[Fan Fiction] Noctis Cosplay: Capitolo 9 Reno e Kadaj: Mad Cosplay

Daimi Kojima.
Diciotto anni, orfano fuori di testa e sbandato secondo le istitutrici della casa famiglia in cui viveva, amico pazzo e più unico che raro nel suo genere per quelli che lo conoscevano.
Alexander Ivanovic Zarkovskij, vent’anni, conosciuto per gli amici solo come Alex Zarko, orfano anche lui, pazzo per i Cosplay e patito di videogiochi.
Anche se può sembrare strano, questi due misteriosi soggetti hanno molto in comune.

Daimi e Alex erano due ragazzi ospiti dell’orfanotrofio Children, in una piccola località del New Jersey, America. Per quanto potessero essere diversi in aspetto, Daimi era un ragazzo dai capelli neri e gli occhi di un verde intenso mentre Alex aveva occhi e capelli castani, se si guardava il carattere, le abitudini e le passioni potevano sembrare fratelli. E difatti col tempo lo erano diventati. Daimi era arrivato due anni dopo Alex all’orfanotrofio, quando aveva solo cinque anni, a seguito di un brutto incidente che aveva visto i suoi genitori e sua madre morire in un incidente stradale di cui lui stesso era stato vittima, e sebbene lo shock lo avesse inizialmente bloccato nei rapporti sociali, facendogli perfino perdere l’uso della parola, Alexander era riuscito lì dove le istitutrici erano state convinte di aver fallito.
Alexander, che non aveva mai conosciuto la sua famiglia ma aveva sempre odiato quel posto per tutte quelle regole e quei richiami che continuamente gli rimbombavano nelle orecchie, accolse con curiosità il nuovo compagno di stanza, e sebbene Daimi si rifiutasse di intraprendere con lui parola, come faceva con gli altri, fece di tutto per instaurare un dialogo con il giovane, e alla fine ci riuscì in una maniera piuttosto strana che scioccò tutto.
Una sera infatti, il giovane Alexander – che allora aveva sette anni – notò le silenziose lacrime sul volto del giovane compagno di stanza, che mentre lui cercava di dormire ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, se ne stava in disparte con le gambe al petto, seduto sul suo letto. Intenerito da quella scena il giovanissimo Alexander sbruffò quasi disturbato, ma si alzò dal letto e gli andò vicino, prendendogli una mano gelida
” Di un po’, ti piace la musica? ” chiese
Il piccolo Daimi lo guardò, stranito da una domanda così inusuale
” Io la adoro ” proseguì il giovane ” e quando mi sento triste o arrabbiato vado in un posto speciale dove ce n’è tanta! Vieni con me! ” gli disse, prendendolo per mano e incoraggiandolo a seguirlo.
Il giovane Daimi, dapprima un po’ titubante, si lasciò convincere e, contravvenendo alle regole dell’istituto e del buon costume, i due bimbi in pigiama sgattaiolarono fuori dall’istituto di soppiatto e si avventurarono nella notte fino ad arrivare in un vecchio e immenso edificio abbandonato che recava sotto il tetto una strana e malandata insegna di cui Daimi nel buio riuscì a distinguere solo una nota musicale.
Si bloccò, intimorito dal buio e dalle continue luci che provenivano dalla strada, ma il compagno lo incoraggiò a seguirlo, tenendogli ben stretta la manina gelida e rassicurandolo, finché non giunsero in una grande stanza piena di oggetti musicali. Alexander accese la luce, e quegli strumenti scintillarono davanti ad un Daimi affascinato e stupito. Ivan sorrise, e corse a prendere una chitarra elettrica di un blu metallizzato. La impugnò, attaccò la spina e l’amplificatore e si scatenò suonando le note che più gli venivano in mente, mentre a poco a poco il visetto stupito dell’amico si colorava di un sorriso. Poi, all’improvviso, Daimi fece una cosa che stupì perfino Alexander, che l’aveva condotto lì per fargli dimenticare le lacrime. Corse alla batterria e si scatenò anche lui, seguendo il ritmo scatenato delle note di Ivanovic, che sorrise. In un attimo le due piccole pesti si ritrovarono a far baldoria e nessuno più potè disturbarli. Passarono da uno strumento all’altro, risero come dei matti e quando il giorno arrivò corsero come forsennati per arrivare prima del risveglio delle istitutrici. Naturalmente questo non accadde, e Alexander si beccò una ramanzina non di poca rilevanza, ma il fatto che sconvolse tutti avvenne quando Nim Simpleman, l’istitutrice di Alexander Ivanovic, si preparò a lanciargli uno schiaffo e si fermò impressionata dall’urlo di Daimi, che si parò tra lei ed il compagno, parlando per la prima volta e gridando un no.
Tutti rimasero incanti a fissarli, increduli che quel ragazzetto avesse parlato, e pochi istanti dopo l’istitutrice si ritrasse e se ne andò, senza aggiungere altro. Il piccolo Daimi si voltò verso il suo compagnetto, che lo guardò come se non potesse credere ai suoi occhi
” Anche io adoro la musica! ” gli disse ” prima dell’incidente suonavo flauto e batteria, e avevo scritto anche un paio di canzoni che adesso però non ricordo più! “.
Da allora la loro amicizia si consolidò e tornarono svariate volte alla vecchia casa discografica abbandonata, nel posto dei sogni.
Fino a diventare i più indisciplinati dell’istituto, e i più ambiti della scuola.

” Hey, Daimi, dormito male stanotte? ” chiese Alex a Daimi.
Il ragazzo, cresta blu nei capelli e gli occhi a mandorla ancora insonnoliti, si rivolse ad Alex con un gestaccio e una linguaccia, e lui scoppiò in un risata prima di ributtarsi sul letto. Daimi intanto si vestì e si lavò in bagno, e mentre si sciacquò la faccia notò una colorazione leggermente diversa nei suoi occhi, che erano diventati di un verde un po’ più chiaro, ma non ci fece caso, facendo spallucce e ritornando pettinato e pulito nella camera.
” Sarà meglio che ti vesta anche tu, idiota! ” disse infine, con un sorrisetto sarcastico, notando che anche i capelli di Alex avevano assunto una colorazione più vicina al rossiccio, ma anche stavolta non disse nulla. ” La sbronza può fare brutti scherzi” si limitò a pensare ” Dio, ma quanto ho bevuto ieri? “.
Il giovane Ivanovic si rigirò nelle coperte sbruffando
” Ho la testa come un pallone … ” si lamentò, poi sbottò ” Che diavolo vorrà quella [censura] ”
Daimi sorrise ” Abbiamo diciotto e vent’anni e siamo i più indisciplinati dell’istituto. Secondo te? ”
“Bha, sarei disposto a trasferirmi nelle fogne pur di andarmene di qui! ” commentò ancora Alex, prima di alzarsi e, con molta lentezza prepararsi.
Quello sarebbe stato il loro ultimo giorno da orfani minorenni. E il loro primo giorno da “liberi”.


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