[Fan Fiction] You’ll become a Legend – Episode 2: Around the world

Trip to Rio…

<< Richard Croft e la graziosa Lara, è un piacere per noi della Archeology Interprise potervi ospitare >> disse un uomo in giacca e cravatta davanti al nostro hotel.
Dopo sette ore di volo eravamo finalmente atterrati a , in Brasile, un paio di delegati dell’impresa con cui mio padre avrebbe collaborato ci erano venuti a prendere all’aeroporto; ci aspettavano davanti ad una limousine tirata a lucido, probabilmente non volevano sfigurare davanti a due rappresentanti della nobiltà inglese.
“Che stronzate, mica abbiamo bisogno di essere scortati in limousine” pensai mentre mio padre mi invitava a salire sull’auto.
Osservai dal finestrino il circondario, enormi grattacieli si erigevano in centro città, una folla multi etnica si riversava nelle vie, bar, ristoranti, fast food, negozi di souvenir, uffici… il tutto era concentrato in quel quartiere, lì i segni della povertà andavano via via scomparendo ma a scuola avevamo studiato il fenomeno delle “favelas” per cui ero ben consapevole che “non è tutto oro quel che luccica”.
<< Papà credi che riusciremo a visitare la città oggi? >> chiesi estasiata dall’opportunità di poter uscire e conoscere una realtà così diversa dalla mia, che era fatta di diamanti, vestiti firmati, prime al teatro, ecc… Una realtà che mi stava troppo stretta.
<< Mi dispiace Lara ma credo che oggi non ci sarà tempo per un tour turistico >> mi rispose lui con tono severo,
<< Va bene, se tu non hai tempo andrò da sola >> risposi io con un mezzo sorriso,
<< Lara non se ne parla, Rio de janeiro è una città pericolosa e non è consigliabile per una ragazzina di sedici anni girare da sola, mi aspetterai in albergo e stasera ceneremo assieme >> tuonò lui autoritario,
<< Certo papà, farò come dici tu >> dissi volgendo nuovamente il mio sguardo al paesaggio, valutando la possibilità di trasgredire al suo ordine.

Giungemmo in breve davanti all’entrata del Hotel Imperator, albergo a cinque stelle costruito di fronte alla spiaggia di Copacabana, lo staff si occupò immediatamente dei bagagli mentre io seguivo mio padre nella Hall; cinque minuti dopo in mano tenevo le chiavi di una delle suite più lussuose dell’albergo, l’ascensore mi portò al 43esimo piano dove già erano stati depositati i bagagli.
Mi avvicinai immediatamente alle enormi finestre da cui potevo ammirare un paesaggio mozzafiato, era inaccettabile l’idea di restare chiusa in questa camera multi accessoriata quando la fuori c’era un mondo che non aspettava altro che essere scoperto.

