ottenere, poichè bisogna raggiungere mi sembra in diciotto ore un certo posto nel quarto cd e una volta battuto un boss la si trova. E poichè ho letto che la descrizione recita “Forgiata in un’altro mondo”, mi ha fatto venire l’idea per la fabbricazione di Hades. Ripeto, l’Ultima Weapon (che per adesso chiamo solo Ultima) adesso ha una forma simile all’Excalibur 2. Successivamente… ve lo dico dopo. Continuate a commentare, poichè i vostri commenti e incoraggiamenti più che mai mi servono in questo momento. Passiamo alle risposte:
psyker: no, non stavo aspettando che commentassi, diciamo che senza un tuo commento forse non mi sarei sbrigato a pubblicare questo capitolo… ops! l’ho detto! Comunque, devo essere sincero, non ho assolutamente pensato al mondo greco per l’ideazione della dea della luce e del dio dell’oscurità: li ho semplicemente ‘importati’ da Final Fantasy Dissidia. Se comparirà la dea della luce? Devo prima decidere che finale adottare. Non posso dire altro!
CIAAAUUUUUUUUU!!!!”