[Fan Fiction] The Ultimate Weapon : Capitolo 4

“Salve a tutti i fan-fiction-finalfantasinari!!! Dopo questo pessimo neologismo, direi che è ora di passare al capitolo 4!!! Buona lettura!”


La bellissima nave volante blu scura volava radente sulla superficie marina pure lei blu scura. Era talmente veloce e silenziosa che si confondeva con le acque al di sotto, e i gabbiani ci si posavano sopra, attratti dalla sua forma che ricordava vagamente la loro. Gidan la guidava tramite delle lunghe leve ricurve che finivano con dei pomelli, uno per mano. La sensibilità e la manovrabilità dell’idrovolante erano quasi impossibili da governare per una persona normale. La prima volta che Gidan si mise ai comandi, quando dovettero fuggire dalla distruzione di Branbal e dal collasso di Tera, sentì che l’Invincible gli trasmise una strana sensazione di familiarità che mai aveva provato guidando altri idrovolanti. Evidentemente la macchina era stata costruita per i Jenoma, e poiché Gidan era un Jenoma, la sapeva guidare con maestria invidiabile. Questa volta però pareva distratto, perso nei suoi pensieri. Blank stava appoggiato a una delle pareti della sala di pilotaggio, osservando l’amico notò la sua aria malinconica e si rese conto che da quando si era svegliato dal coma magico in cui era caduto, spesso lo trovava con lo sguardo perso nel nulla. Le prime volte era senza dubbio una conseguenza del risveglio dal lungo sonno e dall’inattività del cervello, pensava, ma ormai erano passati quasi due anni. Blank, però, che conosceva Gidan e sapeva con chi aveva passato la notte di qualche giorno prima gli chiese:

«Ehi, sei ancora con noi?» ma non ottenne risposta. Cambiò domanda:

«Cos’è sei ancora offeso per prima? Lo sai come sono fatto, troppi cambi d’idrovolanti mi danno ai nervi, per non dire allo stomaco. È ovvio che diventi scorbutico.»

«Ti pare che me la prenda per questo? So bene il tuo rapporto con questi affari volanti. La verità è che… forse non avrei dovuto accettare questa spedizione. E forse non avremo dovuto… farlo poco prima di una missione.»

«Beh, dovrebbe essere stimolante no?» cercò di sdrammatizzare Blank.

«Per quello si figurati! Mi sento ancora la carica addosso! » esclamò Gidan riscossosi dal torpore. Ma la ventata di allegria passò sul suo volto, manco fosse una nuvola passeggera e ritornò triste:

«Sono distratto, continuo a pensare solo a lei. Non sono abbastanza concentrato per trovare questa spada.»

«Gidan, che potevamo fare scusa? Se fosse stato solo per la richiesta esplicita del Granduca, ti avremmo lasciato ancora qualche giorno con Daga. In questo luogo ci sono troppi vortici di natura magica e i chocobo hanno paura a passarci. Ecco perché ci servono la tua percezione in materia, e l’esperienza del tuo Choco. Il punto preciso lo abbiamo praticamente individuato. Sei tu che poi dovrai calarti giù e prenderla. Si tratta di passare vicinissimi alla Frattura e solo tu hai l’abilità per farcela.» replicò Blank.

«Si forse hai ragione… d’altronde una missione pericolosa come questa, potrà distrarmi. E poi più tempo sto qui a lavorare, meno sento le lamentele di Daga! Sta sempre a dirmi, è pericoloso, chi sa che pensano i nobili se ci vedono in strada, ho cose importanti da fare, bla bla bla. Dovresti vederla quando sta con me: le vedo in faccia quel sorriso di quando si tagliò i capelli ad Alexandria, quella timidezza di quando mi è atterrata con il sedere in faccia sul Cargoship, oppure di quella volta quando…»

Se non lo fermava, quello era capace di raccontargli tutte le espressioni fatte da Daga in tutti e quattro i CD di F.F. 9:

«Sisisi, ho capito, va bene. Non appena finiremo con questa ricerca e saremo passati a dare il tesoro a Mikoto, ti depositerò sul balcone della regina. Vuoi anche una rosa da metterti in bocca, cavaliere senza macchia e senza paura?» disse sprezzante.

