[Fan Fiction] Struggle Through Life Capitolo 12 Cattive notizie

Laurent ed Elizabeth stavano tornando a casa in macchina. Non appena svoltò l’angolo che li immetteva nella via di casa, l’uomo notò qualcosa d’insolito, due macchine della polizia: una si allontanava, l’altra era ferma vicino la casa ed Edward stava rientrando. Colto dalla rabbia e dal panico, Laurent svoltò alla prima traversa.

“Tuo figlio è davvero un bastardo!”

“Che ti prende? Perché hai cambiato strada?”

“Quella testa di cazzo di tuo figlio ha chiamato la polizia! Erano davanti casa!”

“Edward non lo farebbe! Forse i vicini hanno sentito qualcosa…”

“E’ stato lui!” Urlò Laurent, sbattendo un pugno sul volante.

“Dove stiamo andando?”

“Non lo so… fuori città, per un po’. Finché non si saranno stancati di aspettare…e al ritorno darò una bella lezione a tuo figlio. Evidentemente ieri sera ci sono andato leggero”.

“No…Laurent, ti prego…non lo avevi mai picchiato come ieri sera…” Elizabeth implorò, scuotendo la testa; lui non rispose, lei proseguì: “Staremo via il tempo necessario; poi parlerò con Edward, lo convincerò a non tirare più fuori questa storia, non devi preoccuparti di lui, devi solo aspettare che vada al college…non ti darà più fastidio”.

“Non vedo l’ora”. Disse lui, duramente.

Elizabeth rabbrividì, non poteva permettere che succedesse qualcosa di grave al figlio; non sapeva come avrebbe fatto senza di lui, soltanto il pensiero che fra un po’ sarebbe stato libero la confortava. Cercava di mantenere le apparenze ma era profondamente depressa; con la partenza di Edward sarebbe stata alla piena mercé di Laurent, che forse in un momento di rabbia l’avrebbe uccisa e a quel punto lei avrebbe accolto la morte quasi come un sollievo.

**

Il telefono di casa Swan squillò a notte fonda, lo sceriffo andò a rispondere e Bella lo raggiunse poco dopo.

La ragazza aveva chiamato Edward prima di andare a dormire, anche Charlie aveva voluto parlargli, e quando il ragazzo gli aveva detto che sua madre e Laurent non erano rientrati, gli chiese se fosse una cosa insolita o meno, il ragazzo aveva risposto che era già successo qualche altra volta, ma molto raramente.

“Grazie vice, arrivo subito”. Charlie riagganciò la cornetta e Bella attirò la sua attenzione, stava anche lei in piedi in cucina, ma scalza e molto preoccupata.

“Cattive notizie?”

Charlie si passò una mano sul volto: “Elizabeth Masen e quel tizio…hanno avuto un incidente d’auto, sono morti entrambi…Vieni qui Bells…” mentre stringeva la figlia in un abbraccio le chiese: “La conoscevi bene?”

“Non bene, ma mi era sembrata una brava persona…è così ingiusto papà”.

“Lo so”. Disse lo sceriffo mentre scioglieva l’abbraccio.

“Edward lo sa?” Chiese Bella.

“Non ancora. Forse è meglio aspettare domattina per dirglielo, lasciarlo tranquillo almeno per stanotte”.

“Ma sarà preoccupatissimo per sua madre”.

“Meglio essere preoccupato che essere certo di qualcosa di brutto, almeno per un altro po’ di ore. Povero ragazzo…”

“Io voglio stargli vicino”.

“Certo Bella, mi sembra di capire che gli vuoi bene?” disse Charlie, ma la pose come una domanda.

“Gliene voglio”. Rispose lei, mordicchiandosi il labbro inferiore, un po’ imbarazzata.

“Torna a dormire, domani mattina presto ti vengo a prendere ed andiamo da Edward. Sei sicura di volerci essere quando gli darò la notizia?”

“Si”.

Bella tornò a letto ma non riuscì più a dormire. Si chiese come avrebbe reagito Edward, come poteva aiutarlo, cosa ne sarebbe stato di lui e – anche se suonava egoista in quel momento – della loro storia.

**

Edward accolse in casa il capo Swan, Bella, il dottor Cullen ed un’assistente sociale.

Charlie aspettò che la donna facesse alcune domande al ragazzo e poi, il più delicatamente possibile, diede la notizia ad Edward, che restò incredulo.

