Quando approdò per la prima volta sul mercato, nel lontano 1996, Tomb Raider: Featuring Lara Croft (da ora in poi, Tomb Raider 1) riuscì a vendere più di 30 milioni di copie, riunendo fans in tutto il mondo, innamorati del gioco così come della sua protagonista. I livelli di gioco erano molto ampi e davano spazio ad un’esplorazione senza precedenti, gli enigmi erano avvincenti e stimolanti, così come i nemici, e – per di più – a differenza di molti altri giochi del genere – anche la trama poggiava su un intreccio intrigante da seguire.
Accompagnata dalle amate e inconfondibili doppie pistole, destinate a divenire una delle icone del suo look classico, Lara Croft sfoggiava degli occhiali a lenti tonde in perfetto stile anni ’90. Era una giovane e ricca ragazza britannica, una nota predatrice di tombe alla ricerca di reliquie storiche di gran valore culturale. Il primo incarico con cui la si conobbe in Tomb Raider 1 la vide partire per le rovine di un’antica civiltà Inca nel cuore del Perù.
I controlli di gioco erano formidabili per l’epoca, anche se non tutti li trovarono comodi. Con i tasti direzionali era possibile far correre Lara, ma la si poteva anche far camminare. Questo poteva rivelarsi di grande aiuto, soprattutto per avvicinare Lara ai cigli delle varie sporgenze prima di saltare sulla successiva. Con il tasto Cammina premuto, infatti, Lara non poteva mai cadere dalla sporgenza. L’utilità di questa funzione aumentava proporzionalmente alle altezze che si volevano valicare, soprattutto quando l’obiettivo era raggiungere la cima di una struttura alta da cui sarebbe stato un peccato cadere.
La progettazione dei livelli in Tomb Raider 1 era davvero strepitosa, non se ne erano mai visti così in un gioco d’avventura/azione, prima del 1996. La varietà, anche, era sorprendente: da caverne buie e corridoi stretti popolati da coccodrilli e lupi, fino ai sotterranei di un Colosseo costruito in stile romano. Per poter procedere, spesso era necessario azionare azionare degli interruttori (a volte anche in un ordine ben preciso) per aprire delle porte o sfruttare le abilità di ragionamento, mai in modo scontato.
Certo il primo capitolo di Tomb Raider non brillava per grafica, soprattutto paragonata ad altri giochi che uscirono nello stesso anno: le texture non erano particolarmente mirabili e gli sfondi che si scorgevano si mostravano parecchio frammentati. In ogni caso, a questo gioco si poteva rimproverare ben poco, al punto che senza problemi molti lo definirono uno dei migliori giochi del 1996. Tuttora i fan ne conservano uno speciale ricordo, qualcuno lo considera addirittura ineguagliato dai capitoli successivi.