Era passata quasi mezzora da quando i suoi amici erano partiti per andare incontro al malvagio Trivia nel tentativo di indebolirlo, per poi aspettare l’arrivo di Hades che lo avrebbe esorcizzato dal corpo di Gidan. Daga era ancora imbambolata dopo che con l’aiuto di Beatrix aveva compreso di essere incinta. Lei incinta. Tale pensiero la spaventava, la entusiasmava, ma la intristiva allo stesso tempo. Pensare che quel figlio suo e di Gidan, rischiasse di non avere il padre se qualcosa fosse andato storto nel piano del fabbro fantomatico. Avrebbe dovuto partecipare alla battaglia, non farsi convincere da Beatrix e da Steiner a non combattere. Ma d’altronde se Trivia una volta battuto, avesse cercato di impossessarsi del suo di corpo, o peggio del feto del bambino? Non riusciva a star calma. Era nervosa oltre l’inverosimile e Hades, che era in meditazione e in diretto contatto telepatico con Mikoto, Eiko, Flatrey e Quera, certamente non gli dava compagnia adeguata. «Come sta andando?» chiese inginocchiandosi verso il fabbro seduto con le gambe conserte, concentratissimo e con gli occhi chiusi. Infatti, non gli rispose.
«Ehm…Hades?» richiese educata.
«Eh?» aprì improvvisamente gli occhi «Scusa, ero molto concentrato. Sei preoccupata vero?» «…sì. Ma non per loro: sono dei duri, sopravvivranno; è per Gidan che ho paura. Se non riuscissimo a eliminare Trivia dal suo corpo, potrebbe morire. E non lascerebbe solo me da sola…» disse malinconica guardandosi la pancia che era già un po’ gonfia.
«Allora, questa volta sarò più chiaro: questa scheggia dell’Ultima» disse mostrandole il preziosissimo frammento recuperato da Mikoto «può essere la chiave di tutto. Dal piccolo foro creatosi sulla spada uscirà anche se invisibile ad occhio umano, parte della presenza di Trivia e dell’incantesimo che lo fa stare in simbiosi con essa e con Gidan. E se è costretto ad usarla per attaccare, il processo sarà inevitabilmente più rapido. Poi interverrò io.»
«E tu… lo ucciderai? Non sarai anche tu troppo coinvolto emotivamente? Dopotutto, non è lui che ti ha fatto passare secoli in una forma demoniaca in completa solitudine dopo averti ingannato?» Hades non rispose subito. Effettivamente capì che la regina aveva ragione.
«È vero. Chi altri potrebbe farlo? Oddio, può esserci un metodo molto più sicuro per esorcizzare Gidan…»
Garnet drizzò le orecchie, ignorando per un attimo il fatto che non gliene aveva parlato prima:
«Quale?!»
«Ma non sarò io a farlo: dovrai farlo tu. Sei sicura di volere ascoltare?»
Prima che rispondesse, rientrò dentro Blank, che non se la sentì di entrare in battaglia poiché non poteva certo competere con il potere e la preparazione degli amici. In mano aveva una lettera. «Avrei dovuto dartela prima Garnet. Gidan l’ha data a un nostro uomo, Antinood, prima di immergersi a cercare l’Ultima. Faresti meglio a leggerla. Ha espressamente chiesto di fartela leggere solo se gli fosse successo qualcosa. Purtroppo abbiamo saputo tardi quello che era successo. Ed io mene sono ricordato altrettanto tardi.»
