[Fan Fiction] Struggle Through Life Capitolo 14 Spring Break

Per le vacanze di primavera Edward, usando i soldi che aveva pazientemente risparmiato, andò a Phoenix: quattro mesi non gli erano mai sembrati così lunghi, ed entrambi non vedevano l’ora di rivedersi.

Scese dall’aereo e impaziente andò a recuperare il bagaglio, uscito dalle porte scorrevoli che davano su una grande hall dell’aeroporto Sky Harbor, cercò con lo sguardo tra la folla. Passarono diversi minuti in cui non era ancora riuscito a vedere Bella, stava quasi per telefonarle quando fu colto di sorpresa, delle mani gli coprirono gli occhi, lui sorrise e si voltò, Bella lo strinse forte in un abbraccio; entrambi non riuscivano a smettere di sorridere.

“Non riesco a credere che tu sia qui! Non riuscivo quasi ad immaginarti in un posto che non fosse Forks”. Gli disse lei, entusiasta.

“Ed io ho l’opportunità di vederti mentre ti godi il sole che ti piace tanto…”

“Dobbiamo assolutamente andare in spiaggia! Durante queste vacanze sono sempre affollate però…” Aveva così tante cose da dirgli, quasi non sapeva da quali iniziare.

“Ok!”

Edward prospettava da tempo l’occasione di vedere Bella in costume da bagno, ammise a se stesso che immaginarla lo aveva aiutato, alcune volte, nei momenti in cui la lontananza si era fatta più pesante. Non esitò oltre e la baciò, Bella pensò che con lui stava vivendo per davvero molte scene che aveva sempre trovato un po’ troppo sdolcinate nei film, e di cui solo adesso riusciva a capire completamente il significato.

“Mi sei mancato… mi sei mancato tantissimo”.

“Anche tu”.

Si diressero all’uscita, Bella lo avrebbe accompagnato al motel in cui avrebbe alloggiato, non distante da casa sua; se avesse proposto a Renée di ospitarlo a casa loro, le sarebbe sicuramente venuto un attacco di disapprovazione materna. Carlisle aveva prenotato la camera per telefono, usando la sua carta di credito, aveva insistito per pagare ed Edward aveva accettato suo malgrado, i soldi che aveva messo da parte erano solo poco più che sufficienti per il viaggio.

“E’ andato bene il viaggio?” Chiese lei, mentre prendevano il treno che li avrebbe portati in centro.

“Si, ma non vedevo l’ora di vederti”.

“Abbiamo aspettato tanto tempo, cosa saranno state alcune ore?”

“Non avrei potuto aspettare un minuto di più”. Le disse lui, sincero.

Quel giorno passarono diverse ore insieme nella sua stanza d’albergo, – Edward scherzò sul fatto che l’uomo alla reception avrebbe pensato ad un preciso motivo per cui due adolescenti vanno insieme in un motel – poi uscirono a fare una passeggiata, e concordarono i dettagli per il giorno seguente.

**

Quando i due ragazzi arrivarono in spiaggia, ad un lago distante un’ora di pullman dalla città, Edward si sentì un pesce fuor d’acqua; – lui stesso rise per l’analogia – era troppo pallido per Phoenix, ma lo era anche Bella, ciò lo aiutò a nascondere un po’ d’imbarazzo; non amava particolarmente i posti affollati, sperò di nascondere il suo disagio dietro gli occhiali da sole, dei Ray-Ban Wayfarer che indossava sempre nelle rarissime giornate di sole a Forks. Pensò a quanto lui e Bella fossero simili sotto molti aspetti, e decise di non farsi troppi problemi e godersi al meglio quei momenti con lei.

Si tolse la camicia leggera a scacchi, di cui aveva arrotolato le maniche fino ai gomiti, mentre Bella stendeva gli asciugamani, presto si ritrovarono seduti e Bella, mordicchiandosi il labbro inferiore, si tolse il top; lui si prese un momento per ammirarla, indossava un bikini azzurro e bianco che donava alla sua pelle chiara; quando si accorse che la ragazza era riluttante ad incrociare il suo sguardo, le mise una mano sotto il mento e le alzò il viso.

“Sei bellissima”. Le disse e mentre lei arrossiva, la baciò; d’un tratto i mesi di lontananza e il senso di mancanza provato sembrarono sparire, mentre entrambi cercavano di esprimere tutto ciò che provavano con quel bacio.

