Quell’autunno Edward iniziò a frequentare la scuola media. Stava sempre per conto suo, gli unici con cui parlava, dal giorno in cui si erano seduti a pranzo con lui, erano Ben Cheney ed Eric Yorkie; quasi niente lo entusiasmava, a parte la musica; sebbene non l’avesse cercata, fu lieto dell’amicizia dei due ragazzi. Alcune volte si chiedeva come poteva essere così giovane e già stanco della vita: semplice, quando si vive un inferno.
A volte parlava con la madre, la pregava di reagire, voleva convincerla a sfuggire a quella situazione, ma lei non voleva saperne; non era più la stessa. Più volte Edward si trovò a pensare di scappare da casa, poco gli importava che non avesse nessun altro posto in cui andare, – suo padre non aveva parenti e la famiglia di sua madre aveva tagliato i ponti con lei molti anni prima, perché non approvava il suo matrimonio, lui non li aveva mai conosciuti – ma il pensiero che sua madre sarebbe rimasta sola con Laurent l’aveva sempre trattenuto.
L’ultimo anno di scuola prima del liceo, Edward notò che le ragazzine lo trovavano attraente; spesso si accorgeva di essere fissato dalle ragazze e che queste distoglievano subito lo sguardo, imbarazzate, quando capivano di essere state scoperte.
Un giorno rifletté, guardandosi allo specchio: aveva ereditato il colore degli occhi – verde – e dei capelli – castano ramati – dalla madre e il temperamento dal padre. Il suo aspetto era cambiato in quei quattro anni, ormai era più alto della media per la sua età, ma purtroppo sempre poco forte per opporsi ad un uomo robusto come Laurent che, fortunatamente, in quel periodo perdeva la pazienza più raramente; gli sarebbe piaciuto avere la stazza di qualche ragazzo della squadra di football, solo per avere la possibilità di spaccare la faccia al suo terribile patrigno.
“Almeno sono bello”. Concluse.
Decise che non avrebbe continuato a vivere come se gli altri non esistessero, avrebbe cominciato a ricambiare l’interesse delle ragazze; scoprì che non appena rivolgeva loro anche poche semplici parole, cadevano ai suoi piedi; iniziò a frequentarne una diversa ogni settimana. Ben ed Eric furono stupiti dal suo cambiamento e non l’avevano mai visto comportarsi in modo così superficiale, ma presto divennero la sua tifoseria personale; in estate però Edward si allontanò da loro, continuando con le sue conquiste che ebbero il culmine quando fece sesso per la prima volta con una ragazza di sedici anni, mentre lui non ne aveva ancora neppure quindici. Alcune avrebbero voluto qualcosa di più serio con lui, ma Ed non voleva legami: nella sua esperienza tenere a qualcuno causava solo sofferenza, prima o poi.
Una sera, un paio di settimane prima dell’inizio della scuola, Edward stava passeggiando in centro; era elettrizzato dall’imminente inizio del liceo per la possibilità di conoscere molte ragazze.
Mentre camminava pensieroso, una ragazza andò a sbattergli contro e lui la sostenne per le braccia.
“Non lo faccio neanche apposta, le attiro come calamite!” Pensò sorridendo, mentre la ragazza esclamava “Ahi!” e si scusava per averlo travolto.
La riconobbe quasi subito, era la figlia del capo Swan, Bella. Il suo già presente sorriso si allargò in un perfetto sorriso sghembo, non era cambiata tantissimo, ma era cresciuta più che bene, pensò.
Lei restò per un attimo sbalordita quando alzò lo sguardo per vedere chi avesse urtato, non si aspettava un ragazzo così bello, che in quel momento scostò le mani con cui l’aveva sorretta ma continuò a sorriderle.
“Tutto bene?” le chiese.
Le ci volle un momento per scrollarsi lo stupore di dosso e rispondere: “Si, non stavo guardando dove andavo…”
“Fa niente. Meno male che hai sbattuto contro di me anziché contro un muro!”
Bella concordò imbarazzata, mormorando: “Non sarebbe stata la prima volta”.
