[Fan Fiction] Noctis Cosplay: Capitolo 22 Prima o Poi

Mentre il Bad Trio aveva iniziato l’allenamento, Samuel Blank, rimasto solo, s’avvicinò incuriosito ai cinque minitor che trasmettevano le immagini dei gruppi di Cosplayer alla ricerca dei loro compagni.
Akira lo osservò per qualche momento, poi s’avvicinò

<< Quelli sono Vincent Jason Cox, Zacharias e Alexander! >> disse, indicando il primo monitor

Il ragazzo si voltò, colto di sopresa, e balbettò arrossendo

<< Ah … ah si? >>
<< Cosplayer come noi! >> assentì Hojo

Chissà per quale misterioso motivo, non appena vide lo scienziato il Turk indietreggiò guardandolo a metà tra lo spaventato ed il sospettoso. Hojo dovette capirlo, perché rispose con un sorriso

<< Non va a Genio neanche a me, eh? >>

Samuel arrossì, ma non perse il coraggio di guardarlo dritto negli occhi. Era come se si fosse sdoppiato caratterialmente. Una parte di lui, ciò che era sempre stato, gli diceva di non andare oltre per non correre rischi, mentre l’altra, Vincent Valentine per intenderci, lo spronava a porsi sempre più in un’ostica opposizione nei confronti di quell’essere che pareva appena uscito da un sarcofago.
Aveva sempre fatto il Cosplay, ma non era mai riuscito ad immedesimarsi fino a questo punto, e il peggio doveva ancora arrivare.

<< E quelli? Chi sono? >> chiese, cambiando argomento e indicando un’altro degli schermi << Non mi sorprende! >> bofonchiò Hojo con quel sorriso quasi rassegnato, tornando a lavoro su un sesto schermo collegato a
un’altro computer a parte

Akira stava per rispondere, ma qualcuno lo precedette

<< Ebert e Joan … con Luke Haas! >>

La dottoressa s’avvicinò al giovane, e il sorriso le morì sulle labbra appena ebbe visto il suo volto.
Lui la fissò a bocca spalancata, incredulo e inebettito, e gli fu chiare perché avevano scelto – chiunque fosse stato – propio lui

<< Sam? >> mormorò incredula
<< Lucilla! >>

Non avrebbe mai pensato di pronunciare il nome di quella ragazza così perfettamente uguale a … Lucrecia. Nè di rimanere paralizzato a fissarla.
Era proprio come se la ricordava, come … come l’ultima volta di quattro anni fa. E, come allora, lo sgomento, la rabbia e la delusione ritornarono violenti

<< Vi conoscete già? >> osservò Akira << Oh bene, anzi benissimo. Il mondo è davvero piccolo! >>
<< Già! >> rispose lui, lanciando alla ragazza uno sguardo torvo

Lucilla abbassò lo sguardo, mentre Akira – che non si era ancora accorto del gelo calato tra i due – fu costretto improvvisamente a chiudere gli occhi, colto da un mal di testa atroce. Strinse i denti, e lanciò qualche bestemmia

<< Bhe! >> disse, una volta riacquistato il controllo << Non ho motivo per non lasciarvi solo allora. Scusatemi! >> si congedò,
piuttosto di fretta perché sentiva le fitte ritornare sempre più violente

Hojo osservò la scena.
Rimasti soli, Samuel sembrò quasi sull’orlo di una crisi di pianto, quando rabbioso voltò lo sguardo

<< Fammi indovinare. Stai per chiedermi scusa! >> la apostrofò

Lucrecia sembrò riacquistato sicurezza, perché lo guardò fisse e si sforzò di parlare

<< Avevo paura … ecco perché l’ho fatto! >>

Samuel sorrise amaro

<< Si, certo! >>
<< Ho pensato a te fino a questo giorno. Non è passata una luna senza che io non sentissi il bisogno di parlarti, di vederti! >>
proseguì la ragazza

A quel punto Samuel sbottò, tirando fuori tutto il dolore accumulato in quei quattro anni