Si distesero, Edward le tenne un braccio attorno alle spalle; dopo poco, nonostante fosse solo aprile, iniziarono ad avvertire il caldo, l’Arizona aveva un clima che poteva considerarsi estivo quasi tutto l’anno. Edward si mise seduto e tolse la maglietta, lasciandosi distrarre nel frattempo da alcuni ragazzi che giocavano a frisbee più vicino alla riva; la sua attenzione si concentrò nuovamente su Bella, quando la ragazza tolse gli shorts, e si rese conto solo dopo un po’ che la stava fissando spudoratamente; se non altro lei stava facendo lo stesso, notò; era piacevolmente rapita ad osservare la sua figura, ormai coperta solo dal costume da bagno: pantaloncini blu scuro, non molto corti, che la ragazza sembrò apprezzare tanto quanto lui apprezzava il bikini.

“Molto carino”. Disse Bella, osservando principalmente il torso nudo del ragazzo, e subito dopo scosse la testa per rinsavire e si girò a cercare qualcosa nella borsa.

Edward pensò che avrebbe dovuto ringraziare Emmett, una volta a casa; era stato lui ad insistere perché facesse un po’ di addominali e pesi, nonostante la sua scarsa propensione per queste attività.

Bella trovò ciò che stava cercando, la crema solare che aveva fatto attenzione a non dimenticare.

“Abbiamo certamente bisogno di questa”. Gli disse, Edward annuì e si tolse gli occhiali da sole – ricordandosi che altrimenti avrebbero lasciato il segno dell’abbronzatura – e lei si offrì di conservarli nella sua borsa; dopodiché la ragazza cominciò ad applicarsi la crema sulle parti che poteva facilmente raggiungere, lasciando il tubetto poggiato fra di loro, notò che lui la imitò e non riuscì a trattenere un sorriso, in anticipazione del momento in cui avrebbe dovuto chiedergli di darle una mano per la schiena.

Non dovette neppure chiedere, fu Edward ad offrirsi. Lei si distese e si godette la sensazione delle mani del ragazzo, delicate su di lei; lui meticolosamente si occupò di massaggiarle la crema sulla schiena, per poi passare alle gambe; Bella quasi sobbalzò quando le sue dita le sfiorarono dietro il ginocchio, capì quanto davvero fossero talentuose quelle mani, non solo in fatto di musica.

Quando Edward finì, Bella si alzò a sedere, riluttante; non che non vedesse l’ora di ricambiare, ma qualche altro momento di beatitudine non le sarebbe dispiaciuto, nonostante il ragazzo si fosse già dilungato oltre il tempo necessario.

La ragazza, quando lui fu disteso a pancia in giù, iniziò volentieri a spalmargli la crema, facendo particolare attenzione a non tralasciare nessun punto e non lesinare sulla quantità: Edward non era abituato al sole, inoltre non aveva soltanto la carnagione chiara, ma anche il colore degli occhi e dei capelli, se non faceva attenzione avrebbe potuto scottarsi seriamente.

Bella tornò a distendersi sulla schiena, mentre lui restò a pancia in giù; Edward pensò che cambiare posizione in quel momento non fosse saggio, dato il modo in cui una parte del suo corpo aveva reagito al semplice ma prolungato tocco di lei, non voleva certo rischiare di imbarazzarsi in quel modo; restò con la guancia poggiata su un braccio, voltato verso di lei, gli occhi socchiusi, suo malgrado, a causa dell’intensità del sole.

Quando decisero di fare una nuotata, Edward dovette sorreggere Bella che inciampò quasi immediatamente lungo il breve tragitto verso la riva, arrossì imbarazzata – essere imbranata era una costante per lei, ma non voleva fare la figura dell’idiota, soprattutto davanti ad Edward – quando notò che il ragazzo sorrise con lei, non di lei, si sentì subito meglio.

Un ragazzo lanciò il frisbee un po’ troppo energicamente e l’amico non riuscì a prenderlo; Edward si accorse che l’oggetto era diretto verso Bella, ma dalla posizione in cui si trovava non avrebbe potuto afferrarlo, allora velocemente l’abbracciò, coprendole la nuca con una mano, in meno di un secondo il frisbee sbatté contro il suo avambraccio e cadde a terra.