“Ne siete sicuri?”

Quando il capo Swan e il dottore gli risposero di si, Edward si sentì soffocare, uscì nel giardino sul retro; il dottor Cullen si accertò che non stesse andando via, lo vide seduto sull’erba, con il viso tra le mani.

Bella fece per raggiungerlo, e Carlisle le raccomandò: “Non forzarlo, è possibile che voglia stare un po’ da solo”.

Bella annuì e corse fuori ma, non appena fu a pochi metri da lui, si fermò esitante. Edward non si era accorto della sua presenza: “Edward…”

Il ragazzo si voltò verso di lei, con il volto angosciato e gli occhi lucidi, lei fece alcuni passi in avanti e lui cercò la sua mano e l’avvicinò a sé, Bella si inginocchiò accanto a lui e l’abbracciò forte e a lungo, non sapeva cosa dire, ma voleva aiutarlo almeno in quel modo.

L’assistente sociale e Charlie andarono via, lasciando i ragazzi con il dottor Cullen; dopo diverso tempo Bella ed Edward rientrarono, e Carlisle si rivolse al ragazzo:

“Come stai Edward?”

“Secondo lei?” chiese il ragazzo, sarcastico.

Carlisle lo guardò con comprensione, senza ammonirlo, Edward si pentì: “Mi scusi, lei è sempre stato gentile con me…”

“Tranquillo, capisco che stai soffrendo e sei arrabbiato allo stesso tempo. Mi dispiace molto per quello che stai passando”.

Edward annuì senza incrociare lo sguardo di Carlisle, il dottore proseguì.

“L’assistente sociale mi ha detto che tu e tua madre non eravate in contatto con nessun parente da anni. Proverà a contattare i parenti di tua madre in Inghilterra”.

“Dovrei trasferirmi da loro in Inghilterra? Io neanche li conosco”.

“Potresti chiedere l’emancipazione, per poter vivere da solo, ma devi aspettare di compiere sedici anni”.

“Li compio a giugno”. Disse Edward.

“Beh, allora non manca molto, ma nel frattempo devi andare in un istituto o in affidamento presso una famiglia, probabilmente entrambe queste soluzioni ti allontanerebbero comunque da Forks”.

“Io…vorrei pensarci un po’”.

“Certo, intanto lasciamo che i servizi sociali contattino i tuoi parenti in Inghilterra, è sempre meglio avere una possibilità in più”.

“E che succederà? Cosa gli diranno?”

“Intanto, date le circostanze, li informeranno su tua madre. Poi verrà chiesto loro se intendono prenderti in affidamento o meno”.

Edward sospirò e, sconfitto e triste, tornò a stringere la mano di Bella.

**

Il giorno seguente Edward era a casa nuovamente insieme all’assistente sociale, al dottor Cullen e Bella che erano li per sostenerlo; una sua zia, Eleanore, sarebbe arrivata di lì a poco da Londra, il ragazzo non riusciva a ricordare di averla mai incontrata.

“Edward, ho parlato con la mia famiglia…e d’accordo con loro vorrei offrirti un’ulteriore possibilità rispetto a quelle di cui abbiamo parlato ieri”. Gli disse il signor Cullen.

“Non riesco a decidermi neppure fra quelle che ho…ma dica pure”.

“Se vuoi io e mia moglie saremmo disposti a chiedere il tuo affidamento, verresti a vivere con noi, conosci già tutti i membri della nostra famiglia, quindi valuta anche questa soluzione”.

“Io non so che dire…E’ davvero generoso da parte vostra…solo che non vorrei intrudere…”

“Tutti i miei figli sono d’accordo, non soltanto io ed Esme; pensaci su”.

“Grazie. Ci penserò”.

“Può anche darsi che ti troverai bene con tua zia e deciderai di trasferirti da lei”.

L’assistente sociale intervenne: “La signora Eleanore ha già dato la sua disponibilità”.

“E’ sposata? Ha dei figli?” Chiese Edward, stupito che la zia sconosciuta fosse già disposta ad accoglierlo.

“No, ma sarebbe disposta a cambiare il suo stile di vita per alcuni anni, finché non sarai maggiorenne, almeno”.

Edward, nell’attesa dell’arrivo della zia, cominciò a valutare entrambe le possibilità.


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