<< Allora perché non mi hai scritto? Perché? Rispondimi! Avevi paura, questa non è una ragione violenta per tagliarmi fuori dalla
mia vita così, all’improvviso, senza darmi nessuno spiegazione! >> urlò con voce quasi strozzata dal dolore

Lucilla rimase impietrita ad osservarlo.
Era successo tutto per caso, con una notifica su un Social Network. Lei lo aveva accettato, si erano conosciuti, parlati, avevano cominciato ad amarsi, e proprio sul più bello lei lo aveva cancellato dagli amici, aveva eliminato i messaggi e non si era più fatta viva.
E dopo qualche settimana aveva incominciato a piangere. Ed ora quelle lacrime tornavano più violente e vivide di prima.
Quanto lo aveva fatto soffrire! quel pensiero le lacerò il cuore.
Si avvicinò in silenzio a lui, e gli sfiorò una guancia sulla quale era comparsa una lacrima. Ma lui la respinse con durezza, voltandosi verso il cielo

<< Ti odio! mi senti, Valentine? Ti odio! Lasciami subito! >> urlò guardandosi intorno verso il soffitto, ma Vincent non rispose

Poi, con violenza si strappò dal petto il tesserino e lo scagliò ai piedi della giovane

<< Sta alla larga da me! >> ringhiò, prima di voltarle le spalle e andarsene

Hojo allora s’alzò, e avvicnandosi alla ragazza le disse

<< Fossi in te non starei ad ascoltarlo! >>

La giovane scosse testa, e presasi il volto tra le mani iniziò a piangere. Chiedere scusa, non sarebbe servito.

Il gelo cala nella classe quando Joan si reca alla cattedra.

<< Perdonami, ma da te questo errore proprio non me lo aspettavo! >> lo apostrofa la professoressa, indicando il compito

Un errore che non esiste, semplice confusione nello scrivere dovuta a quei cambiamenti che lo stavano innervosendo sempre di più. Ma ora ciò che lo infastidisce di più è il silenzio che è calato.
Joan sa che quei quattro bulletti in fondo alla classe si trattengono dal ridere solo perché la paura è più forte del sadico gusto nel denigrarlo. Non è stupido, non lo è mai stato. Vede i sorrisetti appena accennati sui loro volti. Tuttavia, se fino a poco tempo prima aveva semplicemente fatto finta di nulla, ora non ce la fa più a trattenere la rabbia. Ci vuole un attimo, una minuscola frazione di secondo. I suoi occhi s’illuminavano di un bagliore arancio vivo.
Nessuno se ne accorge, tranne Luke, che correndo ai ripari fa squillare il cellulare dell’amico. La professoressa lo guarda con un sorriso

<< Puoi uscire a rispondere Joan. Facciamo che non ho sentito! >>

Joan trattiene a stento un globo di fuoco dal pungo chiuso, ed esce quasi violento. Poco dopo, anche Luke lo raggiunge. Siamo solo all’inizio.

In una frazione di secondo le lame dei tre s’incociarono, e Luke sbottò

<< Basta, smettetela voi due! Pensiamo alla missione, invece di ammazzarci tra di noi! >>
<< Già … >> mormorò provocatorio Joan, tenendo lo gli occhi fissi negli occhi del fratello << Pensiamo a
cercare la mammina! >>
<< Genesis! >> lo ammonì Angeal, dividendoli << Adesso basta. Sul serio, cercate di controllarvi! >>

Sephiroth, volto di spalle, sembrò pensarci qualche istante, poi riprese a camminare, allontanandosi dai due

<< Luke ha ragione … basta perdere tempo! >>

Haas guardò l’amico, che rinfoderando la Rapier recitò

<< Even if the morrow is barren of promises, nothing shall forestall my return … >>

Angeal non disse nulla, ma seppe ciò che l’amico aveva voluto dirgli. Prima o poi, il momento sarebbe arrivato.
Noctis Cosplay


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