[Fan Fiction] La Leggenda di Black Cat – Capitolo 17: Skull Cove ed Epilogo

L’isola che si mostrava davanti a Kat era rigogliosa ma allo stesso tempo inquietante. In lontananza si emergeva un’enorme roccia a forma di teschio, e il fumo del grosso vulcano nei suoi pressi la rendeva ancora più minacciosa. La donna era al timone della Wind Dancer quando udì la vedetta urlare. Non erano soli. Era il vascello di Hawke.
“…I giochi sono finiti, povera…Katarina, o dovrei dire “Kat”…” sghignazzò lui.
“….Tu dimentichi, Hawke… io sono “The Black Kat”” l’uomo però stava perdendo la pazienza.
“Ho cercato quelle dannate Chartstones per anni…” gli uomini sul ponte puntarono i cannoni contro la Wind Dancer. Kat lo fissò con rabbia.
“…Hai ucciso mio padre…”
“Esatto, e tu farai la sua stessa fine..”
“Non ancora!” una voce prese le difese di Kat. I due si voltarono vedendo una fregata dalle vele blu avvicinarsi al galeone e alla nave di linea.
“Duncan!” urlò Katarina sollevata nel vederlo.
“…Ti conosco?!” Hawke era sorpreso da quell’intruso. Duncan non fece attendere la risposta.
“…Io ero il mozzo che hai abbandonato sull’isola! Io sono Duncan the Blade!” estrasse la sciabola pronto a sfidare Hawke.

La nave di Duncan ebbe vita breve: gli implacabili cannoni dell’ammiraglia di Hawke la fecero sprofondare negli abissi di Skull Cove. Solo la Wind Dancer di Mara poteva tenerle testa. Sia Kat che Hawke sapevano che la sfida non sarebbe terminata in una battaglia navale. Grazie all’addestramento e alla tenacia dell’equipaggio, la Wind Dancer ne uscì vincitrice. Kat era certa che Hawke non sarebbe perito in quel modo.
Una volta sbarcata sulla rigogliosa isola camminò raggiungendo la grande roccia a forma di teschio. Prima di entravi all’interno si voltò verso l’orizzonte, verso la sua nave.
“…Io ti vendicherò, padre…” nell’ombra, illeso nonostante il naufragio, vi era Duncan: assieme a Kat s’inoltrò nell’isola, scalando le alture raggiungendo la sommità della roccia dal volto ghignante di un teschio. Quando Duncan aiutò Kat a salire però, la donna abbassò lo sguardo, mostrando imbarazzo: farsi aiutare da un uomo per lei risultava alquanto strano. Giunsero ad una parete di roccia recante uno strano simbolo: la serratura. Duncan prese il ciondolo di Mara dandolo a Kat, e costei finalmente aprì l’entrata segreta. Accese una fiaccola ancora impregnata d’olio e seguirono il sentiero. Ciò che videro appagò i loro sforzi: davanti a loro vi era il tesoro dei pirati di Skull Cove. Gioielli, dobloni, interi forzieri riempivano fino al soffitto l’umida caverna.
“Guarda! Finalmente…” Kat aveva la voce incrinata dalla felicità.
“? un grande tesoro…” si avvicinò al volto di lei, quando uno sparo l’interruppe.
“…Pazza ragazza!” ruggì Hawke. Kat notò che non portava la benda sull’occhio: non solo però non era privo del bulbo, ma parte della pelle che lo circondava era squamosa e verdastra, la pupilla simile a quella di un rettile. Estrasse la sciabola ma Hawke la disarmò con un colpo di pistola, nascosta vicino all’uncino- probabilmente finto anch’esso.
“…Ora la finiamo qui…” ed estrasse lui a sua volta la propria arma. La donna si avvicinò di schiena alla parete della grotta, e tastando con le dita trovò l’impugnatura di un’altra spada. I due presero a dare stoccate, finché Hawke vide la nuova arma di Katarina.
“…Splendida arma…lo conosci il suo magnifico potere in grado di rompere la maledizione?” Kat non capì il perché l’uomo aveva accennato ad una maledizione: non era la prima volta che ne parlava. I due ripresero il duello, finendo sul ciglio del dirupo: Kat aveva il vuoto dietro di sé, ma Hawke si lanciò contro di lei, cadendo nel vuoto.

La caduta venne attutita dalla sabbia, ma entrambi i duellanti ne avevano risentito. Ripresero a combattere, e Kat dovette constatare che nonostante i capelli bianchi, Hawke era un abilissimo spadaccino, potente e veloce. Aveva bisogno di tutta la sua astuzia per sconfiggerlo. Ma qualcosa accadde: Kat riuscì a eludere la sua difesa, colpendolo con la nuova arma trovata nella caverna: Hawke, anziché ribattere si fermò, lo sguardo al limite della follia. Sembrava contento. “Sono libero! Finalmente sono libero!” e rapidissimo si tuffò in acqua, lasciando un’allibita Katarina sulla spiaggia.

