Nota dell’autrice: questa storia è stata scritta per la Gift Box Challenge, organizzata dal sito Fanworld.it, e anche per l’iniziativa Un prompt al giorno dello stesso sito.
Prompt: 6 dicembre, miele – Renne, “Penso che abbia il raffreddore”
Per motivi che nessuno aveva ancora capito, Selphie aveva deciso che bisognava decorare per il Natale anche la casetta di Winhill dove avrebbero passato tutti insieme le vacanze; “almeno,” aveva detto la diretta interessata, “anche in questo paesino impareranno come si fanno per bene le feste e le decorazioni!”
In quel momento erano tutti radunati fuori, infagottati nei cappotti e nelle sciarpe, che guardavano Selphie allestire delle renne luminose lungo il vialetto d’ingresso. Secondo lei ci sarebbero state benissimo, perché al calare della sera avrebbero illuminato la strada verso la vecchia casa di Raine, e tutti a Winhill amavano molto Raine. Nessuno aveva ancora capito il nesso tra le due cose, né il motivo per cui dovevano restare lì fuori al freddo a guardarla quando voleva fare tutto lei, e sarebbero stati così bene in casa al calduccio… ma allo stesso modo, nessuno aveva il coraggio di contraddire Selphie quando aveva deciso qualcosa.
“Etciù!!”
“Salute!” cinguettò allegra Selphie, raddrizzando i cavi della corrente delle decorazioni.
“Quanto ci vorrà ancora, Selph? Se si sta ammalando addirittura Squall vuol dire che siamo qui fuori da troppo tempo…” borbottò Irvine, battendo a terra un piede dopo l’altro nel tentativo di non trovarseli congelati da un momento all’altro.
“Ho quasi finito!”
“Quasi che vuol dire? Scusa ma l’hai detto anche mezz’ora fa, e noi siamo un po’ stanchi di stare qui in piedi al freddo a non fare niente…” cercò di dire Quistis, con più tatto possibile.
“Beh, devo solo collegarla, vedere se si accende… e poi potremmo aspettare che cali la sera per vedere l’effetto!”
“No, Selphie,” le rispose Rinoa, soffiandosi il naso. “Ci vorranno ancora almeno due ore, e penso che ormai Squall abbia il raffreddore, io ce l’ho di sicuro, e Quistis mi sembra intirizzita.”
“Solo perché non mi aiutate,” scrollò le spalle Selphie, infilando la spina nella prese della corrente appena dentro l’ingresso.
“Non ti aiutiamo perché se tocchiamo qualcosa impazzisci e vuoi fare tutto tu,” sbottò Zell, colpito subito dopo da una gomitata di avvertimento di Irvine. Si stava avventurando in un territorio un po’ troppo pericoloso.
Sembrava però che Selphie non lo avesse sentito, dato che stava lanciando gridolini di gioia. Le renne, con le loro luci gialle e i loro fiocchi rossi al collo, erano bellissime, e sembravano quasi trainare la casa come fosse una slitta. Gli altri dovettero ammettere che era una bella decorazione, anche se non capivano la necessità di farla in una casa che avrebbero lasciato la settimana dopo, e finalmente ottennero il permesso, anche se a denti stretti, di rientrare in casa.
Rinoa prese un maglione più pesante sia per sé che per Squall, e mentre il suo ragazzo si cambiava scese in cucina a preparare del latte caldo.
“Che fai?” le domandò Quistis, raggomitolata accanto alla stufa della cucina.
“Preparo latte e miele per tutti,” rispose Rinoa. “Aiuta con il raffreddore che abbiamo sicuramente tutti.”
“Davvero? Non lo sapevo,” si intromise Selphie, sedendosi accanto a Quistis.
“Me lo diceva sempre mia madre,” rispose Rinoa con aria malinconica, mentre toglieva da un mobiletto le tazze per tutti. “Da piccola mi ammalavo spesso. Spesso mi veniva il raffreddore con un po’ di febbre, e mia madre per curarmi mi portava una tazza di latte bollente con un cucchiaino di miele. Forse era solo suggestione, ma funzionava…”
“È un bel ricordo,” disse Quistis, sorridendo.
