Avviso subito che questa storia non ha nulla a che fare con l’omonimo fumetto: ho solo preso in prestito il titolo ma nulla più. È una storia che avevo già pubblicato, ma che poi ho cancellato per mancanza di idee.
Ma adesso le idee ci sono: auguro a tutti voi una buona lettura.
SeeD numero uno
Passo. Scatto. Buttarsi nel primo buco, dietro il primo ostacolo, non parlare e trattenere il respiro quando si è fermi. Poche regole, ma che facevano del corpo militare SeeD uno tra i migliori del mondo. Se poi si aggiunge il fatto che l’unica situazione in cui non c’erano regole era il combattimento, allora si capiva perchè fossero anche così cari: l’intervento di un SeeD in una missione costava trentatremila guil. Diamine, quasi quanto un’auto. Eppure, ogni giorno arrivavano richieste di interventi sulla scrivania del preside, occupata dalla ex SeeD Quistis Trepe. Alla faccia della crisi economica che, in quell’ultimo periodo gravava sul mondo.
La donna prese l’ennesimo foglio e lesse la richiesta d’intervento. Sostanzialmente, il suo lavoro consisteva nel leggere le richieste, valutare se valeva la pena intervenire o no e fare un percorso lineare che passasse da tutte le destinazioni. Facile, che ci vuole? Ecco, queste parole l’avevano rovinata: il preside precedente, Cid Cramer si era ‘dimenticato’ di farle presente che ogni giorno arrivavano più richieste su quella scrivania che copie di giornale in un’edicola. In quel momento la porta si aprì e quattro persone fecero il loro ingresso trionfale nella presidenza.
“Salve preside” salutò con vivacità Selphie. “Come va?”. Quistis sospirò e si premette due dita ai lati del naso.
“Non ce la faccio più, Sel” rispose. “Il lavoro del preside è massacrante. E il brutto è che non ho nemmeno ferie! Manco un giorno, ti rendi conto?”.
“Suvvia, preside: non ne ha bisogno” disse Irvine, calcandosi il suo cappello da cowboy.
“Giusto” annuì Zell. “Quando ha voglia di svagarsi un po’, basta che annunci la tua partecipazione ad una missione, no?”
“In effetti…” osservò il quarto SeeD. “Non sarebbe male avere un’altra missione tutti insieme, no?”. L’uomo che aveva appena parlato portava un Gunblade appeso alla cintura. Quistis aveva sempre ammirato quell’arma, così difficile che, al mondo, solo due persone sapevano usarla con una maestria tale da incantare chiunque. Il ragazzo roteò le spalle. “E poi, mi sto arrugginendo: non va bene”.
“Se hai paura di perdere il tocco, c’è sempre il centro addestramento, no?” osservò Selphie.
“No” fu la secca risposta. “Il centro addestramento: ma fammi il piacere. Perfino gli Archeosaurus mi evitano!”.
“A proposito” esclamò Quistis. “Ma Rinoa? È tornata?”.
“Da una vita” rispose. “Sarà in camera sua a farsi una doccia”.
Le goccie d’acqua calda che scorrono sulla pelle, in debole contrasto caldo-freddo dell’aria, il profumo del sapone prima imprigionato nella vaschetta ed adesso sparso sul corpo: Rinoa considerava la doccia come qualcosa di magico, un rituale a cui non rinunciava mai di ritorno da una missione. La vasca si era riempita e lei, arrestando il getto della doccia, si sdraiò nell’acqua calda e profumata.
Volse un’occhiata alla sua arma, appoggiata contro il muro accanto al lavandino. Il lucido metallo le mandò un riflesso, quasi a salutarla. Le era sempre piaciuta quell’arma per la sua versatilità; se poi ci si abbinava le magie, venivano fuori le combinazioni più disparate ma l’una più efficacie dell’altra. Vide il suo riflesso nell’acciaio della lama ed i suoi occhi si persero, vedendo sprazzi di storie, spezzoni di eventi, come una vecchia pellicola. La battaglia con Artemisia, il rientro al Garden, la solenne cerimonia per la loro premiazione: tutti momenti della sua vita che comparivano per pochi secondi, prima di essere rimpiazzati con altri ricordi.
Poi quel ricordo. L’unico che non sapeva spiegarsi.