“Oh!” esclamò lei, mentre si rendeva conto di ciò che era successo così velocemente e i ragazzi si scusavano, recuperando il frisbee.

Edward non sciolse completamente l’abbraccio, fece scivolare le mani verso la vita della ragazza.

“E con questa sono due”. Disse lei.

“Non ti ho mica salvato la vita…ti ho solo evitato un bernoccolo e forse una sbucciatura poco fa”. Osservò Edward, facendo cenno con la testa alla sabbia che, in molti punti della spiaggia, si mischiava a piccoli sassolini.

“Grazie, in ogni caso”.

“Non c’è di che…mmh, ora che ci penso, posso avere una ricompensa?”

“Entriamo in acqua, prima”. Gli disse, e lo condusse per mano dentro la fresca acqua del lago. Dopo aver nuotato e giocherellato un po’ con l’acqua si fecero di nuovo seri, quando Bella lo avvicinò a sé.

“E’ il momento della ricompensa?” Mormorò Edward ad un centimetro dalle sue labbra.

Il suo sguardo e il suo respiro le lasciarono pochi pensieri coerenti, riuscì solo ad annuire: Edward riusciva ad abbagliarla; ecco come la ragazza aveva – da tempo – preso a definire l’effetto che le faceva.

Si baciarono e il ragazzo intrecciò le dita alle sue, presto però, Bella liberò le mani per scorrerle lungo il suo petto, sul collo per poi fermarsi fra i capelli e approfondire il bacio, chissà quando lo avrebbe rivisto, soprattutto così svestito, pensò, un po’ maliziosa.

Trascorsero un’altra parte della giornata in spiaggia, poi a pranzo in un piccolo locale e sulla banchina a rilassarsi e chiacchierare. Fu lì che Bella ricevette una telefonata di sua madre, e le assicurò che si trovava dove le aveva detto e che sarebbe tornata a casa quando stabilito. Renée non le aveva quasi mai imposto delle regole, ma adesso che aveva un ragazzo iniziava a sentirne l’esigenza; ne avevano parlato e Bella era stata d’accordo, se ciò la faceva stare più tranquilla, ma le aveva puntualizzato che restava la ragazza responsabile di sempre e che non c’era motivo di dubitarne.

Arrivarono in città per le sette di sera e, scesi dal pullman, Edward camminò con Bella fino a casa prima di tornare al motel in cui alloggiava, lì vicino. Bella gli aveva chiesto se per lui andava bene fermarsi a cena una di quelle sere, dato che Renée era curiosa di conoscerlo, lui aveva risposto di si, anche se anticipava già l’imbarazzo che ne sarebbe derivato.

**

Un paio di giorni dopo era stata organizzata la cena a casa di Bella; quel pomeriggio lei ed Edward passeggiarono in centro prima che scattasse l’ora X, come avevano preso a definirla, si trovarono a parlare dei Cullen ed Edward le ricordò:

“Emmett non ha dimenticato che l’hai battuto, si aspetta ancora la rivincita! Ma non devi certo accontentarlo…”

“Ma io voglio sfidarlo. Immagina la sua faccia quando perderà di nuovo!” Disse Bella.

“E’ vero!” Entrambi risero.

Edward non voleva fare il geloso, ma non riuscì ad impedirsi di chiederle di Jacob.

“Jacob ti ha insegnato alcuni trucchi?”

“Si!…Ti ho già detto che dopo avergli raccontato di te ha tenuto il broncio per un mese; poi è diventato soffocante, credo volesse convincermi, non so, a cambiare idea…”

“Mmh”.

“Adesso abbiamo ritrovato un certo equilibrio, siamo amici anche se non più così legati come un tempo”.

Quando arrivarono a casa, Renée aprì la porta indossando ancora un grembiule da cucina, dava proprio l’impressione di una cuoca provetta, in realtà aveva dovuto solo scaldare ciò che Bella aveva precedentemente preparato. Per l’occasione anche Phil, il suo fidanzato, si era unito a loro e salutò Edward, prima che i ragazzi si accorgessero che era presente un altro invitato.

“Ho pensato di invitare anche Jake, è così tanto tempo che non cena da noi!” Disse Renée.

“Ragazzi…” Salutò Jacob.

