[Fan Fiction] Struggle Through Life Capitolo 7 Pianoforte

Bella ed Edward entrarono a casa di lui un pomeriggio, non c’era nessuno e lui le avrebbe finalmente suonato qualcosa al piano.

“Vuoi qualcosa da bere?” Chiese il ragazzo.

“Stai cercando di perdere tempo?” Bella lo imbeccò.

“Cosa? Certo che no!” Rispose Edward, fingendosi indignato.

“Ok, allora”.

“Preferisci una soda, o…una soda?” Chiese Edward, scherzoso, uscendo dalla cucina con già due lattine in mano.

“Direi…una soda. Con la cioccolata mi è andata bene, mi fido anche stavolta”. Risero insieme e bevvero un sorso.

“In effetti sono un po’ nervoso a suonare davanti a te”. Confessò.

“Non ti criticherò troppo pesantemente”. Disse lei, sorridendo.

Edward fece accomodare Bella sul divano lì vicino e si sedette sulla panca, il pianoforte era a muro e non a coda, color noce e non molto speciale, ma lui lo teneva sempre ben accordato. Con un ultimo sguardo di incoraggiamento di lei, iniziò a suonare Claire DeLune di Debussy, Bella lo ascoltò rapita; poi proseguì con un altro brano e allo sguardo interrogativo di lei rispose che non poteva conoscerlo, perché l’aveva scritto lui.

“E’ bellissima Edward, hai molto talento”.

“Non è un po’ monotona?”

“No, la trovo perfetta”.

“Per quanto fossi riluttante a suonare davanti a te, sapevo che alla fine lo avrei fatto. Anche per questo ho scritto questa composizione”.

“Allora ho fatto bene ad insistere, avevi mai scritto qualcosa?”

“Solo un paio di pezzi ma non come questo, abbastanza scontati, somigliano a qualcosa di già sentito…Mentre scrivevo questo, beh, io…pensavo a te”. Edward le confessò, un po’ in imbarazzo.

Bella, lusingata, lo abbracciò; poi si sedettero sul divano a parlare mentre lei giocherellava con le sue dita e alternatamente si stringevano la mano. Dopo poco, Laurent rientrò in casa e si avvicinò a loro:

“Vedo che Eddie si è fatto un’amichetta”. Disse ridendo sguaiatamente e posando uno sguardo lascivo su Bella.

Edward scosse la testa furioso, Bella gli strinse la mano e gli disse: “Portami a vedere la tua camera”.

Ignorarono Laurent e lui la condusse per mano fino alla sua camera; appena furono davanti la porta sembrava decisamente più calmo, esitò prima di aprirla.

“La stanza è un po’ incasinata”. L’avvertì Edward.

“Dovresti vedere la mia a Phoenix!”

“Quella qui a Forks è ordinata invece?” Chiese Edward mentre entravano.

“Si, ma solo perché non la uso quasi mai. Quest’anno sta facendo gli straordinari: vacanze estive e di Natale”. Spiegò lei

“Scusa per Laurent, lui è così…spiacevole”. Disse Edward, con amarezza.

“Non devi scusarti per lui. E’ sempre così?”

“Direi che questo è niente”.

“Dai vostri sguardi sembrava che di li a poco vi sareste picchiati”.

“Di solito non sono quel tipo, ma hai fatto bene a portarmi via…non gli avrei permesso di guardarti in quel modo ancora per molto. – Edward cambiò rapidamente argomento – Ti presento il mio amato letto, la mia scrivania, il mio computer e non ultimo…l’armadio”. Disse indicando la porta del guardaroba.

“Perché non me lo presenti come si deve?” Bella si diresse verso la porta e la aprì.

“E’ imbarazzante, sai?”

“Non è che stia frugando fra la biancheria intima! A meno che tu non abbia qualcosa di compromettente qui dentro…” Osservò Bella, sorridendo.

“Fai pure, non ci sono scheletri”.

“Stavo più pensando a qualche rivista sconcia”.

“Anche in questo caso, non sono quel tipo. Le ragazze le preferisco dal vivo”. Anche lui si avvicinò all’armadio.

“Oh mio Dio, Edward Masen, come siamo diretti!” Disse Bella con finto stupore e cominciò a scorrere la mano su giacche e camicie appese e sugli altri indumenti sugli scaffali.

“La pagherai di brutto quando vedrò la tua stanza…” minacciò Edward, sorridente.

Alla fine lei disse, con finto disappunto: “Non c’è niente di orribilmente scandaloso. A dire il vero mi piacciono i tuoi vestiti, questa è una vera maglietta di un concerto dei Green Day?”

Il ragazzo annuì. Lei andò a sedersi sul letto e lui la imitò, sedendosi al suo fianco: “Finita l’ispezione?”

“In questo momento sto ispezionando il tuo amato letto”.

“E qual è il verdetto?”

“Mmm…comodo. Capisco perché lo ami”.

“Sei la prima ragazza che si siede su questo letto”.

“Vuoi dire che le altre si sdraiavano?” Chiese lei, scherzando sul passato di Ed.

“Voglio dire che nessun’altra ragazza è mai stata in camera mia, a casa mia; non volevo sapessero nulla di me”. Edward guardava in basso, lei con la mano gli sollevò il mento, cercando il suo sguardo. Si guardarono per un lungo istante e lui la baciò, Bella non avrebbe chiesto nulla di meglio e gli mise le mani fra i capelli avvicinandolo a sé.

Dopo alcuni minuti Elizabeth, appena rientrata, chiamò il figlio; Edward e Bella interruppero il bacio, lui trattenne un’imprecazione ed aprì la porta quando la madre bussò.

“Allora sei a casa. Laurent è appena uscito, avete litigato?” Gli chiese Elizabeth.

“Mamma…” Edward la interruppe ed indicò con la testa verso Bella.

“Oh, non sapevo avessi compagnia”.

La ragazza si alzò dal letto e nello stesso tempo Elizabeth entrò in camera, Bella si presentò e la donna le strinse calorosamente la mano.

“La figlia del capo Swan, Edward mi ha parlato di te, non mi aspettavo di vederti…così cresciuta”. Aggiunse alla fine, quando in realtà non si era aspettata di trovarla lì in casa, si rivolse al figlio: “Le hai offerto qualcosa?”

“Si mamma”.

“Ok, vi lascio tranquilli. Bella, tuo padre sa che sei qui?”

“Non esattamente, ma sa che sono uscita con Edward”.

Elizabeth annuì ed uscì lasciando la porta leggermente socchiusa, erano pur sempre degli adolescenti.

Edward valutò un momento e poi decise: “Vuoi assaggiare i biscotti di mia madre?”

Lei acconsentì ed ebbe l’opportunità di parlare un po’ con Elizabeth, prima di andare via.


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