«Ah, quello è e resterà sempre il vecchio Steiner!»

«Certo, certo… attento all’iceberg!»

Dopo altri due minuti di slalom tra i ghiacciai, prima che a Gidan venne in mente di alzarsi di quota- distrazione che volete farci…- arrivarono proprio sopra il punto, dove tre anni prima sorgeva l’isola splendente.

Alcune navi da carico galleggiavano sulle acque vicine, intorno al posto individuato come il nascondiglio del tesoro sommerso, nuotavano alcune persone in una strana tuta coprente e ignifuga, e certi in groppa di alcuni chocobo blu. L’Invincible si fermò pochi metri prima del gruppo di sommozzatori e tramite una rampa, Gidan comandò al suo Choco con un paio di tocchi di talloni di entrare nel freddo oceano. Nonostante anche lui indossasse la tuta che era collegata tramite un tubo di sicurezza alla nave più vicina, appena entrò nell’acqua, sentì la bassa temperatura del mare e rabbrividì. Tuttavia il chocobo dorato si diresse con buona velocità dai suoi simili. Uno di questi pennuti era cavalcato da Antinood un nuovo membro dei Tantarus, un ragazzo dall’aria intelligente: «Signore, i nostri Chocobo hanno individuato quasi con certezza il luogo dove si trova la spada sommersa, cioè sul crinale est della Frattura, ma hanno paura a immergersi a più di una certa profondità con questa temperatura. Tra l’altro sta arrivando una tempesta, e ciò complica le cose.» «Riposo, soldato…» gli disse Gidan con aria annoiata. «Ma che mi dai del “signore”? Non siamo mica nell’esercito! Comunque non preoccupatevi, da questo momento ci penso io. Ah, senti potresti farmi un favore?»

«Certamente signor Gidan!» rispose il ragazzo, onorato dalla richiesta del suo “capo”. «Degli altri ragazzi non mi fido molto, conoscendoli aprirebbero la lettera prima di consegnarla. Se dovesse… capitarmi qualcosa di imprevisto, potresti consegnare questa lettera alla regina Garnet di Alexandria?»

«Certamente. Ma non preoccupatevi signore.» lo rassicurò prendendo in mano la fune «Il mio compito è garantire la vostra sicurezza: uno strattone se trovate il tesoro, due strattoni se vi trovate impigliato o incastrato, tre se vedete goccioline di condensa sul visore del casco. La nuova tecnologia del vapore, ha fatto passi da gigante vero?»

«Certo. Mi fido di te, Antinood.» gli disse Gidan dandogli la lettera chiusa con il bollo dei Tantarus (ovvero un tesoro aperto con due pale incrociate).

Chiudendosi il casco provò subito una strana sensazione di oppressione, ma quando cominciò a sentire un lieve sibilo dovuto all’aria che entrava, si rassicurò. Fatto ciò si avvicinò sempre di più nel punto indicatogli dal suo Choco e quando gli sentì fare:

«K-KUEHHH!!!» tirò le redini e il chocobo s’inabissò nuotando come un pesce.