«Me la vuoi dare o no questa lettera?» chiese tendendo la mano impaziente. Una volta presa in mano, ne lesse il contenuto a voce alta, ma quasi subito gli divenne rotta per l’emozione:
“Daga amata, Ho scritto questa lettera di modo che tu possa essere la prima a sapere di un mio probabile incidente in questi mari gelidi in cui ho accettato stupidamente di condurre questa missione di recupero. Ho capito solo qualche giorno fa, dopo che mi sono svegliato la mattina dopo che avevamo fatto l’amore quanto in realtà io tenga a te. Il nostro rapporto non deve esser tenuto così tanto a rischio per la mia fame di avventura. Ma se leggi questa lettera, evidentemente mi deve essere successo qualcosa di più o meno grave; devo confessarti una cosa che non ti ho mai detto, ma che forse già sai: sono stato in coma magico, si, ma solo per un anno. Ho preferito aspettarne un altro non solo per riprendermi, ma per un pensiero che ora mi fa vergogna solo a ripensarci: avevo paura che tu non mi volessi più. Quando mi hai abbracciato quel pomeriggio dopo la sorpresa che ti avevo fatto, e quando abbiamo dormito insieme quella sera, avevo davvero voglia di farti provare la mia riconoscenza in senso “stretto”. Non l’ho fatto: avevo ancora paura di perderti, perdere ciò che avevo con così poca fatica ottenuto ma che quasi stavo perdendo di nuovo. Ecco perché ho aspettato tanto per chiederti di baciarci, di stare più tempo assieme. E forse anche per questo accetto queste missioni. Ma ora, sono più che sicuro che ciò che ci lega è l’amore vero, quello classico delle favole, quello romantico dei poeti, quello anche sensuale dei romanzi piccanti. E questa sarà l’ultima missione che farò, giuro. D’ora in poi penserò solo al mio ruolo di ragazzo e di marito (sì hai letto bene e mi sento una merda a chiederti di sposarmi tramite lettera). Non intendo una semplice incoronazione, ma una vera cerimonia di nozze, con tanto di anello. E ora non ho dubbi se tu mi vorrai o no. Ti chiedo solo di starmi vicino nella mia malattia e nella mia gua-rigione, perché per più di un anno ho sentito la tua mancanza quanto più ne avessi bisogno, e non voglio riprovarla. E di non abbandonare la speranza, anche se fossi grave. C’è sempre speranza. Vorrei scriverti altre mille parole, ma il foglio è corto, quindi completo solo con questa, forse ovvia ma mai più vera frase:
Ti amo, Daga.
Tuo, Gidan.”
Il silenzio era rotto dai leggeri singulti del quasi silenzioso pianto che aveva colto la regina, colpita dalle parole del ragazzo, che forse mai sarebbe riuscito a dirgliele a voce. Ora però non aveva più dubbi:
«Hades, voglio provarci. Dimmi cosa devo fare.» disse più risoluta dopo essersi ripresa.
«Il legame che li lega, è sicuramente stabilito dalla spada che ha in pugno, ma dovrebbe essere formato da una sorta di contatto sub-coscienzale tra le due parti: se il cervello di Gidan ha resistito al possesso di Trivia, allora è ancora vivo dentro di lui. E se, come credo, grazie al buco che c’è sull’Ultima sta perdendo tale contatto, una emozione forte può fargli riprendere momentaneamente possesso del suo corpo. L’emozione di cui parlo… è vederti. L’amore che prova per te è molto forte, è sicuro che succederà qualcosa. E allora dovrai colpirlo con un’arma che uccida Trivia, ma che non ferirebbe Gidan.»
«Un’arma…sua?» capì.
«Esatto. Quando sono passato ad Alexandria per posare Beatrix e Steiner, ne ho approfittato per prendere una cosa…»
Prese dalla sacca che aveva vicino al suo scudo un oggetto dall’aspetto consunto. Un’arma semplicissima, acquistabile dal più povero negozio d’armi, ma che per lei e per il Tantarus aveva un significato importantissimo: la daga di Gidan. Quando Garnet la prese in mano, venne assalita dai ricordi: ricordi di quando la vedeva usare in battaglia, ricordo di quando prese ispirazione per cambiare nome e di quando fece il radicale gesto di tagliarsi i capelli, cosa che aveva fatto solo altre due volte in quegli anni. Si commosse di nuovo, vedendola, e cominciò persino ad accarezzarla, come un essere vivente a lei caro.
«Se a quest’arma applicassi la granata dove hai versato il sangue, può essere veramente la cosa che possa colpire al cuore Gidan, in tutti e due i sensi. Io verrò con te, e ti metterò in condizione di poterlo fare. So che non è una richiesta facile: colpire il proprio amato…»
«Appunto perché lo amo che devo farlo: lui si sarebbe ucciso per me. Non so se avrà mai il coraggio di colpirmi, ma io devo mostrarlo sia a me stessa…che a lui. Così capirà che certe scelte sono in grado di prenderle da sola. E che non ho perduto la speranza, neanche in questa situazione.» rispose. Poi si alzò in piedi e disse:
«Verrò con te, Hades.»
E sul volto del fabbro fantomatico apparve un sorriso quasi maligno, elettrizzato da quella nuova sfida.
Vedere Daga in quel posto in quel momento fu sicuramente una sorpresa per tutti. Ma l’attenzione di Trivia era rivolta solo alla persona che aveva a fianco: quell’uomo di mezza età con uno strano vestito rigido bianco con dei colori etnici e dei piccoli pendagli, seduto su uno strano scudo rettangolare, da cui scese per prenderlo in mano. Si avvicinò a Trivia, con sorriso smargiasso mentre il semidio non si muoveva interdetto.