Mi cambiai, buttai sul letto quell’orrendo vestito verde che mia zia mi aveva costretta ad indossare e indossai una felpa e un paio di jeans, adoravo la comodità dei vestiti sportivi, rendevano più facili tutti i movimenti anche quelli meno aggraziati.
Scesi di nuovo nella Hall e mentre mi avvicinavo all’uscita principale notai due energumeni avvicinarsi alle mie spalle, con la coda dell’occhio li vidi scambiarsi un cenno d’assenso, “e questi cosa vogliono?” pensai facendo l’indifferente mentre controllavo quali potessero essere le vie di fuga.
<< Miss Croft dove va? >> disse uno dei due, quello più vicino,
<< Da nessuna parte, ma voi chi sareste? >> domandai voltandomi per guardarli in faccia,
<< Siamo due amici di suo padre… >> disse titubante il secondo, non ci credeva neanche lui in quello che stava dicendo figuriamoci se ci sarei cascata,
<< Oh meglio, siete i due scagnozzi di mio padre, assunti per tenermi sotto controllo durante l’intero soggiorno a Rio, non è forse così? >>
Non risposero perchè evidentemente non seppero più cosa inventarsi ma dovevo risolvere al più presto quell’imprevisto, dovevo togliermeli dai piedi il prima possibile… ma come?
<< Noi dovremmo assicurarci che lei ritorni in camera Lady Croft >> disse uno dei due facendomi segno di precederli lungo il corridoio,
“Dai Lara fatti venire in mente qualcosa” la mia mente elaborava dati febbrilmente, se fossi scappata probabilmente mi avrebbero agguantata subito e loro conoscevano Rio molto meglio di me, dovevo avere un po’ di vantaggio; vidi una porta con la scritta toilette prima della fine del corridoio che portava agli ascensori:
<< Gentilmente potreste aspettare, dovrei andare in bagno… >> dissi con voce ferma e melodiosa,
<< Lady Croft non può usufruire di quello della sua stanza, sarà di certo più pulito >> disse quello più vicino che, a parere mio, sembrava il più stupido,
<< Non ce la faccio a resistere, l’ascensore ci mette troppo ad arrivare al 43esimo piano >> dissi col’espressione più innocente che potessi fare,
<< D’accordo, la aspettiamo qui >> dissero infine le guardie.
“Perfetto” pensai mentre mi chiudevo alle spalle la porta del bagno delle donne, ora dovevo trovare solo un modo per uscire di lì, entrai in uno dei tre bagni pubblici e notai una finestra posta troppo in alto per aggrapparmici, era piccola e mi sarei dovuta accucciare per poter sgusciare fuori. Salii sul bordo del lavabo e mi aggrappai al bordo del muro, tenendomi con una mano sola sganciai la finestra, scivolai per il pertugio e con un po’ di agilità riuscii a balzare all’esterno, “missione riuscita” pensai.
Ed ora non restava che mettere la maggior distanza tra me e quell’edificio, sentii la voce di una delle guardie << Miss Croft quanto ci mette? Miss Croft… >>, subito dopo udii il cigolio di una porta che si apriva e un urlo <>.
Iniziai a correre lungo il perimetro dell’edificio, saltai il muro che delimitava l’area privata dalla strada mentre mi decidevo sul da farsi; << E’ la, fermiamola >> sentii poco distante da me, fermai un taxi e mi ci catapultai sopra: << dove la posso portare Signorina? >> disse il taxista con gentilezza,
<< In centro città, ovunque ma lontano da qui alla svelta >> dissi senza fiato.
L’auto partì lasciando sul marciapiede le due guardie che subito si misero all’inseguimento del taxi con la loro automobile, in centro si era formato un traffico intenso dato che era già tardo pomeriggio e la gente si recava a casa dopo una lunga giornata di lavoro: << Credo che ci metteremo un po’, le strade a quest’ora sono sempre impraticabili >>,
<< Credo che scenderò qui, quanto le devo? >> dissi cercando di rintracciare l’auto dei miei inseguitori,
<< Sono 20 dollari >>,
<< Tenga il resto e grazie mille >> dissi porgendogli unna banconota da 50 dollari, la più piccola che avevo…

Presi la prima traversa a sinistra, era una strada stretta e poco illuminata, tirai fuori dai pantaloni la cartina della città e mi sedetti di fronte ad un porticato per poter osservare meglio e realizzare dove fossi, zona Sud della città, Corso Colombo, Via della seta… ero in via della seta una strada senza uscita ma tornare nella via principale poteva essere rischioso, probabilmente le guardie mi stavano cercando lì in lungo e in largo.
Proseguii lungo quella via, era piuttosto inquietante a causa dell’esigua luce emanata dai pochi lamponi accesi e funzionanti, notai in alcuni vicoli minori la presenza di alcune prostitute, non era affatto un buon segno, probabilmente era uno di quei vicoli malfamati che mio padre accuratamente mi aveva chiesto di evitare ma, d’altronde, non si può piangere sul latte versato ormai ero in ballo e dovevo ballare!
Sentii una mano appoggiarsi sulla mia spalla, mi voltai e vidi una giovane ragazza bionda, indossava un corto vestito nero e un paio di tacchi vertiginosi e due occhi spaventati e sorpresi allo stesso tempo:
<< Onde você está indo? >> (Dove stai andando?),
<< Eu estou olhando para a praça Palmas >> (sto cercando piazza Palmas) dissi sfoderando la mia limitata conoscenza del portoghese,
<< não deveria estar aqui, é perigoso, você é apenas uma garota >> (non dovresti essere qui, è pericoloso e sei solo una ragazzina),
<< não se preocupe comigo >> (non preoccuparti per me) risposi prima di riprendere a camminare.
Cosa poteva esserci di così pericoloso, la strada era deserta, non un’anima viva…
Avevo sete e necessitavo di poter leggere tranquillamente la cartina per cui entrai in un bar che faceva angolo, il locale era illuminato da delle lampadine ad olio, cerano solo alcuni uomini al bancone che bevevano e chiacchieravano a voce alta, appena entrai attirai l’attenzione della maggior parte di loro che iniziarono a ridere sotto i baffi e fare commenti allusivi, li ignorai sedendomi ad un tavolo verso il fondo del locale; il giovane barista si avvicinò per chiedermi l’ordinazione, << una coca cola grazie >> dissi tenendo il viso sulla carina della città,
<< Non è un gran posto questo per una ragazza >> disse lui a mezza voce,
<< Sei il secondo a dirmelo nel raggio di cinquanta metri >> risposi io alzando il viso,
<< Un motivo ci sarà non credi? >> mi disse lui con tono allusivo << io non mi fermerei molto da queste parti se fossi in te >>,
<< Mi sembra di capire che tu ci lavori in questo posto però… >>,
<< Preferirei non fosse così e poi io sono un uomo, donne anzi ragazzine da queste parti non se ne vedono a meno che non vogliano rischiare incontri sbagliati >>, disse lui fingendo di appuntarsi qualcosa nel blocco delle ordinazioni,
<< So badare a me stessa, non preoccuparti >>,
<< Lo spero bene >> disse congedandomi…
Fino a quel momento non mi accorsi di due loschi individui seduti ad un tavolo alle mie spalle, stavano parlando così piano che a fatica riuscii a udire ciò che dicevano, richiamarono la mia attenzione perchè nominarono mio padre:
<< Hai sentito che l’ Archeology Interprise ha assunto l’archeologo inglese Croft per svolgere quel compito? >> disse il primo,
<< Già, mi chiedo perchè proprio Croft, forse perchè hanno scoperto che avevamo posto delle spie all’interno del comitato che dirige la spedizione… >>,
<< E’ probabile comunque dobbiamo scoprirne di più su questo Croft e se possibile metterlo fin da subito fuori dai giochi >>,
<< Non sarà facile, probabilmente dovremo pedinarlo >>,
<< Abbiamo i mezzi per farlo e sai benissimo che il nostro obiettivo è arrivare prima di loro alla sacra ampolla di Camazotz >>,
<< Ma come facciamo a sapere se davvero riceveremo la ricompensa che ci hanno promesso? Io sinceramente ho i miei dubbi >>,
<< Fenrir Hell è un uomo di parola, sono sicuro che sia disposto a pagare qualsiasi cifra pur di ottenere quel bottino >>.

