[Fan Fiction] Struggle Through Life Capitolo 4 I Cullen

Le vacanze natalizie erano ormai vicine e Bella aveva convinto sua madre a lasciargliele passare a Forks, adducendo che le mancava il Natale con la neve e che avrebbe fatto piacere a Charlie, suo padre; mentre a Renée non sarebbe pesata molto la breve assenza della figlia dato che avrebbe avuto Phil a farle compagnia.

Era stata una settimana diversa per Edward a scuola: sia Ben che Eric erano a casa malati, entrambi avevano preso la mononucleosi da Lauren Mallory.

Lui andava a trovarli a turno per portargli i compiti e tirarli un po’ su di morale, adesso ancor più sollevato di non aver più frequentato Lauren, evitando sia le sue chiacchiere senza senso, sia la mononucleosi. In effetti, da quando aveva iniziato a tenersi più frequentemente in contatto con Bella, non era stato con nessun’altra ragazza. Nonostante la distanza, sperava che potesse nascere qualcosa fra di loro, anche lei sembrava pensarla allo stesso modo, ma c’era un suo amico, Jacob, che non lo faceva stare per niente tranquillo; lei ne parlava di tanto in tanto, gli aveva raccontato che si conoscevano sin da piccoli, forse per questo sembravano così intimi nelle foto, pensò.

“Non sono mica diventato uno stalker!”, disse fra se Edward, ma ormai conosceva quasi a memoria le foto che Bella aveva pubblicato su Facebook e, suo malgrado, alcune di Jake in cui lei era taggata; quando lei chiamava l’amico così era stato tentato di chiederle di chiamarlo Eddie, purché lei avesse un diminutivo anche per lui.

Su richiesta di Bella aveva aggiunto alcune altre sue foto, comprese un paio – a cui solo lei poteva accedere – in cui faceva delle smorfie assurde che l’avevano fatta ridere tantissimo.

L’unica novità significativa scaturita dall’assenza da scuola dei due suoi amici era costituita dall’aver conosciuto Alice Cullen, una piccola ragazza dai capelli corti, che era diventata temporaneamente la sua compagna di banco durante le lezioni di chimica, dato che l’assenza dei due ragazzi non sarebbe stata breve ed i progetti e gli esperimenti andavano sempre svolti in due, quando possibile.

Alice era iperattiva e loquace, ma ciò non lo infastidiva, al contrario gli trasmetteva un insolito senso di euforia. Non aveva mai avuto una ragazza come amica – a parte Bella, con cui però sperava che l’amicizia si trasformasse in qualcosa di più – ed Alice prometteva bene in quel senso, inoltre aveva già un ragazzo, Jasper, di un anno più grande di loro, e ciò non faceva temere equivoci.

I Cullen si erano trasferiti a Forks quell’anno; erano una famiglia un po’ particolare: il dottor Cullen e la moglie avevano adottato Alice ed Emmett quando erano molto piccoli; ed alcuni anni dopo avevano preso in affidamento Rosalie e Jasper Hale, figli di una parente della signora Cullen, rimasti orfani.

Alice vide che Edward era seduto da solo a pranzo e non esitò ad invitarlo al loro tavolo, al quale pranzava un gruppo ben assortito. Emmett fu subito amichevole e non risparmiò qualche battuta nonostante avesse appena conosciuto Ed; Jasper era un tipo silenzioso, ma non sembrava gli dispiacesse la presenza del nuovo arrivato; Alice animava la conversazione, tranne in alcuni momenti in cui si perdeva in dolci sguardi e semplici gesti con il suo ragazzo; l’unica che non lo degnò nemmeno di uno sguardo fu Rosalie, la bionda, che aveva quasi costantemente un’aria scocciata, ma non per la sua presenza, – almeno per quanto ricordasse l’aveva sempre vista così – l’unico che lei degnasse di uno sguardo o qualche sorriso era Emmett, il suo ragazzo. Anche loro due stavano insieme e sebbene Edward si aspettasse di trovarsi a disagio in mezzo a due coppie, non fu così.

Quando sentì Bella, quel pomeriggio, Edward le raccontò di quelle nuove conoscenze, mentre lei gli annunciò che sarebbe davvero partita per Forks, per Natale.

Anche dopo aver chiuso la conversazione, il ragazzo non perse il sorriso che gli si era stampato sul volto grazie alla buona notizia; perfino sua madre lo notò, quando entrò in camera sua per riporre della biancheria pulita nell’armadio.