“Dolce in tutti i sensi,” le sorrise Rinoa, rimestando il latte nel pentolino. Le tre ragazze tacquero fino a quando il latte fu pronto, e poi Quistis distribuì il miele nelle tazze, mentre Selphie si mise alla ricerca di un vassoio e un pacco di biscotti.
“Abbiamo la merenda speciale di Rinoa!” annunciò tutta allegra Selphie, mentre portavano in salotto le tazze e i biscotti miracolosamente scovati in un borsa della spesa non ancora aperta.
“Speciale?” chiese Irvine piegando la testa, e allungando un braccio per accogliere la sua ragazza.
Lo stesso fece Squall, accogliendo Rinoa però con un ben poco romantico “etciù!”
“È una cosa che mi preparava mia madre quando non stavo bene,” spiegò la ragazza, sedendosi accanto al Comandante malaticcio e allungando una mano per sentire se aveva la febbre. “Mi preparava latte bollente e miele, diceva che addolciva la malattia e la faceva andare via.”
“Prega per Selphie che funzioni,” borbottò Squall sottovoce soffiandosi il naso, facendo ridacchiare la sua ragazza, l’unica a poterlo sentire chiaramente.
“E spero che funzioni per tutti!” disse convinta Selphie, intingendo un biscotto nel suo latte.
Quistis la guardò ad occhi sbarrati. “Non dirmi che…”
“Oh, cavolo,” sbottò Zell, mollando il biscotto che aveva appena preso. L’intuizione che aveva avuto, conoscendo la sua amica, gli aveva fatto passare la fame.
“Quando si farà sera dovremo uscire a vedere le renne accese?” domandò Rinoa, sperando che si trattasse solo di questo.
“Eh? Me ne ero scordata. Ma intendevo un’altra cosa, dobbiamo fare l’albero!! Che Natale sarebbe altrimenti?”
*~*~*~*~*
“Se non altro ho addolcito un pochino la giornata,” rise Rinoa quella sera, mentre spalmava di crema balsamica il petto di Squall.
Lui sbuffò, sarebbero serviti quintali di miele per addolcire quella giornata. Il suo raffreddore era andato peggiorando, e all’ora di cena aveva provato la febbre, su insistenza di Rinoa, scoprendo di sfiorare quasi i trentotto gradi. In effetti stare fuori al freddo per i capricci di Selphie non gli aveva fatto molto bene, e non era quasi riuscito a mangiare. Era stato però esonerato, e insieme a lui Rinoa, che doveva prendersi cura di lui, per le decorazioni del giorno dopo. La cosa gli faceva piacere, anche se ancora non aveva capito che diavolo di decorazioni servissero ancora, e l’idea iniziale di scappare insieme a Rinoa in una baita sperduta di Trabia sembrava sempre più allettante.
“Ripetimi perché non siamo da qualche parte da soli?” le chiese Squall infine, sistemandosi la maglia mentre lei richiudeva il tubetto e lo posava sul comodino.
“Perché ci serviva una vacanza e vogliamo bene ai nostri amici, che hanno insistito per stare con noi,” rispose Rinoa, per quella che doveva essere la decima volta della giornata. “Staremo soli domani,” aggiunse poi, infilandosi nel letto accanto a lui e abbracciandolo. “Ti preparerò ancora un po’ di latte con il miele, se vuoi.”
“Me ne servirà parecchio per guarire,” brontolò Squall, allungando una mano a spegnere la lampada sul comodino.
“Tutto quello che ti servirà.”
E poi, mentre lei gli si accoccolava contro, calda e dolce, e ricordò che quella era la tradizione di sua madre, e che lei si stava prendendo cura di lui come pochi avevano mai fatto nella sua vita, qualcosa gli si addolcì nel petto e lo portò a stringerla forte.
“Mi hai addolcito la giornata, è vero,” ammise poi. “E in fin dei conti sono contento di essere qui con te, con tutti.”
Il sorriso di Rinoa gli accarezzò il petto. “Lo so.”