La mia mente aveva immagazzinato ogni singola parola di quella conversazione, dovevo a tutti i costi avvertire mio padre; non doveva accettare quell’incarico. Lasciai la lattina ancora semi piena sul tavolo e accanto vi lasciai i soldi, mentre mi accingevo a raggiungere la porta sentii una voce roca dietro di me sentenziare divertito: << Te ne stai già andando? Non resti a farci compagnia nella ragazzina? >>,
<< Credo proprio che non resterò >> dissi mentre l’avvertimento “guai in vista” si delineava nella mia testa, analizzai i mezzi su cui avrei potuto fare affidamento: i tavoli erano troppo lontani per ribaltarli e creargli un ostacolo, erano in cinque e presumibilmente nelle loro tasche c’era almeno un coltello e nella peggiore delle ipotesi una pistola mentre io invece ero completamente disarmata.
<< Ma come non ti siamo simpatici? >> disse scatenando le risate altrui,
<< Odio l’alcool e tu puzzi esattamente di alcool, scusami non vorrei avere i conati di vomito >>, risposi senza pensarci, maledetto istinto,
<< Ragazzina insolente ora ti faccio vedere io… >> disse avvicinandosi con fare aggressivo,
<< Piantala Big è solo una ragazzina >> disse il barista con un tempismo perfetto,
Riuscii a far saltare la sicura con un calcio all’estintore che avevo di fianco, quando “Big” tornò a rivolgere a me la sua attenzione si trovò un’amara sorpresa:
<< Mossa sbagliata Big >> dissi io prima di sparargli il getto in faccia, la forza lo fece cadere all’indietro e gli amici subito pronti ad intervenire fecero la stessa fine; quando fui certa di averli tramortiti tutti lasciai cadere a terra l’estintore e iniziai a correre lungo la via…
Due uomini, quelli che avevo colpito solo di striscio iniziarono a seguirmi; correvo a più non posso ma sapevo che prima o poi avrei trovato lo sbarramento, la via era un vicolo cieco, sperai di trovare qualche strumento utile per cavarmela poichè erano comunque due contro uno.
Vidi la fine della strada, in fondo si erigeva un muro alto almeno tre metri e sopra di esso c’era una rete alta almeno due metri, come potevo superare quel muro? era matematicamente impossibile senza una valida rampa…
Il penultimo palazzo disponeva delle scale esterne di ferro, quelle anti-incendio supponevo, cominciai a salirle più veloce che potevo ma erano molto più veloci di me, ormai ci distanziava uno forse due metri.
Dopo quattro piani di scale decisi che era il momento giusto per saltare, se fossi caduta probabilmente sarei rimasta paralizzata e la distanza era troppa per riuscire a superarla con un unico balzo; salii sulla ringhiera e saltai sul cornicione dell’ultimo palazzo, era un cornicione pericolante e lo sentii sgretolarsi sotto i miei piedi; presi coraggio e mi lanciai verso la rete con tutta la forza che avevo e riuscii ad aggrapparmici mentre vidi una lama sfiorarmi il viso, mi avevano lanciato dietro un coltello quei pazzi, scavalcai quella rete e mi voltai, rivolgendomi a loro con un sorriso: << Non disperatevi, sarà per la prossima volta >>.
Riuscii ad atterrare sopra un cassonetto della spazzatura con un po’ di agilità, percorsi altre 3 vie che erano molto più tranquille delle precedenti e infine giunsi in piazza Palmas, dove si erigeva la sede dell’Archeology Interprise.
Mi affrettai verso l’ingresso ma fui bloccata dalle guardie di sicurezza:
<< Mi dispiace signorina ma l’accesso non è consentito >>,
<< Sono la figlia di Richard Croft, è vostro ospite ed ho urgente bisogno di parlargli >> dissi mostrando il mio documento di identità,
<< Mi scusi per l’errore, l’accompagno immediatamente da suo padre >>, giungemmo in una sala d’aspetto molto accogliente,
<< Non può entrare in sala ma può attendere qui >> disse la guardia,
<< Benissimo la ringrazio >> risposi sperando che lasciasse la stanza.
Passarono all’incirca due ore quando finalmente mio padre uscì dalla stanza e ci mancò poco che non gli venisse un infarto vedendomi lì:
<< Lara tu mi vuoi morto, i due bodyguard che ti avevo assunto per proteggerti mi hanno chiamato dicendomi che eri fuggita… Ma sei impazzita? Appena torniamo a casa giuro che ti metterò ai lavori forzati >> disse visibilmente arrabbiato,
<< Di questo possiamo discuterne dopo papà, c’è qualcosa che devo dirti ma in privato >> dissi frettolosamente,
<< Non ti seguo Lara >> disse con tono interrogativo, cosa poteva turbare una sedicenne?
<< Andiamo in albergo, lì ti spiegherò >> dissi risoluta.