«Beh, Trivia, ti trovo bene. Devo dire, però, che il tempo è stato più generoso più con me, che con te!»
Trivia sobbalzò:
«…Hades?! Non è possibile! Io ti avevo colpito! Ti avevo colpito ma… ora ricordo: mi hai interrotto dal mio intento! Stavo quasi per farcela!»
«Fare cosa? Diventare il dio dell’oscurità a spese mie, e di tutto l’universo? Hai già messo in pericolo questo pianeta e quest’angolo di realtà una volta, e non ti permetterò di rifarlo. È un peccato che tu abbia rimosso il globo di sicurezza: sarei stato curioso di sapere cosa sarebbe successo se lo avessi attivato.»
«Non l’ho solo tolto: l’ho distrutto. Ora quest’arma è perfetta sotto ogni aspetto. A proposito la tua dov’è?»
«Che sbadato! L’ho dimenticata!» fece Hades fingendo l’aria di chi si è scordato una cosa importante a casa «Ma in compenso ho portato questa.» fece alzando il suo scudo.
«Folle! Cosa può fare un misero scudo contro la mia spada suprema?!» disse avventandosi su esso. Appena il fabbro alzò il braccio, lo scudo cambiò forma dopo che la sferetta al suo centro si era illuminata, diventando più piccolo e più spesso, bloccando il colpo di Trivia, permeandosi della luce bluastra dell’Ultima.
«Nessuno pensa mai alla difesa quando mi chiede di forgiargli un’arma. Se fossero esistiti fabbricanti di scudi un po’ meno bravi di me, le mie opere non sarebbero state conosciute come “armi finali”!» disse scostando la spada. Trivia provò ancora, ma dovunque indirizzava il colpo e indifferentemente se di punta o di taglio, lo scudo del fabbro cambiava forma parandolo, facendogli perdere l’equilibrio. E Hades si muoveva in circolo, senza perdere apparentemente terreno dall’assalto del semidio e ciò sembrò apparentemente sfiancarlo.
«Tutto a posto?» chiese il fabbro schernendo l’avversario.
«Non potrai nasconderti per sempre dai miei colpi! E senza la tua spada, non puoi nulla contro la mia!» urlò indirizzando un rapidissimo diretto che si infranse contro lo scudo ad una velocità e con una forza tale che il terreno si mosse per un secondo sollevando polveri. Il globo centrale da nero era diventato del colore dell’Ultima e cominciò a emettere una forte luce prima di una possente esplosione che seppur piccola di dimensioni scaraventò Trivia lontano mettendolo al tappeto. Mentre tentava di mettersi nervosamente appoggiato sugli avambracci, vide il globo diventare di nuovo scuro, e lo scudo trasformarsi nella Soul Eater di Hades, la spada che aveva messo non poco in difficoltà i nostri eroi.
«Chi ti dice che non l’ho presa?» disse caricandola all’indietro. Poi si guardò intorno e ordinò: «Ragazzi ho bisogno di copertura!»
Intuendo che stava caricando il suo colpo più potente, Trivia gli corse incontro, senza pensarci due volte. Improvvisamente venne placcato da Quera, ma la maè venne sbalzata via dalla sua irruenza, nonostante lo avesse rallentato.
«“Concentrando il potere nella spada…”» recitò Hades.
Mentre correva, il malvagio vide la Qu lanciare un incantesimo difensivo al fabbro che fu ricoperto da una sfera e da un quadrato dandogli una “difesa totale”, ma Trivia non se ne avvenne.
«Uno…» cominciò a contare il fabbro mentre la sua spada ebbe un sussulto.
Si avvicinava sempre di più: erano una cinquantina di metri ma quei pochi secondi durarono un’eternità. Mentre correva, vide sul terreno dinanzi a se formarsi il disegno del muso di un drago dentro un cerchio. Flatrey lo controllava con ambo le mani e cominciando ad unirle, dal cerchio cominciarono ad uscire la forma magica delle mandibole del drago, in atto di inghiottire la preda. Trivia fece uno spettacolare salto in avanti aiutandosi con il volo, lisciando le mortali fauci e fu preso solo di striscio, e ciò contribuì a farlo ulteriormente rallentare.
«Due…» continuò a contare il fabbro. La spada fu avvolta da delle folgori e da una leggera “nebbia”.
