[Fan Fiction] Struggle Through Life Capitolo 10 Rifugiarsi

Il rumore della pioggia si sentiva chiaramente nella stanza di Bella, al primo piano di casa Swan; le gocce battevano imperterrite sul tetto e la ragazza non riusciva a dormire, si trovò a desiderare di essere a Phoenix, ma se ne pentì subito: trascorrere parte della notte insonne era un piccolo prezzo pur di passare alcuni giorni con Edward.

Erano passati un paio di giorni da Capodanno; dopo molto tempo aveva vissuto l’inizio del nuovo anno a Forks. Ripensò alla notte del 31, era stata la prima volta che avesse qualcuno da baciare a mezzanotte ma non aveva potuto farlo; non biasimava suo padre per aver voluto passare i giorni di festa insieme e le aveva fatto piacere, ma avrebbe voluto anche la compagnia di Edward. Se fossero stati almeno un po’ più grandi avrebbe potuto dire chiaramente a Charlie di lui e magari invitarlo, ma – anche se molto matura per la sua età – aveva pur sempre quindici anni, Charlie non avrebbe gradito saperla fidanzata, probabilmente credeva giocasse ancora con le bambole.

“Fidanzata?” Non sapeva neppure lei cosa ci fosse esattamente con Edward, ma l’idea che fosse il suo ragazzo le piaceva, molto più del lecito.

Anche i Cullen le avevano fatto da subito una buona impressione, per la maggior parte almeno, si corresse, pensando all’iniziale diffidenza di Rosalie.

Un rumore più forte attirò l’attenzione di Bella, proveniva dalla finestra; pensò si trattasse di un ramo dell’albero vicino che sbatteva sul vetro a causa del vento, ma il suono si ripeté con cadenza insolita ed insistente. Si alzò per andare a controllare, non era comunque stata più vicina ad addormentarsi di quanto lo fosse stata un’ora prima, quando aveva deciso di andare a letto.

Senza accendere la luce scostò la tenda e per un attimo non notò nulla attraverso la pioggia scrosciante, poi lo vide. Edward stava fermo sotto la pioggia con le mani in tasca, lo sguardo alzato verso di lei, noncurante della pioggia; aveva lanciato dei sassolini contro la finestra ma aveva subito smesso quando era riuscito ad attirare la sua attenzione.

Stupita, lo guardò per alcuni secondi, poi gli fece segno che sarebbe scesa. Presto si recò alla porta principale, sarebbe stato meglio vedersi davanti la porta che dava sul retro ma non aveva voluto perdere tempo a dirglielo, pensò che con quel tempo e a quell’ora difficilmente li avrebbe visti qualcuno, in ogni caso.

Il ragazzo si era spostato di fronte la porta, ma stava ancora sotto la pioggia battente e quando lei aprì non si mosse di un centimetro, fu lei ad uscire davanti la soglia:

“Che succede Edward?” Gli fece segno di avvicinarsi e gli tese la mano, quando lui l’accettò, Bella quasi lo trascinò sotto il portico. “Hai deciso che hai voglia di ammalarti?”

Lui tossì e si mosse, e la ragazza riuscì a vederlo meglio anche se con poca luce a disposizione.

“Che è successo? Che ti è successo?”

Edward scosse la testa, lo sguardo implorante. Sul volto aveva diversi lividi e dei tagli, uno sul labbro inferiore ed uno opposto, al sopracciglio sinistro, il sangue ormai misto alla pioggia, solo in parte asciutto.

Bella lo condusse in casa e al piano di sopra bisbigliando di fare piano prima che passassero davanti camera di Charlie; lo lasciò nella sua stanza per prendere alcune cose e quando tornò lo trovò seduto sul pavimento.

“Perché sei sul pavimento?” Gli chiese a bassa voce.

“Non volevo bagnare nulla”. Rispose con voce rauca, erano le prime parole che gli sentiva dire quella notte, ne fu sollevata, in un certo senso la rassicuravano sul fatto che stesse più o meno bene, anche se la sua mente continuava ad andare a mille in cerca di una spiegazione.

Si sedette anche lei e delicatamente gli scostò i capelli bagnati dalla fronte, non sapeva se pensare prima ad asciugarlo o occuparsi delle ferite; cercò di asciugargli i capelli con un asciugamano; quando poi con garza e disinfettante pensò ai tagli, ancora in parte aperti, lui fece una piccola smorfia di dolore.

Gli porse dei vestiti di suo padre ed un altro asciugamano:

“Non puoi tenere questi vestiti addosso, sono completamente fradici”.

Edward annuì e li prese. Raccogliendo l’asciugamano, ormai sporco anche di sangue, il disinfettante e le garze, lei continuò: “Riesci a cambiarti mentre metto via questi?”

“Per favore, per favore, rispondi di si”. Pensò lei insistentemente, non che non gli andasse di aiutarlo a cambiarsi, anche se la situazione non era certo romantica, ma sarebbe sicuramente morta di imbarazzo, o gli sarebbe saltata addosso in un momento così poco opportuno, delle due l’una.

“Certo”. Rispose lui.

Quando Bella rientrò in camera, chiudendo piano la porta, Edward le dava le spalle e stava finendo di indossare la maglietta. Si voltò e lei lo guardò dalla testa ai piedi, provando sollievo misto ad apprezzamento: era a piedi nudi, i pantaloni della tuta di Charlie erano un po’ corti per lui, ma la maglietta andava bene; aveva lasciato i vestiti bagnati sul pavimento, più o meno piegati in una pila.

Vederlo asciutto e con il volto ripulito dal sangue alleviava inconsciamente la sua preoccupazione, sentì l’impulso di abbracciarlo e lo fece, lui ricambiò l’abbraccio ma allentò un po’ la stretta dopo un piccolo gemito di dolore.

“Hai qualcosa di rotto?” Bella si scostò di poco e lo guardò negli occhi.

“No…So che vuoi sapere cos’è successo, ma…”

“Se non puoi…se non vuoi, non devi raccontarmi niente, non ora almeno”. Andava contro la sua natura dirgli che andava bene lasciarla all’oscuro, ma capiva che parlarne era difficile per lui ed aveva già passato abbastanza quella sera.

“Grazie”.

Lei gli diede un bacio sulla guancia, gentilmente, stando attenta ai lividi.

“Grazie Bella, di tutto”. Ribadì lui.

La ragazza lo guidò verso il letto e si sistemarono vicini sotto le coperte: “Meno male che adori il mio letto”. Gli disse.

Edward sorrise, ma poi, come se non riuscisse più a reggere il peso che aveva accumulato e sforzatosi di sopportare fino a quel momento, non trattenne un singhiozzo, e pianse sommessamente fra le braccia di una delle poche persone a cui avesse mai tenuto. Bella lo confortò, gli accarezzò i capelli bisbigliando che sarebbe andato tutto a posto; finché si addormentarono.


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