Erano passati due minuti e ancora non riusciva a vedere il fondo. La scomparsa dell’isola aveva naturalmente causato un abbassamento del fondo marino, ma si preoccupò giacché ancora non si vedeva. Poi la vide: la Frattura era un’apertura stretta e irregolare, con i bordi slabbrati, proprio come una brutta ferita. Dall’interno di essa risplendevano ancora i riflessi violacei che tempo prima illuminavano l’isola Splendente. Ogni tanto usciva anche qualche zampillo magico e la luce abbagliante dava l’impressione di trovarsi ancora in superficie. Gidan sapeva di essere immune a questa luce vorticosa, poiché l’aveva attraversata per entrare a Tera, ma più che altro si preoccupò dell’attività magica che la Frattura aveva: poteva essere capace di sciogliergli lo scafandro come fosse stato del burro tagliato da un coltello caldo. Ecco un altro motivo per spingerlo a sbrigarsi: cercò di spingere Choco il più vicino possibile al fondale, ma il pennuto a un certo punto si rifiutò, spaventato dalle energie che lo permeavano. Gidan da quando si era risvegliato dal coma, riusciva a percepire con discreta precisione due fonti magiche diverse, di distinguerne la provenienza e l’entità. Essendo poi la luce della Frattura un’entità familiare, l’individuazione dell’arma magica era più semplice. Gidan smontò dal chocobo e iniziò a nuotare a delfino. Girandosi indietro per vedere circa a che profondità era, notò Choco che stava risalendo. Sbuffando,continuò a nuotare, e arrivato ormai sulla superficie deformata, chiuse gli occhi e si concentrò: mentre lo faceva la realtà circostante gli si manifestò per quello che realmente era: la luce gli appariva tremolante e pulsava come se fosse una cosa viva; i lapilli magici che la Frattura emetteva avevano una scia, e un’aura del tutto diversa: erano pezzi del pianeta Tera che senza il flusso delle anime si stava lentamente disintegrando. Poi ad un certo punto, lontano da dove si trovava, notò un puntino blu nel fondo scuro dell’oceano. Avvicinandosi, notò una strana forza che lo permeava e lo attraeva, come una falena. Aprendo gli occhi vide che un’incrostazione ghiacciata aveva inglobato totalmente la spada, e all’interno s’intuiva la sua inconfondibile sagoma che risplendeva anch’essa. Gidan penso che l’aria ormai si stesse esaurendo, e non potendo certo fare un lavoro certosino, decise di staccare la spada dal fondo, con tutta l’incrostazione. Estrasse quindi dal fodero la daga con cui era riuscito a sconfiggere Garland e Kuja, e vide che il piccolo globo al centro di essa reagiva alla luce emanata dalla spada più grande. Senza pensare al perché, Gidan infilò bene la lama fino all’elsa nel fondo ghiacciato e cominciò a far leva. Mentre lo faceva senti arrivargli in faccia delle piccole gocce di condensa, segno che l’aria all’interno, con la bassa temperatura circostante si stava velocemente trasformando in ghiaccio. Ma Gidan non tirò il cavo di sicurezza, non lo guardò neppure. Continuò invece a far leva anche con le gambe, e in un colpo solo la lastra si staccò dal fondo, lasciando la sua impronta sulla roccia e sulla sabbia. Prendendola al volo per non essere trascinata dalla corrente, il giovane Jenoma tirò una volta sola la fune, che cominciò subito a tirarlo su in alto. Evidentemente aveva passato molto tempo lì sotto, e i compagni avevano iniziato a preoccuparsi. Mentre intravedeva la luce del sole e le navi che lo aspettavano, guardò la spada e notò un’incisione al cen-tro della lama blu scura, in caratteri comuni. C’era scritto:

“ULTIMA”


“Come penso abbiate intuito, in questo capitolo inizia a delinearsi il motivo per cui ho chiamato la fan-fic “Ultimate Weapon”. Nella mia storia infatti, le armi più potenti dei personaggi non sono ancora state trovate tutte, ed infatti da qui andrà a delinearsi tutta la storia. Oddio, in effetti per essere precisi era meglio chiamarla ‘Ultimate WeaponS’ ma chiedo la clemenza della corte… ed ora una piccola parentesi per rispondere ai commenti: baby91: ti ringrazio tantissimo per gli auguri di natale, che ricambio anche a tutti voi lettori, anche futuri. Nei prossimi capitoli dirò il contenuto della lettera, che anticipo, non è scritta da Eiko.

psiker: bè, devo dire che non credo di meritarmi tanti complimenti. Comunque sappi che la mia profonda conoscenza del gioco, è dovuta ad averlo ricominciato almeno 26 volte (nn esagero, le ho contate.) e finito almeno quattro! Spero di meritarmi altrettanti apprezzamenti anche nei prossimi capitoli!

p.s: scusate la differenza dei caratteri di scrittura da capitolo a capitolo, ma evidentemente non ho ben chiaro come funziona “nvu”.

CIRICIAO GENTEEEEE!!!!!


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