Mancavano appena venti metri e Trivia continuava a fissare davanti. Ciò non lo fece accorgere dell’enorme roccia a forma di gufo con sopra uno spettacolare lupo bianco e blu che era spuntata di fianco a lui. Eiko evocò “Ira sismica”, la più rapida evocazione che riuscì a chiamare poiché non si era ancora ripresa dal colpo precedente. L’enorme pugno venne scartato all’ultimo minuto da Trivia che comunque rotolò di lato, allungando di fatto il tratto di terreno che lo separava di Hades. Questa volta evitò di correre e cominciò a volare in linea retta, quando vide il cielo sopra di lui farsi nero e il terreno vibrare. L’aria stessa intorno a lui era instabile e lo costrinse a fermarsi; il terreno si frantumò sotto i suoi piedi e venne inghiottito dal pezzo di cielo che si era letteralmente distaccato dal resto. La forma cubica evocò dallo spazio un pezzo seppur piccolo di universo, che scontrandosi con gli elementi di Gaia sprigionò un’enorme energia che fece spostare di qualche centimetro l’intero pianeta nell’etere che miracolosamente non perse il proprio assetto; le conseguenze invece erano visi-bilissime: i Cristalli sprigionavano incontrollatamente energia per evitare l’estinzione di tutte le vite; i vulcani del continente Isolato si riattivarono eruttando fiumi di lava che arrivarono fino in mare; nel continente dimenticato diversi tsunami provocati dai terremoti, investirono l’arcipelago Salvage sommergendo diverse isole, salvo il Chocogolfo e l’Isola di Daguerreo; nel continente della nebbia gli effetti furono minori, ma non meno notabili: a Toleno spuntò un sole quasi pomeridiano, nella dimenticata Burmecia cessò di piovere, e la nuova capitale Burmecia-Cleyra vide il vecchio vortice di sabbia che proteggeva il distrutto albero di Cleyra riattivarsi senza motivo. Nel campo di battaglia davanti alla Porta Drago Terrestre, il cielo divenne quasi viola, e cominciò a lanciare sull’orda mostruosa, evitando misteriosamente gli uomini, una pioggia di pietre incandescenti. Mikoto teneva con entrambe le mani il “Chaos di Zeus” che fu di Vivi, concentratissima e in preda ad ogni dolore impossibile per l’immenso costo che le costava mantenere “l’Apocalisse” che stava lanciando. Anche se invisibile dall’interno, Trivia era colpito da ogni tipo di magia e di energia possibile. La giovane Jenoma, sentiva la sua anima in subbuglio e la sensazione, benché gli sanguinasse il naso e sudava freddo, le piaceva. Le quattro gemme sullo scettro turbinavano vorticosamente, fin quando si fermarono e il globo nero si disintegrò in una bolla luminosa. Il semidio malvagio non si vedeva.
«Tre…» contò ugualmente Hades. La spada cambiava colore dallo scarlatto al verde, all’arancione al viola. Di Trivia però neanche l’ombra. Fino a che, quando la luce si ridusse collassando su se stessa, tutti videro fuoriuscire da essa un piccolo globo verdognolo:
«Non è possibile…» riuscì a dire Mikoto prima di accasciarsi a terra priva di forze.
«È Trivia! Ha eretto una barriera con la spada!» indicò Eiko.
Il corpo posseduto di Gidan era intatto, solo i vestiti di pessimo gusto erano strappati e bruciacchiati. Trivia caricò il colpo, proprio mentre Hades fece:
«Ci sono! “Maledizione”!» e colpì. I colpi delle due spade andarono entrambe a segno, scatenando un turbinio di luci e colori spettrali e spettacolari. L’incantesimo di Quera venne disintegrato come se nulla fosse. Il silenzio regnò per diversi secondi, senza che nessuno dei due desse segni di vita da oltre il polverone che si era levato dal terreno sconvolto anch’esso dalla battaglia.
Improvvisamente da una parte, uscì Hades, che saltava indietro tenendosi il braccio sulla spalla da dove fuoriusciva sangue. Trivia provò a sferrare il colpo di grazia con volto beffardo ma Hades sparì lasciandolo interdetto. Un secondo dopo ricomparve portando con sé Garnet, che con la daga di Gidan in mano colpì in pieno Trivia! Il suono che si levò sembrava il cozzare di un martello su un ferro arroventato più che di una lama su un corpo umano. Trivia giaceva sdraiato a terra, e Daga era in ginocchio di fronte a lui, Hades non riusciva a muoversi per il dolore alla spalla. «Non ci sono riuscita…non ho colpito il cuore!» dichiarò la regina.
