[Fan Fiction] La Leggenda di Black Cat – Capitolo 12: “No This Time, Woodoo Master!”

Stringeva nella mano la Spada del Loa, mentre la Wind Dancer attraccava di nuovo a Dark Isle: il piccolo vulcano all’interno dell’isola continuava ad emettere fumo e lapilli, ma per la piratessa non era un problema Tutte le sue energie erano rivolte alla sfida col Woodoo Master.
Quando i due sfidanti furono l’uno di fronte all’altra, Katarina notò che entrambi possedevano delle bamboline a immagine e somiglianza del proprio rivale: Kat quella del Woodoo Master e lui quella della donna. Il potere delle bamboline si annullava a vicenda.
Il Woodoo Master non si diede per vinto, e appena la vide ripronunciò quella formula di rito, ma senza successo. Katarina con sguardo deciso di avvicinò.
“…Non questa volta, Woodoo Master!”
Di fronte a Katarina vi era un grande paiolo spento, pieno di un liquido dal colore scuro: non voleva assolutamente indagare sul contenuto. Con la Spada del Loa e delle daghe a tre lame pronte per essere lanciate, Kat iniziò ad attaccare il Woodoo Master. Costui però era armato di lunghe lance tribali, e non solo: Kat rimase senza parole nel vederlo librarsi da terra ed evocare dal sottosuolo quelli che sembravano scheletri. La donna pirata non demordette, e con la Spada del Loa ridusse in pezzetti quelle ossa redivive, per poi concentrarsi sul Woodoo Master. Un fendente lo colpì, e Kat ne approfittò per lanciare i dardi velenosi e una delle daghe a tre lame.
Aveva terminato i barilotti di polvere pirica e non aveva avuto la possibilità di incontrare il contrabbandiere, quindi non era fornita di armi da fuoco. Una lancia del Woodoo Master la fece cadere, il costato sbatté sul terreno, togliendole il respiro: era caduta su qualcosa. Sembrava una scultura Tiki di un colore tra il blu e il ferro. Katarina senza pensarci due volte la prese e la scagliò contro il suo nemico. Quello che accadde sorprese la donna ancor di più delle lievitazioni del Woodoo Master: quel Tiki sprigionò quello che sembrava un enorme fulmine, che si abbatté sullo sciamano, elettrificandolo.
Katarina, dopo un momento di sbalordimento, si avvicinò al corpo del Woodoo Master, recuperando ciò che cercava, la Winter Chartstone.
Era quel Tiki ad averla lasciata di stucco: com’era possibile tutto quello? Aveva letto che esistevano delle “immagini mistiche”, ma erano quelle? Una volta attivate provocavano effetti particolari su chi le usava o sull’area circostante. Erano forze soprannaturali che aveva visto in teoria, non in pratica.

L’aria era fredda e pungente, la temperatura era calata considerevolmente. La Wind Dancer stava navigando attraverso un nuovo gruppo di isole chiamate “Winter Islands”, dove l’inverno e i ghiacci erano perenni: Ogni capitano dovrebbe guardare gli iceberg insidiosi tra le acque, e peggio ancora erano le creature che camminano per le scogliere innevate delle isole. Sentieri scivolosi e le gelide profondità delle acque circostanti rendevano questi alcuni dei luoghi più inospitali dei Cinque Mari. Tutto quello si rifletteva sia sul paesaggio che suoi suoi abitanti. Quando Kat sbarcò sulla prima di queste isole, chiamata Fjord of the Frost, notò che alcuni abitanti possedevano la pelle bluastra dal freddo. Alcuni di loro indossavano abiti tradizionali di quei luoghi, manti, pellicce ed elmi di antica gloria sormontati da grandi corna. Erano gli abitanti autoctoni discendenti dei pirati del Nord: navigavano con un’imbarcazione lunga e stretta, dotata di remi e di una vela quadra. Poteva raggiungere i 20 metri di lunghezza e spesso sulla prua vi era raffigurata la testa di un drago: il suo nome era “drakar” appunto, ovvero “drago” nella lingua del luogo. Non aveva nessuna possibilità di uscire vincitrice in uno scontro in mare con la Wind Dancer, e Katarina sorrise. Poco prima di sbarcare aveva avuto un incontro ravvicinato con un capodoglio; la grande e pacifica balena era passata sotto la chiglia della Wind Dancer per poi emettere il suo richiamo e respirare. Lo sfiatatoio emise un alto getto d’acqua simile ad una fontana. Non solo animali attuali però: la donna trovò, imprigionato nei ghiacci, i resti di un animale preistorico. Aveva visto nei libri di suo padre alcuni disegni di ritrovamenti simili, e rimase affascinata nel riconoscerne un mammuth. Ma oltre a quelle scoperte non vi era nessun’altra traccia di Hawke né di Skull Cove. La ricerca continuava.


Vai a ‘Seleziona Capitolo’
Vai a Capitolo 13