“Sembri piuttosto allegro!” Osservò Elizabeth, lui annuì.

“Posso chiederti con chi parli così spesso al telefono? – Continuò lei – Non che voglia impicciarmi dei fatti tuoi, e sono veramente contenta nel vederti sereno… hai una ragazza?”

“Non proprio. Parlavo con Bella Swan”. Rispose Edward.

“Bella Swan? Ma non vive in Arizona?”

“Si, quest’estate, per caso, ci siamo conosciuti e adesso ci sentiamo tramite Internet e per telefono, siamo diventati amici. Lei verrà qui da suo padre per le prossime vacanze di Natale, quindi avremo anche l’occasione di rivederci”.

“Mi fa piacere tesoro”.

“E oggi ho fatto anche delle nuove conoscenze a scuola, i Cullen e gli Hale”.

La madre sapeva già a chi si riferisse, qualunque nuovo arrivato nella piccola città non passava inosservato.

“Come sono?” Chiese Elizabeth.

“Sono ok, specialmente Alice ed Emmett”.

Edward, che era seduto contro la spalliera del letto, si alzò ed Elizabeth lo abbracciò, lui le propose: “Vuoi che ti suoni qualcosa mamma?”

“Mi piacerebbe molto”.

Si spostarono in salotto dove Edward, spinto dal buonumore, eseguì entusiasta un paio di pezzi al piano.

**

Alcune sere dopo, Laurent credeva che qualcuno avesse toccato la sua collezione di dischi, nessuno lo aveva fatto, ma lui incolpò Edward. Lo colpì con pugni allo stomaco e, quando il ragazzo reagì dandogli un pugno alla mascella, l’uomo scagliò dei colpi ancora più violenti, lasciandolo ansimante sul pavimento.

Sua madre fu subito al suo fianco, e quando lo aiutò ad alzarsi Edward tossì e sobbalzò per il dolore.

“Ho paura che tu abbia qualcosa di rotto, dobbiamo andare in ospedale”. Disse Elizabeth.

“No mamma, sto bene”. Minimizzò lui, ma anche parlare gli faceva male.

“Edward…” Insistette Elizabeth.

“Sei disposta a denunciarlo?”

Elizabeth lo guardò implorante: “E’ stato molto calmo ultimamente, non ci faceva del male da tempo.”

Edward scosse la testa incredulo, Elizabeth proseguì: “Andiamo in ospedale, non riuscirò a dormire se non so che stai bene”.

Il ragazzo alla fine acconsentì. “Diremo che sei caduto”. Aggiunse lei.

Appena furono certi che Laurent si fosse addormentato, ubriaco sul divano, uscirono in macchina e si diressero in ospedale.

Quando Edward si rese conto che lo avrebbe visitato il dottor Cullen, pensò sarcastico:

“Perfetto! Lo racconterà ai suoi figli ed Alice inizierà a fare domande!”

Carlisle Cullen sembrava persino più giovane di quanto lui avesse immaginato quando ne aveva sentito parlare. Dopo averlo visitato, il dottore stabilì che non c’era alcun danno serio e gli prescrisse degli antidolorifici, molto dubbioso che la causa di quelle ferite potesse essere una caduta.

Quando la signora Masen si allontanò per riempire alcuni moduli, Carlisle ebbe l’occasione di parlare da solo con Edward. Gli chiese in tono paterno: “Quanti anni hai Edward?”

“Quindici”. Rispose lui.

“Come mia figlia Alice”. Osservò Carlisle, accennando un sorriso.

“La conosco, ho conosciuto anche gli altri suoi figli, a scuola”.

Il dottore annuì e dopo un momento gli disse: “Voglio che tu sappia che non sei costretto a mentire. Ci sono persone che possono aiutarti, me compreso… capisco che tu voglia proteggere tua madre, a tuo modo”.

“Mia madre non c’entra nulla con questo!” Edward si affrettò a dire, indicando i lividi sul suo torace.

“Lo so, – lo rassicurò Carlisle – ma credo che forse tu voglia proteggere tua madre da qualcuno, nascondendo la verità”.

Il ragazzo rimase in silenzio, Carlisle gli allungò un biglietto da visita: “Qui ci sono i miei numeri, se hai bisogno d’aiuto, sappi che puoi chiamarmi”.

Edward lo ringraziò. Restò colpito dalla gentilezza del dottore, che gli aveva offerto il suo aiuto senza pressarlo eccessivamente.


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