Difatti il semidio si alzò improvvisamente da terra e brandì l’arma contro Daga che non si parò nemmeno, consapevole della morte imminente. Ma non accadde nulla. Trivia rimase fermo con la lama a qualche centimetro dal corpo indifeso della ragazza e per quanto si sforzasse, non riusciva a muoversi. Dal suo braccio sinistro libero, comparve d’improvviso una leggera ferita di striscio che nessuno dei presenti era riuscito a infliggere. Dal nulla prese inspiegabilmente forma fra Trivia e Daga una sagoma umana che fermava con ambo le mani il braccio armato del malvagio cominciando a spingerlo verso l’alto, dandogli le spalle: la figura aveva delle galosce grigie, pantaloni larghi blu chiaro, una strana cintura con un lungo fodero vuoto, un gilet pure lui blu e sulle braccia scoperte, due singolari risvolti di camicia legati a due guanti di pelle grigio scuro. Aveva i capelli biondi a caschetto con un piccolo codino, gli occhi azzurri color del mare e una coda bionda oro: era Gidan. E parlò:
«Daga! Colpisci! Colpisci al cuore!»
Daga era abbagliata da tale vista, non riusciva a muoversi per la sorpresa, ma solo a stringere di più l’elsa della daga. Poi disse:
«Gidan…» ma Gidan quasi stesse compiendo uno sforzo inumano rispose, quasi impaziente:
«Sì, sì, sono io! Colpiscilo! Non so quanto tempo riuscirò a tenerlo fermo! Solo tu hai il potere di colpirmi il cuore: è tuo!» urlò.
Quest’ultima frase la riscosse e con determinazione, affondò l’arma fino all’elsa nel petto immaginario del ragazzo, mentre da quello reale posseduto da Trivia si levò uno scintillio magico e cominciò a sanguinare copiosamente uno strano liquido nero. L’Ultima stava perdendo la sua luce cangiante e stava diventando pure lei nera. Trivia la lasciò cadere e urlò disperatamente. Dagli occhi sgranati e dalla bocca aperta uscì altissimo un raggio di luce blu che andò dritto al palazzo volante: dentro di esso s’intravedeva la figura originale di Trivia che si torceva di dolore, e man mano che scemava il corpo ritornava come era in realtà, vestiti compresi. Una volta che la miracolosa mutazione si compì, Gidan, perché ormai era veramente lui, chiuse gli occhi e cadde faccia avanti. Daga lo prese al volo lo mise sulle gambe rannicchiate e lo abbracciò inondandolo di lacrime di gioia chiamandolo ripetutamente. Tutti si avvicinarono febbrilmente, ma Gidan non si svegliava neanche schiaffeggiandolo. Daga pensò al classico bacio, ma sentì una mano che leggermente le sfiorava il sedere, ma non reagì. Vide il Tantarus avvicinare tremolante il braccio all’altezza della bocca, mettere la mano a coppa e dire flebilmente ma chiaro:
«F-finalmente…G-gidan è…tornato…a…uh, dov’è che siamo?»
“Ehehehe, il nostro Gidan è sempre il solito non c’è che dire. Dunque, premetto che la scena della lettera (spero di non averla resa troppo melensa) mi è venuta a spunto seguendo un documentario su un soldato americano in guerra che mandava spesso lettere del genere a sua moglie, e che fortunatamente tornò sano e salvo. Vi saluto, e vi chiedo anticipatamente scusa per il ritardo della pubblicazione del prossimo capitolo, ma sono ad un punto morto e spero di riuscire a sbloccarmi in tempi “umani”. E adesso passo alle risposte ai commenti!
Linali San: una nuova commentatrice!! ME HAPPY!! Ti ringrazio per il consiglio riguardante le scene di guerra che fortunatamente vedo che sono state apprezzate. Effettivamente avrei voluto scrivere qualcosa in più sulla battaglia, ma è già stato tanto che sia riuscito a creare una strategia militare verosimile!! Che dire inoltre, aspettavi la scesa in campo di Daga… beh, credo che più di così non poteva fare! Spero di ricevere ancora tuoi commenti!!!
Psyker: dimenticato di Lylith? Dopo tutta la fatica che ho fatto per descrivere l’incontro con Trivia?! Non sono mica masochista, yohohohohoh! La scelta dei mostri è stata piuttosto semplice, dopotutto cosa possono cavalcare due potentissime guerriere, se non tra i più forti mostri volanti del gioco? Sono particolarmente contento che ti piaccia lo scontro tra Trivia e Rovy, ho voluto rischiare un po’ mettendo una gigantesca tigre in combattimento con un’uomo armato. Sono contento che l’effetto piaccia!