Bella fu sorpresa, Edward non spiccicò quasi parola per cinque minuti buoni dopo le presentazioni, finché si mise a parlare con Phil. La ragazza prese da parte la madre:

“Mamma, cosa… che… come ti è saltato in mente di invitare Jacob?”

“Ho pensato che avreste avuto più compagnia, meno chance di annoiarvi con me e Phil”.

“Mamma, questo non ha alcun senso!”

“Non volevi che Jacob ed Edward si conoscessero?”

“No!…Cioè, credo di si, ma non così, senza preavviso!”

“Jacob sapeva che ci sarebbe stato Edward”.

“Ti ringrazio!” Disse Bella, sarcastica, alzando gli occhi al cielo.

Dopo la sorpresa ed un po’ di nervosismo iniziale, Edward riacquistò la calma e parlò pacatamente con Renée durante la cena, anche se non fu facile subire il suo terzo grado e le frecciatine che ogni tanto Jacob lanciava, e a cui Bella rispondeva con uno sguardo ammonitore, che però riusciva a tenerlo buono solo per poco tempo.

“Perché non facciamo vedere la tua camera ad Edward?” Propose Jacob, dopo cena.

I ragazzi si spostarono in camera di Bella e una volta lì Edward disse, principalmente per punzecchiare Jacob, di essere già stato in quella stanza, in realtà.

“Oh, mi chiedo cosa ne penserebbe Renée…” disse Jacob.

“Mia madre lo sa già, è stato l’altro ieri mentre lei non c’era, infatti ha conosciuto Edward solo stasera”.

La parte della frase che catturò maggiormente l’attenzione di Jacob fu mentre lei non c’era; ciò gli fece rompere gli ultimi indugi e procedere con il vero motivo per cui aveva voluto che andassero in un’altra stanza.

“Edward, tu sai che Bella è la mia migliore amica”. Il ragazzo annuì, anche se Jake non l’aveva posta come una domanda. “E quindi mi sento in dovere di guardare ai suoi interessi”.

“Jake, apprezzo che tu ti interessi del mio bene ma non voglio che ti intrometti; e in ogni caso Edward mi tratta sempre in maniera impeccabile, per cui non c’è motivo di fare questo discorso”.

“Aspetta, non siamo ancora arrivati alla parte migliore. – Entrambi lo guardarono perplessi e lui proseguì, continuando a rivolgersi ad Edward – Soprattutto mi sento in dovere di metterla in guardia dai tipi come te. Su Facebook ho fatto delle interessanti conoscenze, studenti della Forks High; Bella, tu sapevi che Edward è un puttaniere di prima categoria?”

“Come ti sei permesso di intrometterti così? Di indagare su di lui? Anzi non voglio neanche che mi rispondi, vai via”. Disse Bella, molto più che arrabbiata.

“No Bella, rispondi alla sua domanda”. Le disse Edward.

“Ma che dici?”

“Fagli capire che non ti ho mentito, non ti ho presa in giro; e poi sarò felice di buttarlo fuori personalmente se ancora non vorrà andarsene”.

“Provaci”. Gli disse Jacob, stringendo un pugno nell’altra mano.

“Ma quanti anni hai?” Gli chiese Edward, scettico.

“Ne ho compiuti quattordici, ma sono sufficienti a spaccarti la faccia”.

“Beh, dovresti aspettare di essere più cresciuto, invece di lanciare minacce che non puoi portare a termine”.

“Basta! Datevi una calmata! Tutto questo è assurdo…” disse Bella, esasperata, mentre si portava una mano alla tempia. “So del passato di Edward, me ne ha parlato lui stesso, ma da quando abbiamo cominciato a frequentarci ha chiuso con ciò che faceva prima”.

“Come fai a dirlo? Vive in un altro stato!” Sbottò Jacob.

“Ti assicuro che è cosi”. Disse lei.

“E sai anche che si è scopato Lauren Mallory? La più grande puttana del liceo di Forks?”

“Gli stessi idioti che ti hanno raccontato tutto questo, ti hanno detto cosa gli è successo pochi mesi fa? Quanto ha sofferto per la morte di sua madre? Ti hanno raccontato del suo patrigno?”

“Bella…” La interruppe Edward. Jacob non seppe più che dire; decisamente no, non gli avevano raccontato nulla di quelle cose, ma ciò non cambiava quello che le aveva appena detto.