Una volta di nuovo a bordo della Wind Dancer, Kat vide la spada illuminarsi: sulla lama vi era l’immagine di una donna, sua madre Mara. Lo stesso spirito che aveva incontrato tempo prima. “…Hawke è un demone intrappolato in una forma umana. Ora con questa spada puoi sconfiggerlo, rompendo la maledizione.” Kat finalmente capì: ecco cosa mirava Hawke! Voleva liberarsi dal giogo di Mara.
Prese la spada con entrambe le mani mostrandola al cielo.
“…Richiamo tutti i poteri di quest’arma per sconfiggerlo definitivamente!” e colpì le assi del ponte di coperta del galeone: un alone azzurrino ricoprì l’intero sartiame della Wind Dancer come una barriera. Vi era in arrivo però una tempesta minacciosa a giudicare dall’intensità delle nubi. “Mettersi alla cappa!” urlò l’ordine, ovvero una riduzione delle vele per resistere al maltempo. Dall’alto della murata vide il mare ribollire, e subito dopo trovarsi di fronte un essere enorme, alto ben due volte l’albero maestro della Wind Dancer, un mostro marino con lunghe corna nerastre e le squame verdognole. Hawke, ciò che era in realtà.
“Farai la sua fine, Katarina De Leon!” ruggì con una voce gutturale.
“Tu l’hai uccisa!” urlò piena di rabbia. Non solo Marcus De Leon, ma anche sua madre Mara Rosseau era stata uccisa dallo stesso essere.
“Naturalmente! Così come tuo padre…ed ora, ucciderò anche te!”
Katarina era livida di rabbia e desiderosa di vendetta.
“Mia madre ti ha maledetto, ed ora ti maledico io in nome della mia famiglia! Preparati a morire!” la sua voce era incrinata, non aveva mai provato una rabbia simile contro qualcuno. La Wind Dancer vomitò fuoco, i cannoni non ebbero quasi il momento di raffreddarsi in quanto sparavano bordate senza sosta. Le columbrine fecero il loro lavoro al limite, e Kat ordinò di infilzare il malefico demone col bompresso del potente galeone. Voleva trafiggerlo al cuore. Hawke però con una zampata sollevò il vascello, facendolo ricadere a un centinaio di metri di distanza, causando alcuni danni. “…Barra a dritta!” urlò al timoniere. Si avvicinò al bompresso con la sciabola di Mara di mano, e l’ultima columbrina integra sparò verso lo stomaco della bestia, aprendo una difesa.
“Ora!!” Katarina diede l’ordine di virare, spingendo così il bompresso dentro il corpo del demone, dritto al cuore. Era finita.

Ciò che rimase di Hawke venne inghiottito nello scuro mare, mentre la Wind Dancer, malandata ma vincitrice fece ritorno nell’insenatura di Skull Cove. Katarina corse più in fretta che poté verso il covo, trovando vicino alla torcia una macchia di sangue. Stette per alzare lo sguardo quando una mano le toccò la spalla: Duncan. I due non ebbero bisogno di dire altro. I loro volti si avvicinarono e le loro labbra si unirono in un bacio che entrambi cercavano da tempo.

La flebile luce della lampada stava consumandosi, il vecchio Salty vide lo sguardo raggiante della ragazzina.
“…Allora, ti è piaciuta la storia?”
“Oh si! ? stata meravigliosa!” la bambina venne interrotta da una voce femminile sulle scale che davano alle stanze superiori.
“Mara…”
“Si, mamma?” disse rivolta alla donna: una splendida donna con i capelli rossi che ricadevano fino alle spalle, indossava una lunga camicia da notte chiara.
“…? tardi e la nave salpa presto domani mattina. Non potrai dormire a lungo…”
“Sì mamma.” la bambina portava al collo un monile che Salty riconobbe: era il ciondolo di Mara Rosseau, la nonna della bambina.
Una volta soli, la donna fissò Salty.
“? troppo giovane per queste storie…” nonostante gli anni, Katarina non era cambiata.
“..Beh ma.. è una storia finita..” si scusò Salty.
“Finita?” Kat sembrava divertita. Appoggiò sul tavolo mostrando a Salty quella che sembrava una nuova mappa. Una X segnava un punto ben preciso. Kat con un pugnale trafisse la X.
“…Questo è solo l’inizio…”


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