Mi sedetti sul letto mentre lui adagiava la giacca elegante sull’appendi abiti, dopo poco si sedette al mio fianco:
<< Ti ascolto Lara… >>,
<< Mentre girovagavo per le vie sono per caso entrata in un bar e lì ho udito una conversazione tra due uomini, parlavano di te e dell’Archeology Interprise >> iniziai a spiegare,
<< Nessuno sa del mio coinvolgimento Lara, è una questione top secret >>,
<< Ti sbagli, Fenrir Hell sa che ti hanno assunto per la ricerca dell’ampolla sacra di Camazotz, ho sentito che parlavano di come tenerti fuori dai giochi, erano probabilmente due mercenari al suo servizio >> ribadii dopo la sua interruzione,
<< Come diavolo hanno fatto a scoprirlo? >> disse lui sconvolto,
<< Hanno parlato di spie all’interno della società, papà non devi accettare quell’incarico perchè non si faranno alcuno scrupolo, ti uccideranno appena ne avranno l’occasione e probabilmente siamo già pedinati >>,
<< Purtroppo ho già accettato l’incarico ma ora so cosa fare: domani ripartirai con il primo aereo per Londra, non ti tratterai qui un singolo minuto in più, è troppo pericoloso >> disse lui preoccupato,
<< Non ti lascio solo papà, se tu non prenderai quell’aereo non lo prenderò neanche io >>,
<< Non se ne parla neanche Lara >>,
<< Saremo scortati dalla sicurezza e non puoi costringermi a rientrare in Inghilterra >>,
<< Allora anticiperemo la partenza, domani mattina partiremo con le ricerche, fammi solo avvisare George, il delegato di fiducia della società >>,
<< No papà, non avviseremo nessuno… e se fosse proprio lui la spia? Non possiamo fidarci, lavoreremo da soli >>.

Lui annuì e si stese al mio fianco: << Che giornataccia! >>,
<< Non dirlo a me >> dissi pensando alla mia fuga improvvisata da quegli uomini che avevo evitato di raccontare,
<< Non ti sei messa nei guai spero >> disse lui quasi come se mi leggesse nel pensiero,
<< Certo che no, sai che so essere una persona giudiziosa qualche volta >>,
<< Se era una battuta, non faceva ridere figliola! >>


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