Lei inginocchiata a terra, con la gamba sanguinante. Davanti a lei, una schiena nera che sembrava imponente. Da quella figura una mano si protendeva in alto, rivolgendo il palmo al cielo. Un lampo di luce bianca e poi il buio. Toccò la sua gamba, sentendo il quasi impercettibile rigonfiamento di quella cicatrice. Com’era successo? Quando? Chi era quella figura nera che vedeva davanti a sé? Perchè ha alzato la mano e cosa ha fatto? Cos’è successo dopo? Perchè non si ricordava nulla? Tutte domande accomunate dalla medesima risposta. Con un sospiro, s’insaponò e si risciacquò: i suoi compagni erano andati a far rapporto, ma decise che avrebbe fatto comunque una visita a Quistis. Si alzò e si avviò verso l’infermeria. Al suo passaggio, studenti matricole e SeeD si spostavano rispettosamente per farla passare. Alcuni la fissarono con occhi speranzosi, altri arrossirono leggermente. Sapeva di essere popolare e, se solo avesse voluto un ragazzo, non avrebbe dovuto fare altro che concedere un appuntamento a qualcuno. Eppure non era fidanzata. Non perchè non le interessasse, ma perchè sentiva di provare qualcosa per qualcuno. La parte curiosa era che non sapeva assolutamente chi fosse.
“Ciao Rin” salutò Quistis, quando arrivò la ragazza. “Com’è andata la missione?”.
“Bene” rispose lei, con un gran sorriso. “Spero di non aver disturbato”
“No, è sempre un piacere vederti” rispose. “A tal proposito, ci è arrivata un’altra missione. È richiesto l’intervento di voi e, più precisamente, dei due Gunblader”.
“Capisco” rispose Rinoa. “Devo andare a chiamarlo?”.
“Ho già mandato Zell” replicò. “La missione consiste nel demolire l’isola del centro ricerche di Esthar. Una fonte sicura ci ha informato che la sotto sono in corso esperimenti genetici su umani”.
“Orribile…” commentò Rinoa.
“Comunque sia, la richiesta è arrivata da Esthar. Il cliente ha chiesto il completo anonimato, quindi non posso rivelarvi il nome. Saremo sul posto tra qualche ora, quindi preparatevi”.
La ragazza fece il saluto ed uscì. Una volta in camera sua, strinse i pugni. Esperimenti genetici. Su esseri umani. Poteva solo immaginare quelle persone, usate come cavie, anzi considerate cavie, come potevano uscire. Anzi, cosa potevano diventare. Non aveva bisogno di aspettare. Uscì e bussò alla camera di Seifer.
“Oh, chi si vede” la salutò il biondo, con un sorrisetto sfrontato. “Hai capito che non puoi vivere senza di me e sei venuta qui perchè vuoi augurarmi buona fortuna?”.
“Sei fortunato che sono venuta disarmata” rispose lei. “Hai parlato con Quistis della missione?”. Il sorriso scomparve immediatamente. Annuì.
“Sì” rispose. “Brutta storia, eh? Io non oso pensare in che stato troveremo le cavie…”.
“C’è di più” disse Selphie, entrando in quel momento. I due si volsero verso di lei. “Quistis sostiene che esiste la possibilità di trovare lui”.
Lui.
La mente di Rinoa si aprì, facendo attenzione a tutto ciò che l’amica stava per dire. “I suoi spostamenti sono stati seguiti da un’equipe composta dai migliori investigatori del mondo: l’ultima traccia, secondo loro, prova che si è diretto su quell’isola. È capace che dovremo fronteggiarlo”.
“Lo sospettavo” borbottò Seifer. “Era un po’ strano che richiedessero i due Gunblader per una missione da matricole come questa. Se lo troveremo veramente su quell’isola, gli unici in grado di affrontarlo siamo noi due”.
“Andiamo in presidenza” disse Rinoa, voltandosi ad uscendo. Entrò in camera sua, prese la sua arma ed uscì. Quistis li raggiunse dopo pochi minuti con il permesso di uscire dal Garden.
“Ragazzi, fate attenzione” disse. “Qualche esperimento potrebbe essere riuscito. Non sappiamo che genere di esperimenti si conducono là dentro, quindi fate attenzione. Le cavie e gli scienziati saranno compito tuo, Seifer: non uccidere nessuno se non è necessario”.
“Ok, ok!” disse lui, giocherellando con il suo Hyperion.
“Per quanto riguarda lui…” continuò la preside. “Non abbiamo la certezza che si trovi sull’isola ma nel caso di un contatto, fate tutto ciò che potete per catturarlo: è troppo pericoloso lasciare un individuo del genere a piede libero”.
“Non si preoccupi, preside” disse Rinoa, con voce ferma. Afferrò il calcio del suo Revolver e fendette l’aria. “Me ne occuperò io”.
“Allora lo lascerò nelle tue mani” disse Quistis con un sorriso. “Specialista del Gunblade”. I SeeD fecero il saluto e Quistis consegnò gli ordini a Rinoa, nominandola automaticamente caposquadra.
Dopo poche ore, il Garden attraccò accanto all’isola.