Bella si giustificò con Edward, non aveva avuto intenzione di raccontare i suoi fatti personali, ma non aveva potuto fermarsi: “Scusami, ma mi fa così rabbia! La gente riesce solo a dire malignità e se ne frega del resto… Jacob, vattene subito!”

“Che peccato, avevo portato la Play Station”. Disse Jacob sarcastico, prima di uscire e andare via; Bella si sedette sul letto.

Renée venne subito a chiedere cosa fosse successo e Bella le disse: “Mamma per favore, lasciaci soli io e Edward abbiamo bisogno di parlare”.

La madre annuì, avvertendo dall’atmosfera cupa che c’era in camera che la figlia le stava dicendo la verità.

“Vado via anch’io, se vuoi”.

“No”. Bella gli fece cenno di sedersi anche lui.

“Non riesco a credere che Jacob abbia fatto una cosa del genere…”

“Stava cercando di proteggerti”.

“Stronzate! Stava cercando di farci lasciare!”

“Questa cosa con Lauren Mallory… – cominciò Edward, esitante – è successa la scorsa estate prima che ci incontrassimo; voglio dire, che ci incontrassimo di nuovo, dopo quella volta da piccoli. Ad ogni modo è stata l’unica volta che, insomma…ho fatto sesso”.

“Non c’è bisogno che ti giustifichi, immaginavo che lo avessi già fatto…a dire la verità credevo con più di una ragazza”.

I due sorrisero nervosamente, poi Bella gli disse seria: “Edward, sono consapevole del tuo passato; e per quel che conosco di te adesso, ho capito che si trattava del tuo modo di reagire ai problemi familiari…certo, completamente sbagliato ed egoista, ma ti ha aiutato ad andare avanti”.

“Probabilmente ho ferito i sentimenti di alcune ragazze, all’epoca non me ne importava molto ma adesso me ne vergogno; a volte penso di scusarmi, ma non saprei come”.

“Non sono certa che esista un modo giusto per farlo…e probabilmente riceveresti un bel po’ di schiaffoni!”

“In alcuni casi sarebbero meritati…” Il ragazzo scosse la testa e proseguì chiedendole “Bella, perché hai voluto incasinarti con me?”

“Perché ho capito che c’era molto di più dietro la maschera del playboy, bello e tormentato”.

Edward le cinse il polso con una mano, lo sollevò e girò la mano di lei per baciarle il palmo, teneramente; Bella pensò che c’era davvero molto di più in lui, piccoli gesti come quello non facevano che confermarlo.

**

Jacob telefonò spesso quella sera, Bella non gli rispose; le mandò anche una montagna di messaggi di scuse. Il giorno seguente, quando un po’ della rabbia era sbollita, la ragazza rispose al telefono.

“Pronto”.

“Bells, finalmente! Avevo paura che fossi fuggita a Las Vegas con lui!”

Jacob scherzava spesso; a volte anche nei momenti inopportuni, per stemperare la tensione.

“Sto per riagganciare”. Lo avvertì.

“No, aspetta, dammi la possibilità di scusarmi”.

“Jake, ti rendi conto che hai passato il limite?”

“Si, e mi dispiace tantissimo. All’inizio cercavo solo di trovare un pretesto perché tu lo lasciassi, ma quando mi hanno raccontato quelle cose ho creduto di essere in dovere di dirtele, per evitare che si comportasse allo stesso modo con te”.

“Avresti potuto parlarmene da sola, e non c’era motivo di essere così cattivo e volgare. Volevi ferire lui, ma hai ferito anche me”.

“Scusami”.

“Ok…ma dammi un po’ di tempo, fossi in te non mi farei rivedere tanto presto, ora come ora ho un incredibile voglia di picchiarti.” Disse lei con un mezzo sorriso.

“Potrei correre il rischio…” Scherzò lui.

“Jacob…” Lo ammonì lei.

“Ok, ok. Dimmi solo che mi perdoni”.

“Ti perdono, ma non fare mai più una cosa del genere”.

“Certo, certo”.

“Dico sul serio Jake”.

“Lo so”.

“Ciao”.

“Ciao Bells”.

**

Quando Bella ed Edward si salutarono, un paio di giorni dopo, sembrò ad entrambi che il tempo fosse passato troppo in fretta; lei gli promise che avrebbe fatto di tutto per essere a Forks a giugno, in occasione del suo compleanno.


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