Edward non prestò attenzione a quel commento, cercava un modo per chiederle se si ricordasse di lui.
“Tu sei Bella Swan…di sicuro non ti ricordi, eri la bambina che non sapeva scegliere fra Crunch e Lion”.
Quando lei lo guardò perplessa, Edward si pentì di averne parlato; si sentì per la prima volta ridicolo davanti ad una ragazza: “Come può ricordarsene? Se proprio volevo agganciarla, avrei potuto usare una delle mie solite tattiche. Ormai…”
“Quattro anni fa, io ti consigliai il Lion”. Aggiunse lui.
Il volto di Bella s’illuminò e si affrettò a dire: “Certo che mi ricordo! Solo, non avevo capito di cosa stessi parlando…ma da quel giorno preferisco il Lion! Allora tu sei Ed…”
Non riusciva a ricordare con precisione il nome, le vennero in mente Edwin e Edmund, che non le sembrarono giusti, ma non aveva mai dimenticato quel piccolo episodio; guardò meglio il ragazzo, accidenti se era cambiato.
“Edward.” Disse lui. Non permetteva a nessuno di chiamarlo diversamente, soprattutto non Eddie; Ed solo nei momenti più intimi con qualche ragazza, ma non gli sembrava fossero già arrivati a quelli, pensò ironico, poi aggiunse: “Masen”.
Dopo un attimo di silenzio, in cui non staccarono lo sguardo l’uno dall’altra, Edward disse:
“Sono contento di averti consigliato così bene allora”.
Bella sorrise, lui proseguì: “Non so se hai già degli impegni, ma ti andrebbe di prendere una caffè o qualcos’altro?”
“No!” Rispose lei di getto.
Edward perse il sorriso, ma Bella si affrettò a chiarire:
“Voglio dire che non ho nessun impegno. Andiamo?” Chiese lei e si diressero ad un locale lì vicino.
Inizialmente Edward pensò di aver trovato il passatempo perfetto per la serata, ma si scoprì stranamente deluso quando lei gli disse che sarebbe tornata a Phoenix il giorno seguente, in pochi giorni anche lei avrebbe iniziato il liceo. Bella lo attraeva in modo particolare, in qualche modo sapeva che una sola sera insieme non gli sarebbe bastata, inoltre trovava già piacevole semplicemente parlare con lei, il che andava bene, perché non era sicuro che avrebbe avuto qualcosa di più. Quella ragazza, a parte lo stupore iniziale, non sembrava particolarmente colpita dal suo fascino; di certo lo trovava attraente, era evidente da come arrossiva leggermente quando i loro sguardi si incontravano, o se lui le sfiorava il braccio, ma non si era ridotta a balbettare come troppo spesso succedeva alle altre ragazze accanto a lui; anche per questo di solito Ed preferiva saltare la conversazione.
Troppo presto, però, Bella annunciò che per lei era ora di andare, aveva appuntamento con suo padre all’angolo dell’isolato per tornare a casa; mentre uscivano dal locale spiegò che quella sera avrebbe dovuto vedere due amiche, Rachel e Rebecca, e fare un giro in centro, ma le due all’ultimo momento avevano disdetto.
“E’ stato bello passare la serata con te”. Disse lei, spontanea.
“Anche per me. E’ un peccato che non ci si possa rivedere tanto presto”.
“Già, ma forse tornerò qui per Natale”. Non passava le vacanze di Natale a Forks da una decina d’anni, ma il pensiero di ritrovare Edward l’aveva fatta improvvisamente diventare un’idea allettante.
“Lasciami il tuo numero, così se davvero tornerai possiamo rivederci”. Bella fu d’accordo e si scambiarono i numeri di cellulare.
“Allora…ciao”. Disse lei, ma Edward non esitò oltre e la baciò, sperando ricambiasse. Non era preparato alla sensazione che provò al semplice contatto delle loro labbra, aveva baciato molte ragazze e spesso non in maniera così casta, ma con Bella un brivido lo percorse per fermarsi al centro del petto; non poté evitare di rimanerne colpito.
Lei ricambiò il bacio più che volentieri, prima di salutarlo e, con rammarico, andare via.
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